VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

7 giu 2009

Corpi... senz'anima?

C’era una volta… una spedizione sulle montagne dell’Himalaya. Dopo giorni di cammino, gli sherpa si fermano e non vogliono procedere. Restano fermi per un giorno intero. (Gli sherpa sono una popolazione del Nepal e del Tibet. Abituati a vivere alle grandi altitudini, vengono assunti dagli alpinisti per portare a spalla il carico necessario per salire sulle vette himalayane). Il giorno dopo, senza una ragione apparente, ripartono con i loro carichi sulle spalle e riprendono il cammino. Ai nostri alpinisti, che pensavano si fossero fermati perché sfiniti per la stanchezza, “No - rispondono - non era stanchezza. Era che dovevamo aspettare le nostre anime. Abbiamo corso così tanto che esse erano rimaste indietro e rischiavano di perdersi. Un uomo non può camminare senza la sua anima”.

 

Le anime!

Altre volte ci siamo fermati su queste pagine a riflettere sull’anima. Su questa dimensione dell’uomo che lo rende un essere così unico e così ricco tra tutti i viventi. Ricco della sua capacità di essere in relazione. In relazione con sé stesso: consapevole del suo stesso vivere e capace di coltivare la domanda sul senso della vita. In relazione con gli altri: capace di entrare in una reciprocità di ascolto e di parola.

 

Stimolati dalla lettera di Manuela (ci diceva del suo disagio nel sapere che il figlio e la sua ragazza vivono la loro intimità sessuale in casa dei genitori - ricordate?), c’eravamo lasciati con una riflessione: oggi andiamo tanto di corsa, troppo. Aggiungevo che questo nostro andare così di corsa lo portiamo perfino nelle relazioni affettive e nel modo in cui viviamo la nostra sessualità.

In questo nostro tempo sembra che abbiamo assunto a legge fondamentale nella vita quotidiana la velocità, il non poterci mai fermare, al punto da dimenticare perfino che stiamo respirando.

Travolti dalla velocità, come potrebbe la nostra vita affettiva e la nostra vita sessuale vivere in una dimensione diversa?

Chiediamoci quali sono i modelli ai quali facciamo riferimento nel momento in cui viviamo le nostre relazioni affettive. Noi adulti, prima. Di conseguenza, quali solo i modelli che offriamo ai nostri ragazzi perché essi stessi ci si possano misurare.

 

La via maestra attraverso cui i modelli di vita passano da una generazione all’altra è la famiglia. Qualcuno potrebbe anche pensare che oggi la famiglia ha perso questo privilegio. In parte è vero, ma solo in parte. Il problema è che oggi la famiglia (= i genitori) tende a delegare questa funzione, sottovalutando la portata di una scelta che rischia di lasciare i figli in mani estranee, senza sapere a quali ‘maestri’ i ragazzi faranno riferimento.

E’ qui che subentrano i nuovi ‘maestri’ - perché è così che si autodefiniscono. Anche per le relazioni affettive? Anche nel campo dell’educazione sessuale? Certo. C’è subito pronta mamma TV, accompagnata ormai dall’onnipresente e onnisciente Internet. Il gatto e la volpe! Il tutto amplificato, naturalmente, dal gruppo di amici, anch’essi disorientati e in balia di questi sedicenti ‘maestri di vita’.

 

Solo un esempio. In altra occasione riflettevamo sul fatto che sembra ormai un cliché in fotocopia vedere come i telefilm, le telenovele, il cinema ogni volta che ci raccontano di due persone che s’incontrano, dopo tre minuti ce li fanno vedere a letto, a fare sesso. A fare sesso, non a fare l’amore!

Come si fa, del resto, a fare l’amore se non si costruiscono pensieri condivisi, se non c’è un tempo per costruire il confronto, il dialogo? Se non c’è un tempo perché le nostre anime possano parlarsi e ascoltarsi, nella reciprocità? Se non c’è, cioè, un tempo per conoscersi!

Diventa un incontro solo di corpi. Senza anime. Gli sherpa dicevano che senza la sua anima l’uomo non può camminare. Il corpo è veloce, l’anima ha bisogno di tempo per incontrare un’altra anima. E senza l’anima anche l’incontro sessuale diventa un incontro ‘meccanico’, vuoto. Ciò che conta diventa allora la prestazione. Quante volte lo fai, quanto dura, quante te ne sei fatte, e giù con amenità di questo genere. Ci meravigliamo poi se il Viagra o il Cialis sono farmaci tanto diffusi? Anche tra i giovani. Ci meravigliamo se i disturbi sessuali sono così in aumento anche tra le giovani coppie? Ci meravigliamo se i tradimenti diventano qualcosa da nascondere sì, al partner, ma da raccontare agli amici ‘fidati’, quasi fosse una medaglia al valore?

 

Cari genitori, dove siamo? Se non ci siamo noi, i figli imparano da altre ‘scuole’.

 

Una o due generazioni fa i genitori non permettevano ai figli neanche di restare in casa da soli con la propria ragazza (figuriamoci far stare la figlia con il ragazzo!), e anche quando uscivano, mandavano sempre qualche fratello o sorella minore a ‘far compagnia’ alla coppia.

Oggi, ripensare a questi comportamenti ci fa un po’ sorridere… Ma non rischiamo, per essere ‘moderni’ di assumere un atteggiamento del tutto opposto? Prima i genitori decidevano tutto per i figli, e niente era consentito, neanche un po’ d’intimità e un po’ di tempo da trascorrere liberamente insieme. Ora tutto è consentito, senza che i genitori possano e sappiano proporre regole di comportamento neanche in casa propria! Anche questo fa parte dell’educazione dei figli, cioè del prendersi cura della loro formazione umana.

 

La casa dei genitori è il loro nido. Di loro come genitori, per allevare i figli. Di loro come coniugi, per viverci la loro intimità. Per questo il disagio di cui ci parlava Manuela è un disagio del tutto legittimo e sano per una madre e per un padre. I figli, in questa casa, sono ospiti. Certamente graditi e desiderati, dicevo la settimana scorsa, ma pur sempre ospiti. E se da adulti rivendicano la libertà di viversi la sessualità come vogliono, è giusto e necessario che siano loro ad  assumersi la responsabilità di questa scelta. Perché devono farlo protetti dai genitori, per di più nel loro nido?