In un libro scritto intorno al VI sec. a.C. le cui tradizioni si fanno risalire a cinque sei secoli prima, viene codificato un rito particolare che ha assunto poi il nome di capro espiatorio. Nel giorno più solenne dell’anno, il giorno dell’espiazione (ebr. Yom kippur), il sacerdote prende due capri: uno sarà sacrificato sull’altare per la purificazione del popolo; poi imporrà tutte e due le mani sulla testa dell’altro capro, confesserà su di esso tutte le iniquità, tutte le loro trasgressioni e tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro… poi lo manderà nel deserto: il capro prenderà su di sé tutte le loro iniquità.[1] In questo modo la comunità è liberata da tutti i mali e da tutte le colpe. È una tradizione biblica. Ma riti simili si ritrovano anche presso altre popolazioni antiche dove chi riceve i mali della comunità può essere, di volta in volta, un oggetto o un animale o anche una persona. Genialità dei sapiens: tutto il male, tutte le nostre colpe le mettiamo sulla testa di qualcun altro, e noi ce ne sentiamo liberi! Tradizione antica, ma viva e vegeta anche a millenni di distanza.
Il più aberrante utilizzo in tempi recenti, di cui venti giorni fa abbiamo celebrato la memoria, è l’identificazione degli ebrei come responsabili di tutto il male che ostacolava il buon funzionamento della società tedesca del secolo scorso. Fino a codificare la teoria della razza. La razza ariana superiore e unica degna di sopravvivere, e la razza ebrea da estinguere come male assoluto. Origine e causa d’ogni male che infestava la società di allora. E noi italiani, a nostra perenne vergogna, ci siamo accodati.
E oggi? Nonostante la scienza abbia ormai da tempo cancellato la parola razza dal suo vocabolario, la nostra Presidente continua a dire che la razza è cosa siamo fisicamente, l’etnia è cosa siamo culturalmente, e chi confonde i termini dovrebbe studiare di più. Poi ci dirà su quali libri… studiare. Ma ora il punto è un altro. È che il gioco del capro espiatorio è tuttora fiorente, e i giocatori sempre più numerosi. Ma c’è un salto di qualità oggi rispetto ai nostri antenati di qualche millennio fa. Essi mettevano sulla testa e sulle spalle del capro quelle che riconoscevano come loro colpe, loro iniquità, delegando lui a portarle fuori dal consesso sociale. Nel deserto. Noi, invece, negli attuali capri espiatori vediamo i responsabili dei nostri problemi. Sono loro che ce li portano, non è roba nostra. Noi non c’entriamo. Se loro non ci fossero, noi di problemi colpe cattiverie non ne avremmo affatto. Noi siamo le loro vittime. Un bel passaggio, non vi pare? Dev’essere la civiltà che ha acuito l’ingegno dei sapiens. O la tecnologia o, molto più verosimilmente, la nostra presunzione. O supponenza. Noi siamo innocenti. Loro i colpevoli. I colpevoli d’ogni nostro malanno.
Chi sono questi? Beh, non è difficile individuarli. Per Putin e Kyrill responsabile di tutto il male del mondo è l’Occidente corrotto. Con i gay pride, coppie omoaffettive, famiglie omogenitoriali. Poi i nazisti ucraini. Il tutto più che sufficiente a scatenare una guerra che tra morti e feriti ha già fatto un milione di vittime. I loro carrarmati e i loro missili a salvezza della civiltà e dei veri valori cristiani. Se andiamo in Medio Oriente la situazione è ancora più complessa tra Israele e i Paesi arabi…
Ma torniamo a noi, in casa nostra, nel nostro mondo occidentale, europeo e americano. Li vediamo subito. I migranti. Sono loro la causa di tutti i mali. Invadono la nostra nazione, rubano il lavoro ai nostri concittadini, stuprano e violentano le nostre donne, le ammazzano; fanno aggressioni, furti, attentati, crimini d’ogni genere; pretendono di portarci la loro civiltà, la loro religione; vogliono usufruire del nostro benessere. Non ci dicono questo i nostri governanti, sfiniti nel dover difendere i confini della nazione? Quindi vanno respinti. Portati altrove, rispediti nei loro paesi d’origine. (A sostegno della nostra memoria: in Germania, prima della dottrina sulla soluzione finale, il progetto era semplicemente di espellere tutti gli ebrei dal Paese).
Nessuno sostiene che dobbiamo far entrare in Italia, o in qualunque altro paese, Stati Uniti compresi, tutti quelli che potrebbero arrivare. Ma mi chiedo se siamo in grado di farci una domanda. Semplice. Qual è l’origine del flusso migratorio che sta coinvolgendo gran parte del pianeta. La crisi climatica che non ci decidiamo ad affrontare, le guerre che continuiamo a tenere accese visto che alimentano il mercato delle armi, il sovrasfruttamento delle risorse, il sottosviluppo e la fame nel mondo… c’entreranno qualcosa? O pensiamo davvero, come predicano i nostri governanti, che basta difendere i confini della patria e il problema è risolto? Ma l’intelligenza, quella umana, l’abbiamo messa nella spazzatura visto che ormai ci siamo costruiti quella artificiale, o ancora qualche domanda riusciamo a farcela?
[1] Levitico 16,5-10