Un saluto a un amico che ha oltrepassato la porta
della morte
Buon viaggio, Riccardo
3 novembre 2019
Stavolta sì
che ci hai sorpresi. È vero, il tuo corpo da un po’ di tempo ci mandava
segnali di stanchezza. Di sfinimento. Ma il Riccardo di Voce,
quello di pagina 4, continuava ad essere in trincea. Vigile. Pronto a
far sentire l’usuale forza e veemenza nel sostenere le sue idee e nel
portarci le sue convinzioni.
E adesso,
la settimana scorsa, pronto a trovare un’ultima ragione per dissociarmi
da tante tue prese di posizione, non ti ho trovato. Mi son trovato
invece, davanti, disarmata e piena di luce, la tua anima che,
oltrepassando i limiti che un corpo sfinito le stava imponendo, ci
parlava della vita e della morte. In dialogo. Da sorelle. E compagne di
strada. Mi hai sorpreso. Poi, un giorno dopo, al telefono, sento:
Riccardo è morto. Riccardo è morto? Ecco, mi dico, ce l’aveva detto.
Ce l’aveva scritto. E io non l’avevo capito.
C’eravamo
incontrati tanti anni fa, giovanissimi. Abbiamo condiviso il greco e il
latino, accanto alla filosofia e alla teologia. Poi le nostre vite si
sono separate. Tu immerso nella storia, tua grande passione, e io preso
dalla psicologia, psicoanalisi e tutto ciò che poteva sapere di psi,
nel tentativo di comprendere quel guazzabuglio del cuore umano,
pronto a presentarsi sempre più profondo e misterioso, quanto più
tentavo e tento di avvicinarmici.
Pensandoci
bene, non eravamo poi così lontani. Tu alla ricerca di quanto nel tempo
noi umani abbiamo costruito; io esploratore della mente degli uomini,
intento a coglierne i segreti.
Ero ancora
al liceo e tu già entrato negli studi della teologia, quando insieme
prendemmo le biciclette e ce ne andammo a Roma. È stato bello. A Roma
era in atto il Concilio Ecumenico. Primavera della Chiesa. Tuttora così
difficile da accogliere nella sua novità e freschezza, perfino da uomini
che nella chiesa dovrebbero portare luce e saperne cogliere i bagliori.
Ma il rifugio nel sicuro e nel conosciuto è richiamo sempre forte. E
gli otri vecchi di cui parlava il Maestro non se la sentono di
accogliere il vino nuovo. Sanno fin troppo bene che rischiano di
rompersi. E sapersi rinnovare non sembra a loro un degno progetto di
vita.
Poi, da
oltre dieci anni ci siamo ritrovati qui, sulla nostra Voce della
Vallesina. Tu già la frequentavi da parecchio tempo. Tu ormai
stabilizzato a pagina 4, io entrato sottovoce due pagine dopo. Solo due
pagine ci separavano. Ma quante volte ci siamo trovati in disaccordo!
Più volte i frequentatori di Voce evidenziavano la distanza tra
queste due pagine: i Contrappunti e La mente e l’anima.
Distanti sì, ma rispettosi l’uno dell’altro. Io che mi lamentavo ma
come si fa a scrivere queste cose? e tu, immagino, con pensieri
analoghi e domande simili insieme ai tuoi followers, lettori
fedeli.
Sai una
cosa? Credo che a permetterci di coltivare il rispetto e l’amicizia che
ci univano era il fatto che entrambi eravamo guidati dalla stessa
passione: cercare la verità. E proporre ai nostri lettori una
strada possibile per avvicinarvisi. Ma il punto dal quale tu ed io
osservavamo il mondo, la chiesa, l’umanità era diverso. Agli antipodi
certe volte. Avevi ragione tu? L’avevo io? Certo, io sono convinto della
mia posizione. Altrettanto eri tu, credo. Ed è proprio questo che ci
avvicinava, pur nella distanza: la coerenza del pensiero.
Vuoi sapere
l’ultimo che ho fatto a sostegno delle mie posizioni? A te ora lo posso
dire. Ma non lo sbandierare troppo in giro: potrebbero... rinchiudermi!
Ho pensato: adesso Riccardo vedrà che avevo ragione io. Non male,
vero?
Ci
mancherai. Qui su Voce. Ma non solo.
So che non
ci manderai più i tuoi pezzi. Peccato. Il contrappunto è una tecnica
musicale raffinatissima. Bach docet. E dopo di lui altri grandi.
I tuoi Contrappunti ci mancheranno. Né mi dispiacerebbe che ogni
tanto, pur nella Pace in cui ora ti ritrovi, provassi a spedircene
qualcuno. Magari utilizzando i nostri sogni o qualunque mezzo tu pensi
utile allo scopo. Lo so che i sogni non sono messaggeri degli dèi: era
bello pensarlo nei tempi passati. Che vuoi, è il mio mestiere leggervi
segreti del cuore piuttosto che messaggi dall’aldilà.
Ora non ti
servono più i piedi, incapaci perfino di sorreggerti in questi ultimi
tempi. Né hai bisogno delle cure e dei farmaci che Raffaella, la tua
compagna di vita, con amore e attenzione e competenza, ti assicurava.
Ora puoi camminare spedito sulla tua strada. Alleggerito dal peso di un
corpo esausto.
Per questo
ti auguro Buon Viaggio. E sono sicuro che anche tu lo auguri a
noi.
In fondo,
pur nella diversità della forma, insieme stiamo percorrendo la medesima
strada verso quella Vita, della cui Pienezza il Maestro di Nazareth ci
ha dato testimonianza con la sua Resurrezione.
Quindi
Buona prosecuzione, mio caro amico!
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