14 apr 2024
Afghanistan, fustigazione e lapidazione per le donne adultere
La donna è fatta per l’uomo…
Non è l'uomo che deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo, né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.[1] Così scrive Paolo di Tarso nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto. Metà del I secolo, quasi duemila anni fa. Non sorprende che allora fosse questo il pensiero: la donna, di fatto, era relegata alla gestione della casa e dei figli. Tutta la vita sociale era appannaggio dell’uomo. Così nella cultura greco romana, così nel pensiero ebraico: le due radici su cui nasce e si fonda la civiltà occidentale.
Se apriamo le prime pagine della Bibbia, nel racconto delle origini, subito troviamo la donna subalterna all’uomo. Creata dopo di lui, perfino dopo le piante e gli animali, Dio la costruisce giusto perché l’uomo non trova un aiuto che gli corrisponda. Non solo. Poco dopo a lei è attribuita la responsabilità del male: è lei, infatti, che prima si lascia sedurre dal serpente, poi trascina nella colpa anche l’uomo.[2] Quindi subordinata, lei esiste solo in quanto l’uomo ne ha bisogno; e colpevole, è a causa sua che il male entra nel mondo. Storie che arrivano con tutta l’autorevolezza del testo sacro. E così continuano ad essere lette, pur sapendo, oggi, che queste non sono pagine di storia, ma pagine che rientrano nella categoria del mito che, come tale, non può non rispecchiare il contesto culturale in cui nasce e in cui nel tempo prende forma scritta. Il pensiero che la donna sia proprietà dell’uomo lo ritroviamo anche in altri testi. Non ultimo, perfino nelle cosiddette Tavole della legge che Dio, dopo averle scritte con il suo dito, consegna a Mosè. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo è scritto.[3] La donna, come il bue o l’asino, è proprietà dell’uomo. Non c’è differenza. Parole scritte con il dito di Dio. Ci può essere autorevolezza più forte e più alta?
Eppure, una frattura c’è stata rispetto a questo pensiero. Pure autorevole. Gesù di Nazareth l’ha portata. Nella sua breve vita, con la parola e l’azione, ha ricollocato donna e uomo sullo stesso piano. Entrambi figli e immagine del Creatore. Con pari dignità. Ma la storia ci dice che poi, non appena il Maestro se n’è andato da questa dimensione della vita, i suoi stessi discepoli, immediatamente, sono rientrati nei vecchi schemi, quelli da cui provenivano. E la donna è rientrata… in casa.
Ma non dovevamo parlare dei taliban che in Afghanistan hanno reintrodotto la lapidazione per le donne adultere? “Fustigheremo le donne che hanno commesso adulterio, le lapideremo in pubblico. Potete chiamarla violazione dei diritti delle donne, perché è in conflitto con i vostri principi democratici. Ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana”. È Hibatullah Akhundzada, il leader supremo, che parla. 14milioni sono le donne afghane. Sottoposte ad ogni restrizione, impossibilitate perfino ad uscire di casa se non sono accompagnate da un maschio della famiglia. Perché allora ho preso come riferimenti pagine della Bibbia anziché del Corano, visto che per i taliban è questo il testo sacro? Perché è facile per noi criticare e condannare certi atteggiamenti. Troppo facile. Sono così eccessivi che non concedono un briciolo di accettazione, pur con tutte le giustificazioni che l’antropologia può offrirci. Cosa ci costa, in fondo, giudicare e condannare il regime afghano, evidenziandone le tante assurdità? Loro sono il male. E noi, civili liberi e democratici, il bene.
Ma… ne siamo sicuri? Una studiosa del secolo scorso, Ida Magli, c’invitava a utilizzare gli strumenti dell’antropologia culturale per guardare in casa nostra. Un viaggio intorno all’uomo bianco lei diceva.[4] Se proviamo a guardare la relazione uomo donna, subito possiamo cogliere come la vecchia legge che la vedeva proprietà dell’uomo sia tuttora vigente. La prepotenza maschile che in tante famiglie è norma di comportamento, la sottovalutazione sociale, il doppio triplo lavoro che le mettiamo sulle spalle, la donna ridotta a oggetto sessuale da conquistare e possedere… non sono espressione di quella legge antica (e sacra!?) la donna è fatta per l’uomo? Ciò che chiamiamo femminicidio, in fondo, non è che la manifestazione estrema di un presunto diritto di proprietà che l’uomo maschio rivendica sulla sua donna. No?
Due pensieri, allora, da non perdere. Di fronte alle aberrazioni dei taliban, da paesi civili non possiamo limitarci a un titolone sui quotidiani il 30 marzo, poi… chi s’è visto s’è visto, in attesa della loro prossima mossa. E rispetto a noi, credo sia fondamentale trovare il coraggio di portare alla consapevolezza certi vecchi stereotipi culturali nella relazione uomo donna che, nonostante venti secoli di cristianesimo, continuano a guidare in profondità il nostro pensiero. Religioso e laico.
[1] 1 Corinti 11,8-9
[2] Genesi 2-3
[3] Esodo 20,17
[4] Ida Magli, 1986
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Ad integrazione di questo testo, v'invitiamo a leggere:
Adamo ed Eva 2023, Grazie, Eva 2024, E se invece... (1) e (2) 2024, Eva 2019, Dalla costola di Adamo (1) e (2) 2014