23 mar 2025
Defend Europe con i suoi valori. Non Re-Arm Europe
Dissotterrare la speranza
Se l’inverno dicesse “Ho nel cuore la primavera”, chi gli crederebbe? scrive Gibran. È vero che oggi siamo a un punto in cui non sappiamo più cosa esso sia, a tanto ci sta portando la crisi climatica. Ma la forza dell’immagine resta. Sembra infatti d’essere precipitati in pieno inverno nelle relazioni. In quelle internazionali. Nelle relazioni tra gruppi culturali o politici. Perfino nelle relazioni personali. Non sai più chi sta con chi. E a perdersi è perfino la possibilità di coltivare relazioni di fiducia reciproca. Ti puoi fidare di chi oggi dice una cosa e domani la smentisce, o di chi all’improvviso, per un qualche interesse tutto e solo suo, ti lascia in mezzo a una strada? Sembra che anche oggi stia capitando quanto già lamentavano uomini donne di oltre duemila anni fa:
In mezzo agli uomini è scomparsa la lealtà,
l’uno all’altro dicono menzogne…
e tra gli uomini emergono i peggiori.[1]
Circa gli uomini di governo, di aristo-crazia parlavano i greci: il governo messo in mano ai migliori (àristosmigliore e kràtos governo), ai più competenti. Ci troviamo oggi a dover coniugare la parola opposta: cachisto-crazia (kàkistos peggiore), il governo dei peggiori. Cosa oltremodo deprimente se pensiamo che alcuni tra questi sono stati eletti dal popolo, in elezioni vere, in piena democrazia. E non penso solo a Trump o a Netanyahu, votati dai loro concittadini; ma uno sguardo in casa nostra… Perché queste considerazioni? Perché se sono della maggioranza queste scelte, non posso esimermi dal chiedermi dove sto io. Per comprendere se non sono anch’io tra coloro che danno spazio a pensieri, valori, scelte che non vanno verso relazioni sociali più evolute; o se addirittura sono caduto in un torpore che m’impedisce di muovermi, o perfino di accorgermi. E attivarmi poi per recuperare una dignità che sa di rispetto. Per me. Per gli altri. Soprattutto per chi è più debole. Se vogliamo uscire da questo inverno, la domanda ha bisogno d’essere tenuta aperta e alimentata.
Non che sia una novità l’inverno culturale o politico. Abbiamo ascoltato sopra un grido di oltre duemila anni fa. In un testo ancora più antico, nato sei settecento anni prima,
Mi gridano:
“Sentinella, quanto resta della notte?
sentinella, quanto resta della notte?”
La sentinella risponde:
“Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!”.[2]
Niente di nuovo sotto il sole, potremmo dire, il nostro oggi. Sì, ma anche richiamo a non perderci d’animo. Ancora l’invito a domandare. A domandarsi. A cambiare direzione. Ad andare avanti. Perché dopo la notte il mattino viene. Come la primavera dopo l’inverno.
Siamo qui. Riscoprire che nel cuore dell’inverno c’è la primavera, e la luce del mattino è custodita in quello della notte significa riscoprire la speranza. Dissotterrare la speranza. Tanta terra, tanto di tutto ci mettono sopra uomini e donne di potere. Economico e politico. Portatori di una cultura che non sa guardare oltre il proprio recinto. America first o Prima gli italiani ne sono sintomi. E quando guardano oltre è solo per impadronirsene. Disse un lupo gentile ad una pecora semplice: “Non vorresti onorare la mia casa con una visita?”. Rispose la pecora: “Sarei stata onorata di visitare la tua casa se non fosse stata nel tuo stomaco”.[3]
Proprio nel fondo l’ha collocata Zeus nel vaso che dà a Pandora come dono di nozze. Mossa dalla curiosità, lei non resiste e all’apertura il contenuto di disgrazie con cui gli dèi volevano colpirci inonda la terra: fatica, malattia, odio, vecchiaia, pazzia, invidia, violenza. Spaventata, subito richiude. E la speranza, che Zeus aveva collocato nel fondo, rimane lì. Chiusa. È la storia di sempre. Lei è da ritrovare. Chiusa in un vaso o coperta da montagne di sporcizia ha bisogno d’essere riscoperta. Dissotterrata.
Pellegrini di speranza è scritto nel logo del Giubileo cui Francesco quest’anno invita tutti, donne e uomini d’ogni cultura, a partecipare. In quattro figure è rappresentata l’umanità che proviene dai quattro angoli del pianeta, l’una abbracciata all’altra, per indicare solidarietà e fratellanza. Energie di vita che, uniche, possono accomunare i popoli. Oggi le superpotenze, incerte e allarmate, si studiano e si sfidano. E, insicure, diventano aggressive. Con a guida, a volte, i peggiori. Serve un luogo fermo e qualificato: questo può diventare la nostra Europa con i suoi valori. Democrazia, accoglienza, tolleranza. Che non sono contro qualcuno, Putin o Trump o chiunque altro. Ma fondamenta autentiche della pace. Quella che abbiamo costruito in ottant’anni di convivenza.
All we are saying is Give peace a Chance (Tutto ciò che diciamo è: Date una possibilità alla pace). Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una”.[4]
Defend Europe, con i suoi valori. Molto meglio di Re-Arm Europe se la vogliamo costruire davvero.
[1] Salmo 12
[2] Isaia 21,11-12
[3] Gibran, Sabbia e Onda
[4] Luca 22,36