29 gen 2012
Sesso in TV (2)
Riprendiamo oggi l’altra parte della lettera di Francesca. Lei continua con queste parole:
Arrivo al punto. Superato lo choc, se così si può dire, delle scene di sesso propinate a tutte le ore, adesso le fiction hanno puntato l'attenzione su un altro fenomeno: l'omosessualità. E questo mi può andare anche bene, visto che è un problema, o meglio un dato di fatto della nostra società ed è entrato nella quotidianità della nostra vita così tanto che ora sembra che chi dichiara di essere omosessuale sia quasi migliore degli altri. Riguardo alle fiction, che è l'argomento della mia lettera, quello che non mi va giù, e questo è il motivo principale della mia lettera, è che ora ci fanno vedere uomini o donne che si baciano tra di loro. No, questo proprio non lo accetto, soprattutto quando il tutto viene trasmesso in prima serata da Rai 1. Allora, e arrivo alla conclusione, le pongo queste domande che mi assillano: è giusto che i nostri figli, e non parlo solo dei miei, crescano con la mentalità che tutto è lecito, tutto è giustificabile, tutto può essere messo in mostra e tutto, anche i sentimenti, sono diventati “usa e getta"? Esiste una normalità alla quale ancora fare riferimento? La televisione ci trasmette messaggi negativi e per niente educativi e tutto ciò è molto triste ed io sono indignata ma allo stesso tempo mi sento impreparata a fare la madre, la zia, l'educatrice in questo mondo in cui per questi aspetti faccio fatica a riconoscermi. L'unica cosa che posso fare, l'unica arma che posso utilizzare è quella di lasciare la TV spenta? Vorrei tanto che lei mi chiarisse le idee e mi faccia capire qual è la strada da percorrere. La ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrà darmi e per tutto quello che ci trasmette con le sue parole.
Francesca R. B.
Cara Francesca, piacerebbe anche a me essere capace di “chiarirle le idee”, come lei dice. Ma credo proprio che il compito che mi affida sia troppo arduo, per me, come per chiunque altro volesse sostenere di darci la ‘verità’. Ciò che posso provare a fare è condividere con lei e con i nostri lettori alcune riflessioni su un tema che anch’io ritengo importante, dal momento che è un dato di realtà che non possiamo far finta di non vedere. È la natura umana che ci chiede di guardarlo e di tentarne una comprensione.
Chi sono gli omosessuali? Sono delle persone il cui orientamento affettivo, quindi sessuale, è verso una persona del suo stesso genere. Un uomo trova il completamento di sé nell’incontro e nell’amore con un altro uomo e una donna lo trova nell’amore con un’altra donna. (La prima parte della parola ‘omo-sessuale’ deriva dal greco òmoios che significa simile o uguale. Parallelamente usiamo la parola ‘etero-sessuale’ (èteros in greco significa diverso) per dire di chi trova il completamento di sé nell’incontro affettivo, quindi sessuale, con una persona dell’altro sesso.)
Perché ho scritto “orientamento affettivo, quindi sessuale”? Perché noi usiamo la parola omosessualità o eterosessualità, ma in realtà, parlando di esseri umani, dovremmo parlare di omoaffettività o eteroaffettività. Ci dicevamo proprio la settimana scorsa che una sessualità umana autentica è espressione dell’affettività, dell’amore che unisce due persone.
Francesca si chiede se “esiste una normalità cui fare riferimento”.
Fino a metà del secolo scorso si pensava che questa fosse una malattia, quindi da curare. Oggi il mondo scientifico (della medicina e della psicologia) è d’accordo nel ritenere che non si tratti di malattia, ma di uno stato che non ha nulla a che vedere con concetti quali devianza, anormalità, patologia. Si tratta di riconoscere una situazione di differenza. Ma differenza non significa anormalità (= non normalità). Qui dobbiamo fare tanta attenzione perché molto spesso il concetto di normalità che noi usiamo è un concetto statistico e non scientifico: ciò che noi riteniamo normale è ciò che fa la maggioranza, diventa ‘normale’ il comportamento della maggioranza (se, per esempio, la maggioranza ruba o non paga le tasse, prima o poi considereremo ‘normale’ il fatto di rubare ecc.)
Omosessuali si nasce o si diventa? E’ una domanda cui la scienza oggi non è in grado di dare una risposta univoca. Ciò che possiamo dire è che l’orientamento affettivo-sessuale verso una persona dello stesso genere (omo-affettività) non è espressione di malattia, non è il risultato di un’educazione sbagliata, non nasce da relazioni distorte o perverse vissute in famiglia o altrove.
Vivere una relazione d’amore è un bisogno naturale dell’uomo. Ma sappiamo bene che non è sempre così facile costruirla, come sappiamo anche quanta sofferenza accompagni la sua assenza nella vita. Dobbiamo dirci, comunque, che ciascuno, per incontrarla, deve cercare la propria strada e percorrerla. Nel rispetto di sé e dell’altro.
La televisione. È vero, la tv non ci parla questo linguaggio. Spesso non fa che mettere in esposizione questa dimensione della vita. E nel momento in cui la ‘espone’ le toglie l’intimità. Che si tratti di persone etero-affettive o omo-affettive. È qui che nasce il disagio, perché la sessualità esposta in pubblico diventa pornografia. Una sessualità sana ha bisogno di ritrovarsi nella relazione tra due persone, in un’intimità di affetti. In una relazione d’amore.
Cara Francesca, come vede, non sono temi facili quelli che lei ci ha portato. Magari avremo modo di ritornarci ancora. Oggi ci fermiamo qui, ringraziandola ancora per il coraggio che ha avuto nel decidere di scrivere.