Qualche mese fa su Voce della Vallesina lei scrive che Adamo ed Eva non sono esistiti, che la specie umana non nasce da una sola coppia, ma è anch’essa risultato di un processo evolutivo di qualche milione di anni... E allora il peccato originale come sarebbe avvenuto? (Alberto)
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Più volte ci siamo detti quanto profonda sia la ricchezza dei miti. Non scritti da singoli autori, ma risultato del pensiero di intere popolazioni. Pensieri, domande, tentativi di trovare senso a dimensioni della vita con le quali donne e uomini, crescendo, si trovano a fare i conti. Tra i tanti miti che i popoli hanno costruito, quelli che ci riportano alle origini sono senza dubbio i più preziosi. I più ricchi. E, per certi aspetti, i più complessi da leggere. Essi hanno bisogno di una ri-lettura continua man mano che homo sapiens procede nella conoscenza di sé e del mondo, e fa i conti con la propria storia.
Stimolati da Alberto, proviamo oggi a riprendere in mano quello che ormai da secoli leggiamo come il racconto del peccato originale. In un dialogo serrato tra il serpente e la donna, con l’uomo presente e silenzioso, complice poi con lei nel mangiare il frutto proibito, e l’incontro successivo con il Creatore. È un racconto che tutti conosciamo, pur condizionati da una lettura a senso unico, appesantita poi dai tanti elementi che nei secoli vi abbiamo immesso. È tutto questo che rende necessario ri-leggere questo mito. Ri-ascoltarlo. Non solo perché oggi, diversamente dalle conoscenze che avevano ai tempi di S. Agostino (V sec.) o di S. Paolo (I sec.), sappiamo molto bene che la nostra specie non nasce da un’unica coppia di progenitori, ma anche perché le scienze antropologiche c’insegnano che una lettura a senso unico dei miti, soprattutto dei miti più antichi, oltre che a possibili fraintendimenti, porta ad un impoverimento e ad una perdita per il nostro pensiero. Inoltre lo studio e l’ascolto attento della Parola ci han fatto comprendere che non possiamo leggere questo episodio come fosse una pagina di cronaca. La Bibbia non è un libro di storia, o di storie del passato. Né un libro di scienza. La Bibbia è una ri-lettura sacra della storia. I 73 libri che la compongono, scritti in un arco di tempo di mille200 anni, racchiudono generi letterari molto diversi tra loro e che non possono essere confusi. Poesia, prosa, narrazioni, profezia, parabole, sentenze, proverbi, biografie, miti... Ed è a quest’ultimo genere che appartiene la pagina che stiamo leggendo oggi.
Come nasce questo mito? Questo, come tutti i miti che fondano le varie culture, è il tentativo di rispondere alle domande esistenziali che accompagnano l’esperienza della vita. Perché ci sono il dolore, la fatica, la sofferenza, la morte, da una parte; dove nasce il desiderio di conoscere, il bisogno di trovare un compagno, la cura dei figli, la necessità di cogliere il senso della vita stessa, dall’altra. Tutto il terzo capitolo del primo libro della Bibbia, Gènesi (che significa origine), contiene quello che conosciamo come il racconto della caduta, il racconto del peccato originale.
Ma è proprio così?
Facciamo qualche osservazione. La prima: in tutto questo capitolo non c’è mai la parola peccato. Essa apparirà per la prima volta solo in quello successivo, quando Dio parla con Caino: “Se non agisci bene, il peccato sta alla tua porta” gli dice. Ma Caino, già prigioniero del suo pensiero, va e uccide il fratello. Continuando la lettura di Genesi, il peccato agli occhi di Dio, che lo porterà addirittura a pentirsi di aver dato vita all’essere umano, sono la violenza e la corruzione con cui gli uomini hanno riempito la terra. E il capitolo 6 ci porta in un altro grande mito, il diluvio. Dal quale uscirà un’umanità nuova. Altro mito qualche pagina dopo, capitolo 11. Gli uomini si uniscono per costruire una città con al centro una torre la cui cima tocchi il cielo. Dio interviene, di nuovo. Ma non c’è peccato: Dio interviene per... confondere le lingue. È Babele. Bellissima metafora per dirci che Lui non ama l’uniformità, il tutti-uguali. Il pensiero unico. A lui piace la ricchezza della diversità. Perché noi, sue creature, siamo tutti diversi. E originali. Ciascuno di noi riflette un raggio della Sua luce.
Dunque Genesi, il primo libro della Bibbia, che nasce nell’incontro tra diverse tradizioni culturali, è un libro di miti. Un libro cioè che, attraverso racconti, nati e costruiti in tempi e luoghi diversi, ci fa entrare in un grande pensiero: il mondo, l’universo ha origine in Dio, e la sua cura è affidata all’uomo e alla donna, fatti a sua immagine. E a mo’ di sintesi troviamo: “Nel giorno in cui Dio creò l’uomo, lo fece a immagine di Dio, maschio e femmina li creò. Li benedisse e diede loro il nome di uomo (ebr. adàm)”.[1] Non di peccato originale si parla, dunque, ma di benedizione originale.
(La prossima settimana, Alberto, entriamo nel racconto: Genesi 3)
(1. Continua)
[1] Genesi 5,1-2
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V'invitiamo a leggere anche: Adamo ed Eva? 2023 Pànta Rei 2018 La Benedizione originaria 2011