21 lug 2013
La (nuova) serva padrona
Adunque
Perch’io son serva ho da esser sopraffatta,
Ho da esser maltrattata? Nossignore.
Voglio esser rispettata,
Voglio esser riverita come fossi
Padrona, arcipadrona, padronissima.
Di certo il nostro amato Pergolesi non avrebbe mai immaginato che queste parole, che la sua Serpina rivolge al padrone Uberto, oggi le avremmo prese per ascoltare un’altra conversazione. Cambiano i personaggi – sono passati trecento anni – ma non cambiano i contenuti.
Volete conoscere i personaggi? Va bene. Li sveliamo subito. La serva che oggi incontriamo è la nostra tecnologia. Fatta di computer, tablet, smartphone, vestita poi di Wi-Fi, Face book, Twitter e cose simili. E il padrone? Facile! Il padrone è l’uomo moderno. Noi, le donne e gli uomini del XXI secolo. Perché così è. Meglio, così dovrebbe essere. L’uomo ha al proprio servizio questa straordinaria tecnologia che lui stesso ha inventato e costruito. Ma si sa, le ciambelle – dicevano i nostri vecchi – non vengono sempre col buco. E anche ’sta volta la ciambella appare piuttosto sbilenca.
Partiamo da un dato. Una ricerca, 2013 Mobile Consumer Habitus (Abitudini dell’utente di telefonia mobile del 2013), svolta negli Stati Uniti non ci è molto di conforto. Pensate, 72 intervistati su 100 hanno dichiarato di non allontanarsi mai dal proprio smartphone (= telefonino intelligente) più di un metro e mezzo. Altri dati? Più della metà delle persone interrogate lo usa mentre guida. Oltre un terzo mentre è al cinema. Una persona su cinque lo usa anche in chiesa. Il 12% anche… sotto la doccia! Per non parlare poi di quei 10 su 100 che lo usano perfino mentre fanno l’amore. Pardon, mentre fanno sesso: perché fare l’amore è un’altra cosa!
Noi adulti ci lamentiamo che i nostri ragazzi stanno sempre con il telefonino in mano o inchiodati davanti al computer a casa. Ma ci siamo mai guardati, noi? Siamo un po’ più lenti di loro magari, ma quanti siamo capaci di uscire di casa se non ci siamo assicurati di avere il telefonino in tasca? Quest’aggeggio è diventato una parte di noi, come una maglietta o una sottana o un pantalone che necessariamente dobbiamo indossare prima di uscire. Se poi ci capita di andare in pizzeria o al ristorante, cosa facciamo? Sul nostro tavolo tra le varie posate subito ne aggiungiamo un’altra: coltello, forchetta, cucchiaio, il bicchiere, un tovagliolo e… il telefonino. Anzi, oggi i telefonini per molti di noi sono diventati addirittura due.
Lì con noi ci sono gli amici. Certo, ma prima di tutto viene lui: tanto come me ci fanno anche loro! Lì con me c’è la mia famiglia. Beh, che problema c’è? Io, mia moglie, i nostri bambini e, sempre sul tavolo l’inseparabile!
E a casa? Qui, forse, una distinzione la possiamo fare. Tra adulti e ragazzi. Un minimo di tempo condiviso di solito ce lo permettiamo. Mangiamo insieme – quand’è possibile. Ma subito dopo non succede che ognuno se ne va nella sua stanza davanti al computer? Anche molti adulti lo fanno: allora vedi che lui si alza, appena finito di trangugiare qualcosa, e corre via dagli ‘amici’. Quali amici? Ma quelli di Face book! O di qualche altra chat. E la moglie? E i figli? Mah, per i figli non c’è proprio nessun problema: loro si sono già alzati prima di lui. La moglie? Beh, lei prima deve pulire la cucina. Se no che donna di casa è? Poi, non vi preoccupate: anche lei è attesa dagli amici. Così, tanto per chiacchierare un po’ e sgranchirsi i pensieri dopo una giornata di lavoro.
Poi… ti è mai capitato di lasciare aperto il PC e tuo marito (o tua moglie) è entrato nelle tue ‘amicizie’? Ha letto qualche ‘innocente’ conversazione che ti sei scambiato con quell’amica (o quell’amico) e ti ha chiesto cosa significano tutte quelle cose. E tu lì ad arrampicarti sugli specchi per dare spiegazioni…
Lo sapete che oggi per la maggior parte delle crisi familiari la scintilla nasce proprio da un messaggino o da una chat o da una foto su Face book, che magari vi ha messo un amico, giusto per fare uno scherzo o per documentare un momento condiviso? Vi racconto una delle ultime. Un giovane quarantenne, insieme con la moglie, faceva vedere le ultime foto del bambino a una coppia di amici sul telefonino di lei. Tra le varie foto ne esce una. Inaspettata. Era lei, la moglie, mezza nuda: se l’era scambiata con un suo ‘amico’… Direte, come minimo, che era proprio scema a lasciare sul suo telefonino una foto come questa. No, non era scema. È che la tecnologia che noi pensiamo di dominare, in realtà sta diventando la nostra padrona.
Io crederei che la mia serva adesso,
Anzi, per dir meglio, la mia padrona,
D’uscir di casa mi darà il permesso!
Eh no, caro Uberto, il permesso non te lo dà proprio! Perché Face book ti cattura – altro che Serpina! –, t’incatena allo sgabello. E tu non esci più. Quanti dei nostri ragazzi passano il loro pomeriggio, le ore della notte anche tarda, inchiodati davanti al computer. Chiusi nel loro isolamento. Convinti di essere in contatto con il mondo, prigionieri invece dietro le sbarre e con ai piedi i ceppi di questa tecnologia che ancora non abbiamo imparato a domare.