VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

18 gen 2009

Natale... Com'è andata?

Riprendiamo la vita normale, finalmente! Chi sa quanti di noi l’avranno detto dopo aver subito l’assedio di tutti questi giorni di festa…

Da qualche settimana abbiamo iniziato insieme un viaggio in famiglia, un viaggio sul PIANETA FAMIGLIA. E lo continueremo. Immaginando di poter accompagnare nel suo percorso di vita una famiglia normale. Normale? Che senso ha questa parola? Beh, noi la usiamo per dire di una famiglia che procede nel suo viaggio, attraversando tutte le tappe del ciclo vitale, dall’inizio alla fine. Sapendo bene, però, che la vita può avere anche i suoi incidenti di percorso...

 

Oggi, all’inizio di un nuovo anno, ci avviciniamo proprio a quelle famiglie che un incidente di percorso l’hanno avuto: un’interruzione nel ciclo vitale, una specie di dirottamento. Proviamo ad incontrare le famiglie separate.

Le feste di Natale per queste famiglie sono quasi sempre un periodo tanto difficile. Vissuto, spesso, nella confusione, con il peso dei giorni e dei pensieri. Per i figli. Per i genitori. E per le famiglie d’origine: i nonni, gli zii.

I genitori separati, se sono riusciti a conservare un rapporto civile tra loro, magari hanno potuto anche scambiarsi una parola di auguri, pure con un po’ di rispetto e - perché no? - anche con un po’ di affetto. Una separazione è sempre un’esperienza di sofferenza, ma se possiamo conservare il rispetto reciproco, questo ne attenua l’intensità, diminuisce la tensione e nello stesso tempo aiuta a contenere il senso di fallimento per un progetto di vita, prima condiviso, che poi non è andato in porto.

Le famiglie d’origine, di lei e di lui, hanno visto rinnovare il dolore della separazione. Per i genitori vedere il proprio figlio o la propria figlia soli, al pranzo di Natale, a Capodanno, senza colei o colui che erano fino a poco tempo prima il compagno di vita, ha sicuramente condito di amarezza i pasti consumati insieme e colorato di tristezza il tempo condiviso.

 

E i figli?

Nelle sentenze di separazione c’è sempre un punto che definisce con chi devono stare i figli in questo periodo. La vigilia con il padre, il giorno di Natale con la mamma, S. Stefano ancora con il babbo. Poi, l’ultimo dell’anno? E il primo? Non si finisce più. Ho visto certe sentenze così puntigliose… Questi poveri figli sembrano pacchi da trasportare da una casa all’altra. Certo, qui gioca molto la qualità del rapporto che i due genitori, pure separati, riescono a tenere in piedi tra loro. Quanto più c’è rispetto tra i due, tanto più c’è attenzione verso i figli. E questa attenzione sicuramente attenua la sofferenza nel cuore dei figli e li aiuta a reggere, con un po’ più di leggerezza, il peso della separazione dei genitori.

 

Ma quando questi continuano a litigare, come staranno i figli? Tante volte noi adulti siamo così presi dai nostri problemi, dalle nostre rivendicazioni, dal dolore per i torti subiti, che perdiamo di vista il fatto che, se pure come coniugi o ex coniugi possiamo litigare tutto il tempo che vogliamo, non possiamo però caricare sulle spalle dei figli le nostre tensioni.

 

I figli hanno bisogno di avere due genitori che si accorgano di loro. E’ un bisogno fondamentale. E’ un diritto. Ma se siamo incastrati nei nostri conflitti, come facciamo a guardare ai nostri figli? Non ce la possiamo fare. Tutto il nostro campo visivo è occupato dalla rabbia e dai rancori.

E i figli lo sentono. Quando sono bambini - lo sapete? - essi pensano di essere loro la ragione per cui i genitori litigano e non vanno d’accordo. Pensano che perfino il fatto che i genitori si separano è per colpa loro. Sono proprio eroici questi bambini: è così forte in loro il bisogno di salvare un’immagine positiva del babbo e della mamma, che si accollano tutte le responsabilità! Quando poi i figli sono più grandi, pur conservando nel profondo del loro cuore l’amarezza e il senso di colpa per la separazione dei genitori, a volte riescono, per fortuna, anche a ‘mandarli in quel paese’, quando questi (i genitori) la fanno tanto lunga. Anche se sappiamo bene, purtroppo, che pure questo po’ di sfogo non li solleva dal dolore…

 

Ora, però, il Natale è passato. E’ passato anche il Capodanno. Vorrei fare un invito ai genitori separati e ai loro genitori, i nonni. Proviamo a guardare di nuovo negli occhi di questi figli. Vi leggeremo il desiderio di essere visti nei loro bisogni di figli. Vi leggeremo il bisogno che hanno di sentirsi voluti bene sia dal babbo che dalla mamma. Anche se non vivono più insieme. Hanno bisogno di sentirsi dire che se i genitori sono separati, loro non c’entrano. E che per loro il babbo e la mamma ci saranno sempre!

 

Allora, un ultimo pensiero. Se i nostri conflitti ci offuscano la vista, proviamo a non aver paura di chiedere aiuto. Facciamolo per i figli, magari, se non riusciamo a farlo per noi. Una coppia in gravi difficoltà non ce la può fare da sola. Abbiamo bisogno di trovare una mano che ci accompagni nella ricerca di un po’ di pace, nel ritrovare il desiderio di una tregua che permetta di sciogliere la tensione che ci toglie il respiro. Andiamo da uno psicologo, da una coppia di amici fidati, da un sacerdote… insomma, da una persona che sia in grado di dare una mano per riattivare il dialogo. Una persona che non prenda le parti di uno contro l’altro, ma che ci aiuti ad abbassare le armi. Non per farci stare insieme per forza, ma perché anche se la separazione appare inevitabile, essa non ci travolga in una sorta di valanga di morte. Tutto quanto abbiamo costruito insieme, nel tempo condiviso, non merita di essere distrutto.

 

Un pensiero infine a chi, invece, questi giorni li ha passati in serenità e santa pace con i propri famigliari: ringraziamo la Vita che ci ha fatto questo grande dono. Con l’attenzione a saperlo coltivare!