VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

2 ott 2011

E la manovra... etica?

Che questo periodo non sia facile, dal punto di vista economico, è ormai chiaro a tutti. Sembra che il mondo stia impazzendo dietro ai conti che non tornano ed è sempre più disorientato dall’andamento dei mercati. I governi nazionali cercano di correre ai ripari e la nostra povera Italia rischia di ritrovarsi con la lingua di fuori per rincorrere un recupero che si rivela sempre più difficile. E tutti ci parlano di manovra. È la prima parola che leggiamo sui giornali e quella cui la tv dà sempre più spazio. Una parola che sta entrando ormai perfino nelle nostre conversazioni quotidiane. Certo, se i nostri governanti avessero avuto già da tempo il coraggio di guardare come stavano veramente le cose e di dire, a loro stessi prima e a noi poi, la verità dei fatti, forse oggi non ci troveremmo così spiazzati. Ma tant’è, ormai siamo qui. E… speriamo di cavarcela!

 

Ma ora ci spostiamo un momento e ci facciamo aiutare da quella parte della psicologia che definiamo psicologia sociale, quella che si occupa della dimensione sociale e politica dell’essere umano. Perché tutto questo parlare di manovra mi ha fatto nascere l’esigenza di fare con voi alcune riflessioni in merito ad un’altra manovra. A mio parere altrettanto urgente. Che io chiamerei ‘manovra etica’. E come la manovra economica dovrebbe portare a far quadrare i conti della nazione, così, a mio parere, una manovra etica dovrebbe portare a ritrovare quei valori di fondo che di giorno in giorno vediamo sempre più offuscati e calpestati.

I grandi della politica (parlamentari, ministri, capo del governo, grandi imprenditori) si stanno rivelando sempre più ‘maestri’ in questo lavoro di impoverimento e distruzione di valori. Nella vita pubblica e in quella privata.

Perché parlo di manovra etica? Perché l’altra parola che pure ci accompagna in questo periodo è la parola scandali. Ne parlavamo già due domeniche fa, ricordate? Il dio-denaro al primo posto, a braccetto con il dio-sesso. Ogni giorno nuove notizie che ci mostrano come gli interessi economici, personali e di parte, prevalgono su ogni altro aspetto della vita. Poveri maschi ridotti a vendere e comprare donne: alcuni pur di ricavarne denaro, altri nella necessità di dover nascondere a sé e agli altri le loro patologie sessuali. La donna ridotta a merce di scambio. Come un oggetto. Da usare finché serve, per poi buttarlo, quando non serve più.

 

Poi, non soddisfatti dei loro giochini, ci vogliono dare lezioni di ‘buon esempio’ con parole che, più o meno, suonano così: “Io non ho fatto mai niente nella mia vita di cui dovermi vergognare”, o altre che dicono: “Io sono il migliore…”. E altre amenità di questo genere. Le abbiamo sentite tutti. Se per caso vi fossero sfuggite, non preoccupatevi: le sentiremo di nuovo, alla prossima occasione.

Gli antichi greci, maestri in democrazia, parlando dei loro governanti, pensavano che chi si assume compiti di governo deve essere migliore rispetto a coloro che sono governati. Lo chiamavano aristocrazia: il governo dei migliori (dal greco: àristos = il migliore + kratèo = governare). Il vero uomo di governo - dice Socrate - non è quello naturalmente portato alla ricerca del proprio tornaconto, ma quello che cerca il vantaggio dei suoi cittadini. Parole che hanno 2.400 anni: troppo vecchie per noi?

 

Ma ritorniamo alla nostra manovra. Il problema è che questa non può farla il nostro governo. Anche perché, se ci si mettesse, farebbe come minimo quello che ha fatto con quella economica: metterebbe a noi delle regole che sicuramente non sarebbero valide per loro!

 

Allora ci proviamo noi a ipotizzare alcuni punti per una prima bozza di manovra etica.

- Riconoscere agli altri la medesima dignità che vogliamo riconosciuta per noi stessi.

- Ritrovare la capacità di guardarci, uomini e donne, nel rispetto reciproco. In un incontro che sappia cogliere e rispettare la differenza e la ricchezza che ciascuno può portare all’altro. E, insieme, all’intera società.

- Riscoprire il valore della famiglia. Non a chiacchiere, ma attivando i servizi necessari per le famiglie di oggi: asili nido, assistenza ai disabili e agli anziani, nuove occasioni di lavoro per i giovani. Una riforma della giustizia per la famiglia.

- I più grandi, i più avanti negli anni, possano riscoprire il compito di rispettare i più giovani. Che significa essere per loro esempio di vita, nel rispetto dei valori in cui credono.

- Ricordarci che pagare le tasse è un dovere morale. Per tutti. Anche per noi cristiani, senza pretendere privilegi ed esenzioni. È il Maestro che ci dice di “dare a Cesare ciò che è di Cesare”.

- Ritrovare la coscienza che ognuno deve contribuire al risanamento economico, soprattutto in questo momento così difficile, in base al proprio reddito e al proprio patrimonio.

- Riscoprire che essere parlamentare, ministro o capo di governo significa assumersi il compito di curare il bene comune (= il bene del paese) e non conquistare un posto per fare i propri interessi e tutelare i propri privilegi. Significa anche essere ‘modello’ di comportamento nel rispetto delle leggi e delle istituzioni del paese.

- Superare la logica che sembra guidare oggi la nostra vita sociale e politica: chi sta in alto può, chi sta in basso deve. I nostri padri l’avevano già scritto oltre sessant’anni fa nella Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3).

 

Non v’illudete, però. Questi punti non sono che ‘appunti’ per una prima bozza di manovra di risanamento etico. Ci dovremo lavorare molto. Ognuno di noi. Attenti a tenere gli occhi aperti e il cuore sveglio. Attenti a non farci incantare dal pifferaio magico di turno. Attenti a non delegare a nessuno la scelta dei valori che per noi sono importanti.