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22 agosto, giorno dell’esaurimento delle risorse del
pianeta Terra
Che problema c’è?
30 agosto 2020
Cos’è ’sta
roba? Chi è esaurito? Esaurito è il nostro pianeta. Cosa che, volendolo
dire in altre parole, significa semplicemente: esauriti siamo noi.
Il 22 agosto abbiamo dato fondo a tutte le risorse che la Terra è in
grado di mettere a disposizione dei suoi abitanti per il 2020. Da sabato
scorso il frigorifero è vuoto, niente più corrente elettrica, tubi
dell’acquedotto secchi. E tutti alla ricerca di respiratori – che sono
ben altra cosa dalle mascherine! – che ci forniscano ossigeno per
respirare, perché le piante, nostre sorelle, non sono più in grado di
metabolizzare tutta l’anidride carbonica che immettiamo nell’aria e
restituirci ossigeno.
Ci
dicevamo, venti giorni fa, che quest’anno abbiamo concesso alla
Terra tre settimane di vita: dal 29 luglio dell’anno scorso siamo
arrivati al 22 agosto. Grazie – si fa per dire – al coronavirus.
In realtà il si fa per dire vale per noi umani, con quello che ci
è costata e ci costa la pandemia. Ma è innegabile che il pianeta ne ha
guadagnato. Alberi risparmiati, mari meno sfruttati, atmosfera più
pulita, aria più respirabile. Ma quanto dura?
Attenzione,
poi, perché il 22 agosto è la data che indica il consumo medio
tra tutti i paesi del mondo. E la media è un gioco... al massacro.
Ricordate i polli di Trilussa? Da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’é un antro che ne magna due.
Tanto per
capirci: se tutti consumassero energia, suolo e risorse naturali come
gli Stati Uniti, per esempio, il giorno dell’esaurimento
del pianeta sarebbe il 14 marzo. E se tutti fossero come l’Italia?
Un po’ meglio. Ma non siamo tra i più virtuosi. Se tutti vivessero con
il nostro stile di vita, questo micidiale giorno sarebbe il 14 maggio.
Non male, vero? Piuttosto incoscienti, direi. Siamo in compagnia della
Francia. Peggio del Regno Unito, del Portogallo e della Spagna. I paesi
più virtuosi? L’Egitto, per esempio (25 novembre), Cuba (1° dicembre),
Iraq (7 dicembre). Fino ad arrivare all’Indonesia, il cui earth
overshoot day arriverebbe il 18 dicembre.
Un paio di
riflessioni, ora.
La prima.
Sembra che noi italiani di polli ne mangiamo proprio tanti
rispetto ad altri paesi. E non credo sia una consolazione vedere che c’è
di peggio: le statistiche mettono il Qatar e il Lussemburgo addirittura
a febbraio. Il punto è che il pianeta Terra è uno solo. E se il mondo ha
davanti a sé quattro mesi e mezzo di deficit, non siamo messi affatto
bene. Dovessero tutti i paesi vivere come noi italiani, occorrerebbero
quasi tre terre (2,7 per la precisione) per rispondere alle
nostre esigenze. E dove le troviamo? Ci facciamo un giro per la Via
Lattea o contiamo su Andromeda, la galassia che si sta avvicinando a noi
alla velocità di 400mila Km/h? Il problema è che arriverà fra...
5miliardi di anni! E non sarà per niente piacevole il suo arrivo, ci
dicono gli scienziati.
Avete
sentito una parola dagli uomini di governo o dagli urlatori
dell’opposizione su questo problema? Silenzio. Che problema c’è?
E i telegiornali? Giusto un servizio, sessanta secondi. E neppure tutti.
E rigidamente confinati nella giornata di sabato 22. Tutti gli altri
giorni il problema non c’è. È esaurito.
Sì.
Esaurito. Anzi, esauriti. Noi, però. Noi umanità del XXI secolo,
che ancora trattiamo la terra come fosse un pollo da spennare o un osso
da rosicchiare. Senza renderci conto che il male che facciamo a lei lo
facciamo a noi stessi. E chi sarà senza cibo e acqua e aria siamo noi.
L’altro
pensiero. La specie homo, la più sapiens tra tutti i
viventi del pianeta, è la sola capace di alterarne gli equilibri e
sfruttarne, oltre ogni ragionevole misura, le risorse. Piante, animali,
perfino virus e batteri sono in buona armonia, tra loro e con la terra.
Noi, l’intelligenza e la consapevolezza della natura, siamo coloro che
quest’intelligenza la utilizzano contro se stessi. L’impronta
ecologica con cui homo sapiens sta segnando la terra
sopravanza di gran lunga la biocapacità del pianeta. Cui
prodest? A chi giova?
Nell’ultimo
libro della Bibbia, nato in tempi durissimi per i cristiani del primo
secolo, vittime delle persecuzioni di Domiziano, è scritto: Non
sigillare le parole profetiche di questo libro: il momento giusto
infatti è vicino.[1]
Sì, questo è il momento giusto per ri-mettere mano alla cura del
nostro pianeta.
Sollecitiamo tutti il mondo della politica, governo e
opposizione, destra sinistra e centro, vecchi e nuovi partiti o
movimenti... Lascino perdere slogan e share, sondaggi e trend
preelettorali. È compito di tutti rimboccarci le maniche e prenderci
cura di questa Terra che, da buona Madre, vorrebbe che tutti i
figli avessero cibo e aria per vivere.
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