Ho letto il suo La donna è fatta per l’uomo del 4 aprile. Lei ha ragione: e non le nascondo che è molto triste constatare che nonostante quanto è successo e continua a succedere, dalla notte dei tempi, a causa degli stereotipi culturali cui fa riferimento, siamo ancora a questo punto. […] E la Chiesa non mi sembra abbia dato una mano in questo ambito […] anche valorizzando quegli scritti che testimoniano come ai tempi di Gesù, e subito dopo all'interno delle prime comunità cristiane, la figura della donna era ben diversa da quella che ha scelto di legittimare. Se Dio avesse un genere, di sicuro non sarebbe maschile: Dio è madre, genera vita, e questa da sempre è una meravigliosa prerogativa femminile.
Chiara
Sì, Chiara, da diverse migliaia di anni l’immagine di Dio ha preso un volto maschile. Abbiamo anche tentato, con le religioni politeiste, di riscoprirne il femminile, ma anche lì abbiamo riservato a lui il primo posto: Zeus o Giove, maschio, capo e padre degli dèi. Anche Yahweh il Dio degli ebrei o Allah il Dio dei musulmani sono al maschile. Nella Trinità dei cristiani, se la guardiamo attentamente, vi troviamo sia il maschile sia il femminile. Ma solo all’origine, perché poi ce li siamo persi: lo Spirito nasce femminile nell’antico ebraico (Ruàh), diventa poi neutro in greco (Pnèuma), e approda al maschile dal latino (Spiritus) in poi. La ragione è piuttosto semplice: l’immagine che ci facciamo di Dio non è che una proiezione di noi stessi. E se per noi il potere è nel maschile, diventa inevitabile che Dio, che noi pensiamo come il potente dei potenti (onnipotente), sia un maschio. Il problema è che non ce ne rendiamo neppure conto, tanto siamo immersi in questo pensiero. Di cui il linguaggio è, come ben sappiamo, sia spia sia nutrimento.
In una prima considerazione lei si richiama all’attuale contesto socioculturale ed esprime la sua meraviglia nel vedere come siamo ancora prigionieri di questi stereotipi. Il predominio maschile, che diventa addirittura violenza, che dalla notte dei tempi sembra quanto di più normale nel guidare le relazioni umane. Ricorderà, in proposito, come l’attuale Presidente del Consiglio abbia sentito il bisogno di definire sé stessa al maschile: non la presidente, ma il presidente. Per la prima volta una donna occupa il primo posto nella politica, ma può farlo solo se al maschile. Facciamo ben attenzione, non è una semplice questione di grammatica. È assai più indicativo, è la spia di un pensiero. Il sintomo di una malattia, se possiamo dire così. Il potere è maschile.
Poi, Chiara, lei entra nella chiesa. La Chiesa di sicuro non mi sembra abbia dato una mano in questo ambito, scrive, all'interno delle prime comunità cristiane la figura della donna era ben diversa da quella che ha scelto di legittimare. È che anche la chiesa, come ogni istituzione fatta di persone, respira il pensiero dominante. Al punto da disattendere (tradire?) l’insegnamento del Maestro. Indifferente (inconsapevole?) perfino di fronte all’impoverimento, culturale spirituale e teologico, che inevitabilmente porta un pensiero coniugato solo al maschile. Quale strada intraprendere per superare questa dissociazione nella comunità cristiana che sul Vangelo di Gesù vede le sue fondamenta?
I suoi pensieri mi hanno portato a fare un salto nel tempo. Fine V sec. a.C. Da anni ormai Atene, Sparta e le altre città della Grecia sono in guerra. Gli uomini sanno solo combattere, imperterriti, vittime e promotori – come oggi, del resto, e come in ogni guerra. Non se ne viene a capo. Aristofane mette in scena una donna, Lisistrata (da lỳo sciogliere e stratòs esercito). Esasperata dalla situazione, lei convoca le donne e con loro concorda una protesta, sicura che di fronte a questa gli uomini smetteranno quanto prima tutte le guerre. Lo sciopero del sesso: fino a quando non faranno la pace, le donne della Grecia si rifiuteranno ai loro mariti. Funziona? Altro che!
Immagini ora che oggi le donne che frequentano la chiesa decidano di fare uno sciopero: non vanno più a messa fino a quando non sarà che anche la donna possa accedere a ruoli e funzioni che sono tuttora monopolio maschile, essere prete o vescovo, e si veda riconosciuta la medesima competenza e autorità che oggi è solo degli uomini. Che succederebbe? Chiese vuote. E gli uomini di religione, preti e vescovi, che faranno?
Fantasie, certo. Ma, le dirò… Castigat ridendo mores, anche un sorriso per provocare cambiamenti. Del resto, quando mai nella storia chi detiene il potere, se non spinto costretto da movimenti dal basso, ha preso l’iniziativa di condividerlo?
Se Dio avesse un genere, lei conclude, di sicuro non sarebbe maschile: Dio è madre, genera vita, e questa da sempre è una meravigliosa prerogativa femminile. Grazie, Chiara. Abbiamo bisogno, come società civile e come comunità religiosa, che la donna ritrovi la parola. E parli con la sua voce. Di donna.
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Qui l'articolo cui fa riferimento Chiara: La donna è fatta per l'uomo 2024
Si possono vedere anche: Grazie, Eva 2024, E Dio non creò la donna 2022, Donne, figlie d'un dio minore? 2016, La donna e le religioni 2014