26 ago 2012
Diventerete come Dio
La rivoluzione del XX secolo
Il 6 agosto abbiamo ricordato il disastro di Hiroshima, replicato, tre giorni dopo, nella cittadina di Nagasaki. Era il 1945. Sessantasette anni fa. Sembra una distanza di anni-luce, invece è successo quando molti di noi erano già nati. Sono passati soltanto sessantasette anni.
Nei miti che fondano la nostra cultura, quando l’uomo descrive se stesso in rapporto alla natura, si descrive in un progredire continuo che lo vede, giorno dopo giorno, sempre più ‘padrone’ delle forze naturali. Così vede se stesso sempre più grande e autosufficiente. Dai tempi in cui Prometeo ruba il fuoco degli dèi per darlo agli uomini, ai tempi delle origini quando il Dio della Bibbia ‘cessa’ la sua azione creatrice e mette il mondo nelle mani della sua creatura più evoluta, affidandogliene la cura… è un progredire continuo.
Questi miti!
Il fuoco appartiene agli dèi. Ed è naturale che sia così. Perché esso è fonte di vita e, nello stesso tempo, causa di morte. Il fuoco è energia di trasformazione. Al fuoco chiediamo il calore di cui ha bisogno il nostro corpo per sopravvivere quando le condizioni esterne ci rendono incapaci di conservare la temperatura necessaria per le funzioni vitali. Il fuoco trasforma in cibo quegli elementi che altrimenti sarebbero veleno per il nostro fisico. Ci protegge da battèri e altri elementi pericolosi per la nostra salute. E in questo modo ci fa vivere. Ma con il fuoco possiamo anche distruggere e uccidere (alberi, case, città, uomini). E Prometeo (in greco colui che provvede) ce ne fa dono. Zeus, il padre degli dèi, lo punisce perché non possono gli uomini disporre di una tale energia.
Il Dio della Bibbia impiega sei ‘giorni’ per creare il mondo e ordinarlo. Il settimo giorno «cessa» la sua attività. (Cessare in ebraico è shabàt – da cui la parola sabato). Ma prima di cessare la sua attività, Egli affida il mondo alla creatura che aveva fatto «a sua immagine». Così l’essere umano, maschio e femmina, riceve nelle proprie mani l’universo. Sta a lui, ora, farne un buon uso. Secondo questa lettura, il settimo giorno rappresenta il tempo dell’uomo. E anche il suo lavoro dovrà essere ‘buono’. Come ‘buono’ era stato il lavoro che aveva fatto il Dio Creatore nei ‘giorni’ precedenti.
Usciamo ora dal mito e torniamo a noi. Al nostro tempo. Perché il XX secolo ha visto due eventi straordinari. Così grandi da farci ancora sentire la voce della ‘tentazione’ che nel mito biblico arriva agli orecchi dell’uomo con le parole del «più astuto di tutti gli animali della campagna che il Signore Dio aveva fatto (…): “Si apriranno i vostri occhi, e diventerete come Dio”».
La fisica e la biologia sono due aree nelle quali soprattutto possiamo risentire l’eco di quelle antiche parole. L’essere riusciti a bombardare l’atomo ha messo nelle nostre mani l’energia nucleare (l’energia rinchiusa nel suo nucleo). Con l’ingegneria genetica possiamo manipolare la vita, capaci di interagire con essa nei processi evolutivi naturali, capaci perfino di ‘costruire’ esseri viventi che la natura stessa non conosce (pensate agli OGM).
È un male? È un bene? Io credo che la conoscenza è sempre e comunque un bene. Il punto è l’uso che ne facciamo. È questo che ne definisce la qualità.
E il «diventerete come Dio» che fine ha fatto?
Siamo partiti oggi ricordando un anniversario. Hiroshima e Nagasaki credo proprio che possiamo ricordarle come un pessimo esempio della nostra capacità di fare un buon uso del fuoco degli dèi. Disponiamo di così tanti ordigni nucleari che potremmo distruggere in pochi minuti il nostro pianeta e tutti i suoi abitanti.
E questo voler manipolare la vita (della terra, dei mari, dell’aria, degli animali, perfino degli uomini…), siamo proprio sicuri che è una strada di vita? Vi siete accorti anche voi che ammalarsi di cancro sta diventando sempre più frequente? Tutta la scienza ci ricorda che cancro e inquinamento si fanno buona compagnia.
Se tutto questo significa ‘diventare come Dio’, io preferisco riscoprire la mia umanità e goderne la grandezza e il limite.
Una curiosità però mi rimane. Vista questa nostra ‘gestione’ del mondo, vorrei fare due domande. Una a Prometeo: se non pensa che, in fondo, la punizione del suo Zeus se l’era meritata. L’altra al Dio del mito biblico: se non ha mai avuto, Lui, la ‘tentazione’ di riprendersi questo nostro mondo nelle Sue mani.