VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

27 dic 2009

Shālôm... Śalā’m

Mi ha sempre colpito che la prima parola che i vangeli ci riportano, come augurio per tutti gli uomini, in occasione della nascita di Gesù di Nazareth, da parte degli angeli (= messaggeri di Dio) è PACE: “Pace sulla terra tra gli uomini, che sono amati da Dio” (Luca 2,14). E la prima parola che lo stesso Gesù, ormai adulto, dice ai discepoli dopo la sua resurrezione è ancora PACE: “Pace a voi” (Luca 24,36).

Sembra proprio che ci conosce bene il Creatore della vita. Lui sa che abbiamo bisogno di vivere relazioni di pace con gli altri esseri umani. E sa che di pace ha soprattutto bisogno il nostro cuore. In pace con gli altri. In pace con noi stessi.

 

Quando nel nostro cuore e nella nostra mente coltiviamo pensieri di rancore, pensieri di lontananza, o addirittura di ostilità o di odio verso qualcuno, sappiamo bene che dobbiamo bruciare tanta energia per tenerli in vita. Questo ci insegna la psicologia. Il rancore e l’ostilità richiedono di essere alimentati per sopravvivere. E alimentarli significa bruciare tante nostre energie. Quelle energie che la natura ci dà per la vita, noi le investiamo in qualcosa che inquina e appesantisce l’aria che respiriamo.

 

Venerdì abbiamo festeggiato il Natale. E’ il giorno in cui noi cristiani ricordiamo la nascita di Gesù. Un po’ come quando festeggiamo il nostro compleanno. In realtà è qualcosa di più. E’ il giorno più incomprensibile della storia. Il giorno più sorprendente. Chi avrebbe mai potuto pensare che Dio stesso poteva vivere una vita da uomo, diventare uno di noi, nella nostra stessa forma di vita… Certo, questa è una dimensione della realtà che possiamo cogliere soltanto con lo sguardo della fede. Che significa, in altre parole, con lo sguardo di chi si fida della Sua parola. Senza che la ragione possa sostenerci con argomentazioni valide, per convincerci.

 

Questi giorni ci siamo scambiati gli auguri e i regali. Tante cose hanno riempito le nostre case, perfino cose inutili. Certo è un piacere ricevere un pensiero da una persona che ci vuole bene. Altrettanto piacevole è farglielo. Finché restiamo dentro questa cornice, siamo di sicuro dentro una dimensione di bene. Di bene per noi.

 

Cosa c’entrano questi pensieri sui regali con le riflessioni che stavamo facendo sulla pace? E’ che anche il buon Dio ci ha voluto fare un regalo. Pace sulla terra fra gli uomini… dicevano i suoi messaggeri. La pace fra gli uomini.

Se pace significa armonia, concordia, collaborazione, rispetto gli uni verso gli altri… quanto ne abbiamo bisogno!

 

Pensiamo alle guerre che ancora alimentiamo in questo nostro mondo. Ai conflitti e alle chiusure fra culture, storie e tradizioni diverse. Pensiamo alla nostra Italia, martoriata dalle discordie, da intollerabili atteggiamenti, continui purtroppo, di presunzione e di insolenza che guidano il lavoro di tanti nostri rappresentanti (= gli uomini della politica), guidati più dai loro interessi di parte che dalla ricerca del bene comune.

 

Entriamo nelle nostre case. Incomprensioni che diventano discordie. Egoismi che diventano conflitti, silenzi, chiusure all’ascolto e al dialogo. Certo, non è facile vivere insieme. Come non è facile vivere da soli. Lo sappiamo bene. Tutti.

Un pensiero particolare, oggi, vorrei condividere con le famiglie separate. I rancori e le rivendicazioni colmano il cuore di tristezza. Lo appesantiscono. Al punto che molte volte dimentichiamo perfino che i nostri figli hanno diritto a non essere trascinati nei conflitti di noi adulti. Loro hanno bisogno della nostra energia di vita per crescere. Bambini e ragazzi.

Certo è difficile, difficile dimenticare il dolore, le delusioni, i torti subiti. Forse per questo i messaggeri di Dio ci portano la PACE. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. E quando vengono le feste, quando viene Natale, sembra ancora più difficile ritrovare un po’ d’armonia. Perché il dolore della solitudine è troppo forte, il vuoto della mancanza è troppo profondo.

 

Un ultimo pensiero.

Se possiamo vivere questi giorni di Natale in una dimensione anche spirituale, attraversando e oltrepassando tutto il rumore che ci invade, proviamo a costruire pensieri di pace. Possiamo farlo con una preghiera, chi può coltivare questa dimensione nel suo cuore, oppure con qualche momento di silenzio, in armonia con l’universo di cui siamo parte.

Anche questo, secondo me, ci fa imboccare la strada verso quella felicità di cui parla Gesù di Nazareth che, ormai adulto, chiama beati, cioè felici, coloro che lavorano per costruire la pace perché sono figli di Dio (cfr. Matteo 5,9).

Per lui figli di Dio sono tutti coloro che lavorano per costruire la pace. A qualunque cultura, religione o storia essi appartengano.

 

Oggi ci salutiamo con due parole. Sono parole di saluto. Ebrei e Arabi, due culture e due popoli immersi nella fatica per sciogliere i conflitti che li dividono: Shālôm dicono gli ebrei, Śalā’m dicono gli arabi.

Lo sapevate? Queste parole hanno lo stesso significato: PACE.