15 dic 2013
Ascoltare il silenzio
I cieli narrano la gloria di Dio
Il firmamento annuncia l’opera delle sue mani:
Giorno a giorno ne trasmette la notizia
Notte a notte ne tramanda la conoscenza.
Senza pronunciare né parole né discorsi
Senza che si oda il suono della loro voce
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
Il loro messaggio fino ai confini del mondo.
Là ha posto una tenda per il sole
Che esce come sposo dall’alcova,
Prode radioso che percorre la sua strada.
Sorgendo da un estremo del cielo
Per raggiungere l’altra estremità
Mentre nulla si sottrae al suo calore.
(Salmo 19)
È un’antica poesia. Un’antica preghiera. Più di duemila anni fa una persona – non sappiamo se donna o uomo –, muta di fronte al silenzio dell’universo, ha saputo ascoltare il discorso profondo che giorni e notti si raccontano, sorpresi nell’armonia della vita. Meravigliati, nell’incontro di una lode al creatore. Senza parole.
È il silenzio della natura e, nello stesso tempo, il suo discorso.
Immersi in fiumi di parole: così, sembra, stiamo vivendo. Simile al campo elettromagnetico nel quale viviamo ormai, coperti tra le onde dei telefonini, dei modem e dei satelliti che hanno preso possesso delle nostre strade e delle nostre case. Perfino dei mari e delle montagne.
I ricercatori litigano tra loro sulle possibili conseguenze per la salute. Ricerche discordanti ci portano risultati che non tranquillizzano. Interrogativi sì, ne fanno sorgere e li alimentano. Senza indicazioni univoche di comportamento, ci parlano comunque di un principio di precauzione: dal momento che non abbiamo certezze, vediamo di non eccedere nell’uso dei telefonini, o almeno usiamoli con gli auricolari che, se non altro, permettono di tenere il nostro cervello un po’ più lontano dalla fonte di radiazioni. Più ancora il principio di precauzione dobbiamo usarlo con i bambini e i ragazzi, dato che il loro cervello, ancora in fase di crescita, è assai più sensibile quindi più facilmente danneggiabile. Poca cosa, diremmo, il principio di precauzione. Ma, se lo seguissimo, sarebbe già molto come cura per la nostra salute.
Ma i ‘campi elettromagnetici’ di cui voglio parlare oggi con voi non sono quelli dei telefonini e dei satelliti. Sono i campi delle chiacchiere. Una sorta di ‘elettromagnetismo’ altamente inquinante per la nostra mente. Non meno pericoloso di quello in cui la moderna tecnologia immerge il nostro corpo. Perché il campo delle chiacchiere è capace di soffocare il pensiero.
Spettacolo inquietante sono i talkshow dei nostri politici. L’uno sull’altro accapigliati, non fanno che tirarsi addosso parole su parole. Nessuno che ascolti, se non se stesso. Anzi, certe volte sembra che non ascoltino neanche se stessi, tanto sono su di giri nel produrre parole su parole il cui significato si perde nella bagarre delle voci urlanti. Spettacolo inquietante sono certi incontri di condominio; incontri di partito; incontri di sindacato. Tutti convinti di avere ragione, accavallati l’uno sull’altro. Quando poi nessuno sembra ascoltarti, allora prendi quello che ti sta più vicino e ti metti a parlargli addosso: che ti ascolti o meno, che importa? Importante che le parole che stai producendo escano dalla tua bocca.
Senza pronunciare né parole né discorsi… Il loro messaggio [si diffonde] fino ai confini del mondo.
La parola può nascere solo nel silenzio. La parola che dice, la parola che trasmette. La parola che ha le sue radici in un pensiero e lo accompagna. Quel pensiero che, nato nel silenzio e nella riflessione, vogliamo offrire a chi ci è vicino e ci ascolta. Giorno a giorno ne trasmette la notizia e notte a notte ne tramanda la conoscenza.
«C’è un infinito dentro e fuori di noi. È lì che si fanno gli incontri più belli…» mi scrive Cristina. Sono d’accordo. L’infinito parla nel silenzio. Difficile da comprendere, per noi che misuriamo la grandezza e l’importanza dal rumore e dal rimbombo delle parole e dei gesti che una persona produce. Questi giorni ci ha salutato un uomo che ha passato quasi trent’anni della sua vita nel silenzio di una prigione. È lì, credo, in quel silenzio, che ha potuto coltivare la grandezza della sua anima: l’infinito dentro e l’infinito fuori si potevano parlare e ascoltare senza pronunciare né parole né discorsi. Come aveva già compreso, più di duemila anni fa, quell’uomo che ci ha insegnato ad ascoltare il giorno che parla al giorno e la notte che alla notte tramanda la sua conoscenza.
Buon Avvento! mi ha scritto Axel, un amico monaco. Buon Avvento! possiamo dirci, tra cristiani, fiduciosi che questo è un buon tempo per imparare ad ascoltare il silenzio dell’Infinito. Dentro e fuori di noi.