3 mar 2013
Il silenzio. Respiro dell'anima
Quanto rumore questi giorni! Invasi dalle notizie. La campagna elettorale già da sola sarebbe bastata per portarci, a un certo punto, a chiudere i nostri orecchi e a chiedere agli uomini della politica di lasciarci ‘pensare’ con le nostre teste. Poi arrivano le dimissioni del Papa, una roba che non succedeva da secoli. Un momento, dovuto, che ha bisogno di essere guardato con tanta attenzione, fatta di ascolto e di riflessione. Poi ancora il solito vecchio dramma: un’altra donna vittima del suo compagno, un campione dello sport che uccide la sua fidanzata.
E noi, con il fiato corto. Con la testa che chiede una tregua. Con l’anima affaticata e inascoltata. Affaticata perché inascoltata. A lei non piace il rumore. Né il frastuono delle televisioni o dei social network.
Questo, per noi cristiani è un tempo speciale. Quaranta giorni. Li chiamiamo Quaresima. I Vangeli ci parlano dei quaranta giorni di deserto che lo Spirito ha proposto a Gesù di Nazareth prima di presentarsi al mondo come l’Inviato da Dio, il Maestro.
Il deserto. Un luogo misterioso e affascinante. Un luogo speciale che oggi siamo costretti a guardare con timore: il pianeta terra ci sta rispondendo ampliando i suoi deserti di fronte al cattivo uso che stiamo facendo delle risorse che ci mette a disposizione. La desertificazione è una cosa troppo seria perché continuiamo a ignorarne il richiamo. Lo sviluppo sostenibile è una parola che dovremmo scrivere in ogni pagina del nostro vocabolario. E non lasciar passare giorno o progetto senza leggerla. Ma anche la voce della madre-terra ha bisogno di silenzio per essere ascoltata. Il rumore di parole come sviluppo, crescita, ripresa dei consumi – che in questo periodo ci sentiamo riproporre continuamente da chi guida la politica e l’economia dei diversi stati – rischia di catturarci e di farci perdere l’orientamento. Facendoci dimenticare che il nostro pianeta ci chiede di essere ascoltato e curato.
Ma il deserto, che per l’economia del mondo è sintomo di malessere e richiesta di attenzione, nelle tradizioni religiose dei vari popoli diventa luogo prezioso e spazio privilegiato. Il deserto è il luogo del silenzio. E il luogo dell’ascolto. È lì che l’anima può ritrovare se stessa. Libera dal frastuono e dai rumori del quotidiano. Nel deserto, ci racconta la Bibbia, il popolo ha potuto ascoltare la parola di Dio: le Dieci Parole – quelle che, un po’ frettolosamente, abbiamo chiamato ‘comandamenti’ – è nel deserto che hanno trovato la possibilità di arrivare agli orecchi, e al cuore, degli uomini. È nel silenzio del deserto che Gesù scopre in se stesso la potenza dello Spirito che l’accompagnerà nelle prove e nelle difficoltà che la vita di ogni giorno gli metterà davanti.
In questi quaranta giorni speciali, che la tradizione cristiana ci ripropone ogni anno prima della Pasqua, potremmo anche noi provare a darci una boccata d’aria. L’aria del silenzio.
«Voi parlate quando non siete più in pace con i vostri pensieri. E quando non è più un rifugio la solitudine del vostro cuore, vivete con le vostre labbra. E il suono è uno svago e un passatempo. E nel vostro molto parlare il vostro pensiero è ucciso. Poiché il pensiero è un lieve uccello, che può spiegare, sì, le sue ali in una gabbia di parole. Ma non può volare». Così il Profeta di Gibran.
Abbiamo vissuto giorni sommersi dalle tante parole, ci dicevamo. Parole che volevano catturarci, parole imbonitrici, parole di venditori di promesse vacue, parole gridate credendo che il tanto volume potesse dare loro forza e contenuto, parole che tanto spesso sapevano di vuoto. Parole che diventavano perfino insulti.
Dei nostri quaranta giorni, ne abbiamo ancora ventotto. Un tempo buono, se lo vogliamo. Ventotto giorni nei quali potremmo provare a regalarci, giorno dopo giorno, qualche minuto di silenzio. Ascoltiamo il nostro respiro, il cuore che batte, la mente che ci chiede di riposare. Solo qualche minuto: lo chiediamo alla televisione, al telefonino, al computer; lo chiediamo ai nostri familiari. Lo chiediamo anche ai nostri pensieri. Dieci minuti di deserto nelle nostre giornate piene di rumore. Dentro la nostra casa o, per chi può e lo preferisce, all’aperto, in compagnia di un albero o di qualche passo, che facciamo da soli.
Niente paura, né panico: rassicuriamo la tv, il telefonino, il computer, rassicuriamo anche i nostri familiari. E non temiamo neanche per i nostri pensieri. Passati i dieci minuti, ri-saremo ancora con loro e ri-regaleremo loro la nostra compagnia.
Vedrete, giorno dopo giorno saremo più vicini a noi stessi. E la nostra anima, alleggerita dai dieci minuti d’aria, ci ringrazierà.