VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

23 feb 2025

Non sono gli anni della tua vita che contano…

Il tempo, compagno di strada

Dilegua, o notte! Tramontate, stelle... All’alba vincerò! canta Calaf. Nessun dorma! ha ordinato la principessa Turandot: tutti gli abitanti di Pechino si attivino per scoprire il nome del nuovo innamorato che, superate le prove con cui lei era riuscita ad eliminare i precedenti pretendenti, le ha offerto una chance: lei scopra il suo nome, e lui rinuncerà a sposarla.[1] Troppo lenta procede questa notte per lui, in ansiosa attesa dell’alba, quando poserà il suo nome sulle labbra dell’amata. Troppo veloce per lei: quel nome le è indispensabile se vuol conservare la sua libertà… dall’amore. Il tempo è lo stesso, ma gli orologi del cuore non sono sincronizzati. È esperienza di tutti, credo: il tempo del dolore o dell’angoscia va a passo di lumaca; quello dell’amore o del piacere corre alla velocità della luce. Nonostante il dato di realtà che, inesorabilmente, ci mette davanti l’orologio.

E c’è un altro tempo che pure sembra camminare con velocità diverse. È quello che segna le diverse età della vita. Dall’infanzia alla vecchiaia. Per non parlare, poi, di quel tempo di fronte al quale ci ha posto Einstein cent’anni fa: tempo e spazio, fino ad allora dimensioni certe e immutabili, ricadono anch’essi dentro la legge della relatività generale. Ma almeno di questo, nel quotidiano e nelle dinamiche relazionali in cui siamo inseriti, non ne risentiamo.

 

Due parole ci offre l’antica lingua greca. Due parole che sono anche due divinità. Chrònos e Kairòs. Entrambe significano tempo. Ma con una sfumatura di senso assai significativa. (In realtà questa lingua straordinaria ne ha altre due di parole per indicare il tempo: aiòn indica la pienezza del tempo, il tempo eterno; eniautòs è il tempo di un anno).

Chrònos è figlio di Urano (cielo) e Gaia (terra). Da lui nascerà Zeus, il padre degli dèi. Il tempo indicato con questa parola è il tempo che scorre. Quello che noi misuriamo con il calendario o con il nostro orologio (crono-grafo). Il tempo che indica la nostra età. Il tempo della storia (crono-logia). Anche Kairòs abita l’Olimpo. Viene rappresentato con un gran ciuffo di capelli e con le ali ai piedi. È sempre di corsa. Perché kairòs indica il momento. Il momento giusto. E se non l’acciuffi (di qui il lungo ciuffo di capelli) rischi di perderlo. Quando passa è il momento giusto per fare una cosa, per prendere una decisione. Per fare una scelta. È il momento di muoverci, di svegliarci da uno stato di apatia o d’indifferenza; oppure il momento di fermarci, e respirare, quando la corsa e l’agitazione s’impadroniscono di noi.

Il tempo, questa energia in cui siamo immersi, è il nostro compagno di strada. L’amico che cammina con noi. Tante sono le circostanze che ci offre: un incontro, una lettura, una notizia che ci colpisce. Una coincidenza. Perfino una malattia o la morte d’una persona cara. Un cambiamento nel lavoro. Anche una critica che ci arriva. O un riconoscimento. Tutto può diventare per me kairòs, il momento giusto. Il punto è cogliere quanto mi si presenta davanti. Ma non è sempre facile. Credo sia questo il senso profondo di quelle parole che il Maestro di Nazareth, straordinario psicologo di duemila anni fa, rivolgeva ai suoi: Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.[2] Non si tratta, come interpretazioni riduttive e moralistiche spesso hanno letto, di una minaccia, meno ancora qui si parla di morte. È piuttosto il momento della Vita che abbiamo bisogno di cogliere. Per vivere nella pienezza di senso. Nella consapevolezza delle nostre scelte.

 

C’è ancora un altro aspetto del tempo che ci riguarda. È quello che segna il nostro ciclo di vita. Le diverse età che ciascuno di noi attraversa. Anche qui è la nostra esperienza a parlarci. Il tempo dell’infanzia è tutt’altro da quello dell’età adulta. Altro ancora da quello della vecchiaia. Se a un bambino appare lento nel suo progredire, del tutto diverso esso si presenta ad un vecchio. Conquiste straordinarie accompagnano i primi anni di vita: il bambino di un anno giunge completamente trasformato a due o a tre o a cinque. Un processo analogo accompagna gli anni della vecchiaia. Ottanta o ottantadue si differenziano solo di ventiquattro mesi, come quaranta e quarantadue, ma la percezione soggettiva, gli acciacchi, i segnali con cui fare i conti arrivano assai differenti. Il tempo della vecchiaia appare speculare al tempo dell’infanzia: veloce nello scorrere, altrettanto prodigo nel portare cambiamenti.

 

È nel tempo che noi nasciamo. Nel tempo percorriamo la vita. Con lui costruiamo la nostra storia. Con lui ci prepariamo ad incontrare la morte. Nel suo duplice volto di chrònos (il tempo che scorre) e kairòs (il momento giusto), è l’amico con cui siamo, sempre, in compagnia. Ricordava Abraham Lincoln: Non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita dei tuoi anni.

 

[1] Verdi, Turandot

[2] Matteo 25,13