4 dic 2011
Una violenza sottile
Venerdì 25 novembre abbiamo celebrato la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, decisa dall’ONU dodici anni fa.
Non so a voi, ma a me fa proprio impressione che nel XXI secolo abbiamo bisogno di designare una giornata per riflettere sulla violenza che noi uomini (= maschi) mettiamo in atto contro le nostre donne. Sì, dico ‘le nostre’, perché esse sono le nostre donne, come loro possono dire di noi i nostri uomini.
Sono le nostre donne perché tutti siamo nati da una donna. Piccoli e grandi, giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini comuni e uomini potenti, ignoranti e colti. Uomini capaci di avvicinarle con attenzione e rispetto, e uomini ridotti a trattarle come merce di scambio o oggetto di puro divertimento da buttare quando non ci servono più.
Sono le nostre donne perché sono le nostre compagne di viaggio in questo tempo della vita. Ci siamo scelti una compagna cui abbiamo promesso amore e fedeltà quando le abbiamo chiesto di vivere insieme. E ci siamo lasciati scegliere da lei accettandone la medesima promessa e condividendo un medesimo progetto. Con una donna abbiamo messo al mondo i figli, i nostri figli.
Con loro condividiamo il tempo del lavoro, le preoccupazioni e le gioie che la vita ci mette davanti. E quando l’incontro con una donna diventa difficile perché non riusciamo a trovare colei che vorremmo compagna di vita, il cuore si riempie di amarezza. Diventiamo tristi, perfino angosciati. A volte addirittura disperati, perché il peso della solitudine diventa difficile da sostenere. E la vita senza di lei sembra invivibile.
Sono, ancora, le nostre donne perché molti di noi hanno messo al mondo delle figlie.
Ora immaginate che dovessimo scegliere una giornata per l’eliminazione della violenza contro gli uomini… Sarebbe pensabile? Non ci farebbe un po’ sorridere? Non ci sentiremmo un po’ umiliati? Perché allora abbiamo bisogno di stabilire una giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne? È proprio questo, credo, che dovrebbe farci sentire umiliati. Quasi esseri inferiori, capaci di ‘aggredire’ chi ci sta vicino, chi ci ha messi al mondo, chi condivide con noi un progetto davvero grande: dare la vita a nuovi esseri umani, collaborare con la Natura – che noi credenti possiamo chiamare Dio – nel suo progetto di vita.
Due aspetti oggi vorrei guardare con voi, dove la violenza contro la donna è sottile, quasi invisibile. Ma proprio perché sottile, riesce a penetrare nel profondo dell’essere e a sopravvivere a tutti i livelli sociali.
Il primo: la donna-oggetto. È la donna della televisione e dei rotocalchi. È la donna che ci serve finché è giovane e bella. Magra, sottile, sorridente e sculettante. Ah, naturalmente, svestita! Pure un po’ stupidina, nel senso che più sta zitta, più è meglio. Anzi, meno pensa più va bene. Perché quando poi dovesse provare a dire la sua, o addirittura mette su qualche grammo di troppo o il suo viso non è più di porcellana algida e liscia... allora non serve più. Del resto, che ce ne facciamo noi maschietti di un oggetto scaduto? Dove va a finire il nostro potere e la nostra... potenza virile?
L’altro: la donna-serva. Questa è una specie molto più comune e molto più numerosa. È la moglie e madre di famiglia. È colei che deve fare il doppio lavoro: quello fuori casa, come tutti, e quello in casa. Il mattino si alza prima degli altri, prepara la colazione, sveglia i bambini, li veste, li fa mangiare. Poi sveglia il marito se no fa tardi al lavoro e nel frattempo cerca di vestirsi. Verifica che i bambini abbiano tutto nella cartella, compresa la colazione di mezza mattina, poi si precipita con loro a scuola. E, infine, corre al lavoro. Qualcuna, più ‘fortunata’ ha il marito che l’aiuta portando a scuola i bambini.
Non so se avete notato, ho scritto: il marito l’aiuta. Sì, perché naturalmente è lui che aiuta lei portando i bambini a scuola: come se i figli non fossero anche del padre! Chi direbbe che lei aiuta lui prendendosi cura dei figli, della casa, della spesa, della salute dei bambini, di lui, ecc, ecc?
Ma non è finita. Perché poi c’è il pranzo da preparare, c’è la cucina da pulire, la lavatrice da fare e da stendere. Ci sono i panni da stirare, i compiti dei bambini. Il frigorifero da rifornire. Poi la merenda, la cena, i bambini da mettere a letto.
Che problema c’è? Se una mamma non fa tutto questo, che madre è? E se una moglie non si prende cura del marito raccogliendo le scarpe che lui lascia dove se le toglie, la camicia, i pantaloni, i calzini e tutto il resto… Se non gli fa trovare la cena pronta quando torna a casa ‘stanco dal lavoro’, che moglie è? E se le venisse in mente di chiedergli un aiuto per apparecchiare la tavola e mettere i bambini a letto, o chiedergli una mano per pulire la cucina… Ma lui è un uomo! Suo padre mica faceva queste cose! Era sua madre che si prendeva cura della casa. Noi mica siamo donne, siamo uomini noi! Abbiamo lavorato tutto il giorno.
E lei?
Cari uomini (= maschi), non pare anche a voi che tutto questo sa di violenza sottile e quotidiana contro le nostre donne?