14 mar 2010
Confessione o psicologia? (2)
Vi ricordate? Siamo partiti la settimana scorsa da una frase apparsa su Voce (nella rubrica La citazione del 14 febbraio). La riprendiamo, per ricordarla: “Che tristezza: abbiamo abbandonato la confessione e ci siamo affidati agli psicologi, passando ore e ore sdraiati nei loro studi, con l’unico risultato che il numero dei depressi e dei malati di mente è in continuo aumento”.
La volta scorsa abbiamo fatto alcune riflessioni sulla confessione e c’eravamo lasciati con l’impegno di dire qualcosa, oggi, sulla psicologia. Per dirci come confessione e psicologia non sono due realtà in conflitto, come pretenderebbe l’autore di questa frase, ma semplicemente diverse.
Che cos’è la psicologia? La psicologia è una scienza che, applicata all’uomo, ne studia la mente. Dal greco psyché (= mente) + lògos (= studio). Volendo semplificare al massimo, possiamo dire che nello studiare la mente umana, questa scienza la osserva sotto due aspetti: considerandola in sé stessa, nei suoi processi interni, e osservandola in relazione, cioè come opera quando un essere umano vive in relazione con gli altri.
La psicologia ci permette di avvicinarci alla ricchezza della nostra mente e ci fa cogliere gli aspetti principali del suo funzionamento.
Parliamo di ‘psicologia’, ma per essere esatti dovremmo parlare di ‘scienze psicologiche’, al plurale: sono molte le scuole di pensiero che studiano la complessità della mente. E di volta in volta sono evidenziati aspetti diversi del suo funzionamento, a seconda del punto di osservazione nel quale ci collochiamo.
La psicologia, dunque, osserva, studia, ricerca. Per comprendere. E, successivamente, per intervenire. Questa scienza, infatti, applicata alla clinica, si pone come compito quello di aiutarci a conservare e favorire un buon equilibrio nella nostra mente, anche quando certe esperienze di vita rischiano di alterarlo.
Quando la psicologia viene utilizzata per curare, noi parliamo di psicoterapia. Anche questa parola nasce dall’incontro di due parole della lingua greca: psiché (= mente, anima) e terapéuo (= mi prendo cura). La psico-terapia è quella parte della psicologia che si prende cura della mente umana. E’ una scienza che cura.
Chi esercita questa professione è lo psicoterapeuta. Nella legislazione italiana la professione di psicoterapeuta è esercitata dagli psicologi e dai medici che, dopo la laurea, hanno fatto la specializzazione in psicoterapia, frequentando un Corso della durata di almeno quattro anni.
Quando abbiamo bisogno di una psicoterapia? Quando il livello di sofferenza che ci accompagna nella vita di ogni giorno diventa troppo forte per le nostre forze e non riusciamo a trovare, da soli, vie di soluzione per uscire da uno stato d’animo troppo pesante. Quando sentiamo che da soli non ce la possiamo fare. Quando anche nelle relazioni affettive che viviamo, non riusciamo a trovare l’energia sufficiente per affrontare la normalità della vita quotidiana.
La psicologia ci dice che tutti noi abbiamo le energie necessarie per costruire una vita che sia sufficientemente buona. Ma può capitare che esperienze particolarmente pesanti, momenti più duri, situazioni di vita più difficili ci mettano a dura prova. Dall’infanzia alla vecchiaia. Nel ciclo di vita di una persona, ogni età presenta le sue risorse e, insieme, porta le sue fatiche e le sue prove.
Proviamo a dircene alcune.
Una malattia grave che aggredisce il nostro fisico, problemi di relazione con il coniuge, difficoltà inaspettate nella crescita di un figlio, la perdita di una persona cara. Problemi nel lavoro, la perdita del lavoro, relazioni difficili con i colleghi o con i superiori.
Affaticamento eccessivo, stress. Situazioni di solitudine affettiva. Un cambiamento significativo nei ruoli sociali: il passaggio al pensionamento, per esempio. Il ritrovarsi da soli, dopo che i figli, ormai grandi, se ne sono andati di casa e si sono formati la loro famiglia. I cambiamenti che comporta la nascita di un bambino per una giovane coppia.
Problematiche legate al rapporto con noi stessi. Bassa autostima: pensiamo di non valere proprio niente; o anche autostima eccessiva: quando pensiamo di essere eccezionali, ma nessuno sembra apprezzarci per le nostre ‘straordinarie’ qualità.
Un difficile rapporto con il nostro corpo: ci vediamo troppo alti o troppo bassi, troppo grassi o troppo magri, poco virili se siamo maschi, o poco femminili se siamo donne. Un seno troppo piccolo o troppo grande, le gambe che non ci piacciono, i capelli che cadono, ecc. Aspetti questi, per esempio che, se nell’adolescenza possono rientrare in una normalità, considerando che ciascun ragazzo o ragazza deve prendere confidenza con i mutamenti del proprio corpo, possono diventare un vero e proprio problema se nel tempo il processo di accettazione s’inceppa e non progredisce. Da qui insorgono problemi nel rapporto con il cibo, difficoltà a vivere una regolare vita sociale in famiglia e con gli amici…
In tutto questo, e molto altro, la psicologia/psicoterapia viene in nostro aiuto. Molte volte è un percorso che facciamo da soli, altre volte è necessario il coinvolgimento di tutta la famiglia, perché mettendo in campo le risorse di tutti, si può procedere più spediti verso un nuovo equilibrio che ci permetta di ritrovare la libertà e il piacere di vivere.
Chi è, in tutto questo, lo psicoterapeuta? E’ uno che si pone al nostro fianco, con una lampada accesa. Il suo compito non è quello di decidere per noi, cosa è giusto o sbagliato. Suo compito è di farci luce, di illuminare la strada sulla quale siamo incamminati. Nel rispetto dei nostri valori e delle nostre scelte di vita.
Proviamo allora a non cadere dentro la trappola di una domanda mal posta: confessione o psicologia? Andare a confessarsi o andare dallo psicologo non possono essere messi in contrasto o in alternativa. Ciascuna ‘pratica’ ha il suo significato e il suo valore, e risponde a domande, bisogni, desideri diversi, che possono anche convivere insieme e rispettarsi nella diversità.
(2- continua)