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La classe politica è lo specchio di noi stessi
Prima... io
3 febbraio 2019
Chi non
ricorda la matrigna di Biancaneve? E la crisi profonda quando il suo
specchio magico le rivela che c’è un’altra, nel reame, più bella
di lei. E Narciso? Innamorato così tanto della sua immagine, che non si
accorge che l’argine è scivoloso, e nel tentativo di abbracciare quel
bel viso che il lago gli pone davanti agli occhi, cade nell’acqua e ci
lascia la vita.
È l’eterno
problema dell’immagine che ciascuno di noi ha di se stesso. È il vecchio
e antico problema con lo specchio. Amico-nemico. Inflessibile, ci
restituisce l’immagine che gli mettiamo davanti.
Non stiamo
vivendo tempi facili nel nostro Paese. Schierati, tipo guelfi e
ghibellini. Animosi e esagitati. Vittime di coalizioni. Che sono
tutt’altro che alleanze. Perché alleati siamo quando ci scegliamo
per fare una cosa insieme, per realizzare un progetto che ci sta a
cuore. Coalizzati, invece, quando, pur avendo un progetto
condiviso, per restare insieme abbiamo continuamente bisogno di un
nemico comune. Un nemico dopo l’altro. Perché se non ne avessimo,
verrebbero alla luce le contraddizioni, le ragioni di disaccordo. I
motivi di conflitto.
Quando due
o più – persone, gruppi, categorie, partiti – continuano a individuare
un nemico dopo l’altro per attribuire a lui la
responsabilità dei problemi che si devono affrontare (i profughi, i
comunisti, i musulmani, i cattolici, la sinistra, la destra, la Francia,
la Germania, l’Europa...) non siamo messi bene. Una coalizione simile ha
le gambe corte. Ogni coalizione ha le gambe corte. Il giorno in cui quel
nemico svanisce e non ce n’è subito un altro pronto per rimpiazzarlo,
l’accordo – pardon, il contratto – crolla. E ci ritroviamo in
mezzo alla strada.
Abbiamo una
classe politica degradata. Povera culturalmente. Incapace di guardare
oltre il proprio ombelico. Basta fare un po’ d’attenzione. E vedremo
subito che lo slogan che la tiene unita, Prima gli italiani,
altro non significa che Prima... io. Ciò che conta è il
mio successo. Tutto ciò che faccio, dico, propongo, decido è
unicamente per il mio vantaggio. Gli altri? Certo, gli altri.
Tutti gli altri. Ma finché servono ad alimentare il mio io. Se
sono capaci di guardare con i miei occhi, di pensare con la
mia testa, di affidare a me, unica fonte di verità, unico
albero del bene-e-del-male, le scelte, le decisioni, gli indirizzi.
In altre parole, la loro guida. La guida del Paese.
E... la
matrigna di Biancaneve e Narciso, con i loro specchi?
Ecco. È qui
il punto. La nostra classe politica altro non è che lo
specchio che ci restituisce l’immagine di noi stessi.
Matrigna o Narciso. Scriveva Salvemini nei primi decenni del secolo
scorso: «La classe politica italiana è per il 10% migliore, per il 10%
peggiore e per l’80% uguale al Paese che rappresenta». I politici
riflettono la società che li ha eletti.
Non mi
piace molto questo pensiero. Trovo triste dover riconoscere che essi
sono, per l’80%, uguali a noi. E noi uguali a loro. Ma temo proprio che
quest’osservazione non sia troppo lontana dalla verità. Certo sta a noi.
A me. A ciascuno di noi chiederci da che parte stiamo. Ma onestà vuole
che non possiamo non riconoscere che il consenso crescente di cui certi
governanti godono altro non è che la dichiarazione che la maggior parte
di noi è come loro.
I Trump o i
Salvini o gli Orban... semplicemente il nostro specchio. In loro
ritroviamo la nostra immagine. Non è colpa del suo specchio se la
matrigna di Biancaneve deve constatare che non è il massimo della
bellezza. Né ha colpa il lago se Narciso, incapace di guardare al di là
della propria immagine, vi precipita dentro.
Sono io
di parte in queste riflessioni? Sì. Non v’è dubbio. Ma «Noi non
possiamo essere imparziali – è ancora Gaetano Salvemini –. Possiamo
essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto
delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in
guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità.
L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere».
Essere
intellettualmente onesti, in questo contesto, richiede a mio parere di
riconoscere che la maggior parte di noi non è meglio della classe
politica che ci governa. E insieme con tutti quegli italiani che non
ci riconosciamo nelle scelte di questi governanti non possiamo non
vedere che la strada che sta percorrendo il nostro Paese va contro ogni
principio di umanità.
Se poi
vogliamo parlarci tra cristiani, magari anche praticanti, dobbiamo
riconoscere che tra noi e il Vangelo, il cuneo si fa sempre più grande.
Ama il tuo prossimo come te stesso, come pure Tutto quanto
volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro[1]
va in tutt’altra direzione del tanto acclamato Prima gli italiani!
Cioè... Prima io!
[1] V. Matteo
19,19; 7,12
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