VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

21 set 2008

Il corpo, la mente, l’anima

La mente: ragione ed emozioni (2)

(2)

 

La settimana scorsa, incontrando la MENTE - la dimensione psicologica dell’essere umano -, abbiamo considerato la capacità di essere consapevoli di noi stessi. La capacità, cioè, di conoscere e di riflettere sulle nostre azioni, sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni. Oggi ci avviciniamo ancora e proviamo ad aprire la ‘scatola’ della mente e a guardare cosa c’è dentro.

Le scienze psicologiche racchiudono i contenuti o, meglio, le operazioni della mente in due grandi capitoli: quello cognitivo e quello affettivo. Proviamo ad entrarci e a darci uno sguardo.

 

Parlare della mente cognitiva significa parlare della nostra capacità di pensare, di ragionare, di conoscere, di riflettere. Noi conosciamo le cose, le persone, il mondo. Attraverso lo studio apprendiamo nuove conoscenze. I nostri pensieri si arricchiscono con le letture, le riflessioni, gli incontri con le altre persone.

Altra grande fonte di apprendimento sono le nostre esperienze. La vita, la nostra grande maestra, ci insegna attraverso le esperienze che viviamo, giorno dopo giorno. Per questo in tutte le civiltà si è sempre guardato con rispetto e attenzione alle persone più avanti negli anni, perché chi è più grande ha frequentato per più tempo la scuola della vita. Quindi ha ‘imparato’ di più e conosce di più. Un proverbio africano dice: un vecchio che muore è come una biblioteca che brucia.

Oggi, purtroppo, la nostra civiltà sta attraversando un periodo tanto critico rispetto a questi valori. Ci stiamo riducendo a pensare - e ad agire di conseguenza - che il valore di una persona è dato dalla sua capacità produttiva. E questa capacità produttiva la stiamo riducendo alla capacità di produrre ‘cose’, oggetti, macchine. Non che questo non sia importante: la crescita dell’uomo, nei millenni, ha sempre coniugato insieme l’evoluzione del pensiero e il progresso tecnologico. Il rischio che stiamo correndo oggi, però, è quello di amplificare così tanto la produttività in senso tecnologico da perdere di vista il valore della ‘produttività’ nel senso della capacità di coltivare anche l’evoluzione del pensiero.

 

Che significa parlare di mente affettiva? Nella lingua italiana la parola ‘affettivo’ ci fa pensare agli affetti. Quando la psicologia usa questo termine, in realtà gli dà un significato più ampio. Affettivo è tutto ciò che non rientra nell’ambito del cognitivo. Mi spiego. L’area dell’affettività comprende le emozioni, i sentimenti, gli affetti. Sia nel loro aspetto di piacevolezza che nel loro aspetto di sofferenza.

Da una parte, quindi, troviamo le emozioni piacevoli, il senso di soddisfazione per le esperienze della vita, per la realizzazione dei nostri progetti; il piacere dell’amicizia, il desiderio e il piacere di poter amare e di sentirci amati. In una parola, tutto ciò che ci dà serenità, che ci fa essere contenti, che ci dà gioia, che ci rende piacevolmente soddisfatti e ‘felici’.

L’area dell’affettività comprende, però, purtroppo, anche aspetti di sofferenza: le ansie, le paure, le angosce, il senso di insoddisfazione, di frustrazione. Le delusioni nella nostra vita affettiva, il dolore per la perdita di un legame (pensate alla sofferenza che accompagna le separazioni e i divorzi, per es.), il sentirsi traditi dagli amici, dal partner. Il sentirsi abbandonati, soli, senza una mano amica che possa darci un po’ di conforto. Il dover fare i conti con la malattia, nostra o di una persona cara. Le preoccupazioni per un figlio o per la situazione di un genitore. La perdita di una persona, quando la malattia o gli anni la portano verso la morte.

Tutto questo è parte della vita. Tutto questo, ‘nel bene e nel male’, è ciò che contiene la nostra mente affettiva.

 

Fin qui abbiamo provato a fare una distinzione: tra dimensione cognitiva della mente e dimensione affettiva. Per concludere, però, dobbiamo dirci una cosa molto importante: la mente è una fonte unica di energia, e come tale guida il nostro essere nel mondo. Le nostre distinzioni ci servono solo per avvicinarci alla comprensione di una realtà, come la mente umana, che altrimenti ci sfuggirebbe, data la sua complessità. Nella realtà questi due aspetti dell’energia mentale, quello affettivo e quello cognitivo, sono così connessi che mai, nelle nostra scelte, è solo uno di essi a guidarci.

 

Una curiosità. Se volessimo proprio chiederci se non capita che una di queste due dimensioni tende a prevalere, o, con una domanda un po’ più teorica, chiederci: l’uomo è più un animale razionale (guidato dalla mente cognitiva) o più un animale emozionale (guidato dalla mente affettiva)?

Vi sorprenderà, ma dobbiamo riconoscere che è la dimensione affettiva/emozionale che fa sentire di più la sua voce nel momento in cui andiamo ad operare le nostre scelte. Pensate, per fare un esempio molto semplice, a quando andiamo ad acquistare un oggetto, non so, un televisore, un paio di scarpe, un’automobile, ecc. Scegliamo forse sulla base di una approfondita conoscenza delle caratteristiche tecnologiche? No. Scegliamo quello che ‘ci piace di più’ (= quello che convince la mente emotiva). Solo successivamente attiviamo il ragionamento che ci fa considerare le caratteristiche o le qualità del prodotto. Ma questa considerazione viene solo ‘dopo’, nella nostra mente, e ci serve come per giustificare, con noi stessi e con gli altri, perché abbiamo acquistato quell’oggetto piuttosto che un altro. Questa considerazione dovremo farla per tanti altri aspetti della vita, anche più importanti dell’acquisto di un televisore o di un paio di scarpe… Ma su questo ci ritorneremo in una prossima occasione.

Per oggi, salutandoci, possiamo anche sorridere con noi stessi mentre ci guardiamo, in realtà, più animali emozionali che animali razionali… Avete mai pensato che è proprio su questo aspetto che gioca la pubblicità ed è per questo che ci lasciamo ‘condizionare’ così tanto?

 

(1. La mente: liberi e responsabili)