23 gen 2011
Religione... libera (2)
La settimana scorsa, prendendo lo spunto dal tema che ci era stato suggerito per il primo giorno dell’anno, sulla libertà religiosa come via per la pace, c’eravamo fermati a riflettere sulla necessità di rivedere il tipo di rapporto che ciascuno di noi vive con la religione. Qualunque essa sia. Ci dicevamo di quanto sia tuttora necessario che la nostra ‘appartenenza’ ad una religione venga purificata da possibili inquinamenti. Inquinamenti che si costruiscono ogni volta che guardiamo la religione come se fosse un partito politico o un’organizzazione da tutelare e da difendere da possibili attacchi di chi non sta… dalla ‘nostra’ parte.
Oggi vorrei riflettere con voi su un altro aspetto di quella libertà che la religione ha bisogno di ri-conquistare.
Nei giorni di Natale ho ricevuto una lettera da un nostro lettore che mi ha fatto riflettere proprio su questo. La libertà della religione.
Giancarlo V. - che ringrazio per la sua partecipazione attiva ai nostri incontri settimanali - evidenzia in particolare come anche la religione cristiana, nel corso della storia, si sia prestata troppo spesso ad allearsi con il potere politico.
La sua lettera è molto articolata, ne riporto solo alcune righe.
Sono un abbonato di Voce della Vallesina - scrive - e approfitto dell’invito che lei rivolge ai lettori di interloquire sui problemi che lei tratta nel settimanale. (…). Mi hanno intrigato gli ultimi due interventi da lei fatti dai titoli ‘Religione e fede’ e ‘Fra le sue braccia’, per il fatto che mi stimolano a fare delle riflessioni a proposito delle religioni e del fatto che “Dio è amore”. Ma andiamo per ordine. In via preliminare sono convinto che la religione occidentale, cioè quella cristiana, dal 313 d.C. al Concilio Vaticano II è stata un instrumentum regni.(…).
Instrumentum regni scrive Giancarlo, che potremmo tradurre strumento del potere politico. E accompagna queste sue riflessioni con un’analisi storica, dai tempi di Costantino ai giorni nostri. Più di sedici secoli di storia.
È vero, questo è un altro grande pericolo per una religione: agire seguendo le medesime regole che guidano il mondo della politica. ‘Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me’. L’arte del compromesso. Grande pericolo, dicevo, perché sappiamo molto bene come, una volta entrati in questo gioco, è assai difficile trovare la strada per uscirne.
Il trono e l’altare, si diceva un tempo. Potere politico e potere religioso. Erano tempi diversi quelli in cui papi e imperatori si alleavano e si combattevano. Con nemici che, di volta in volta, mettevano a rischio gli interessi degli uni o degli altri. E lo facevano, pur consapevoli che ogni alleanza richiedeva poi un prezzo da pagare.
Pur nella diversità delle forme, ci ritroviamo anche oggi, in situazioni dove religione e politica s’intrecciano e si confondono. E il famoso principio ‘libera chiesa in libero stato’ ha ancora tanta strada da fare perché il mondo, tutto il mondo, lo prenda e lo rispetti nella sua pienezza.
L’invito di Giancarlo a riflettere sulla storia del cristianesimo è un richiamo che, inevitabilmente, diventa un invito a ritrovare le nostre origini.
Noi cristiani abbiamo una Parola nella nostra Carta Costituzionale (= il Vangelo) che non ammette equivoci. “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Matteo 22,21) non ci sembra forse sufficientemente chiaro? Perfino i farisei, che per prendere Gesù in fallo ce la mettevano proprio tutta, sono rimasti senza parole di fronte a questa Parola. E l’avevano capito così bene il suo insegnamento che questa risposta se la sono legata al dito. Insieme ad altre. Per presentargli poi il conto finale al momento opportuno!
Ora, nel duemila, non abbiamo più imperatori che si credono dèi. Né uomini della religione che si ritengono capi di governo (almeno nel nostro mondo occidentale). Ma quando le religioni fanno prevalere la loro dimensione istituzionale su quella spirituale, molto facilmente possono scivolare su aree colorate di compromesso.
E il ‘se tu dai una cosa a me, io do una cosa a te’ rischia di diventare la regola che guida il dialogo tra il mondo della politica e quello della religione. Fatto anche in buona fede, magari. Con il risultato, però, che questi due mondi rischiano ancora di prendersi a braccetto e di con-fondersi l’uno con l’altro.
L’invito a riflettere su quanto il nostro mondo abbia ancora bisogno di ritrovare e coltivare la libertà religiosa è troppo importante perché resti inascoltato. Libertà nelle sue molteplici dimensioni.
Noi, per ora, consapevoli della complessità di questo tema, ne abbiamo evidenziate alcune.
Una prima dimensione: che ogni essere umano sia rispettato nella sua libertà di percorrere il proprio cammino religioso, senza dover subire violenze e persecuzioni.
Una seconda: che ogni religione recuperi la sua dimensione spirituale come fine e scopo della propria esistenza, senza lasciarsi imprigionare dagli aspetti organizzativi e istituzionali.
Una terza, infine: che le religioni – tutte le religioni – possano ritrovare la propria libertà dalla politica.
Che ogni religione, cioè, possa procedere sulla strada della conversione da possibile instrumentum regni (= un’istituzione a servizio della politica, o nella ricerca di un potere politico) a instrumentum Spiritus (= una strada ‘buona’ per lasciarci incontrare da Dio).
(2. fine)
(1. Religione... libera)