21 set 2014
Daniza, riposa in pace
Che strano animale l’uomo. Ha conquistato il pianeta e non sa neanche rispettarne le leggi che la natura ha scritto per custodirlo. Continua a fargli danno, rubando spazio alle piante che ne arricchiscono l’atmosfera. Lascia che i deserti avanzino, veloci. E dove non riescono questi, arriva lui, armato di cemento e di catrame, per ampliare e conquistare altro territorio. Uccide gli animali che vivono liberi in mezzo alla natura, per suo divertimento o addirittura perché questi hanno qualcosa che gli permette di accumulare soldi: così le zanne di un elefante diventano avorio per riempire le sue tasche, e il corno del rinoceronte, a proposito del quale è riuscito perfino a raccontarsi delle balle circa i suoi miracolosi effetti afrodisiaci, diventa oro a spese dei tanti fessi che queste cose le bevono. Alleva gli animali, ma solo quando questi gli servono. Per mangiarli, per riceverne un po’ d’affetto, o per inorgoglirsene in qualche gara di bellezza. E quando non servono più, se ne disfa, perché la loro presenza gli impedisce di godersi le sue vacanze. Li alleva anche, ma le condizioni di vita in cui li costringe sono veri lager: venti polli in un metro quadrato, con la luce sempre accesa, così mangiano di più. E lui di più ci guadagna.
Poi?
Poi per un incidente, una dose di narcotico errata o iniettata nel modo o nel momento sbagliato, muore un’orsa – che, naturalmente, non vorrebbe mai vicino alla propria casa dal momento che la ritiene pericolosa – e lui, questo strano animale, ne fa un dramma. Una tragedia. I giornali, le TV, la magistratura, la politica, il parlamento, perfino la stampa internazionale: tutto si attiva. Per non parlare poi di Facebook, Twitter. Tutti allertati e scandalizzati. Pronti a gridare alla violenza. Al mancato rispetto di un animale. Alla disperazione dei suoi cuccioli. Al mancato rispetto della natura.
Mancato rispetto della natura. Respiriamo un momento.
Sono anch’io dispiaciuto per questo incidente. Anch’io penso alla morte violenta di questo povero animale e ai suoi cuccioli che ancora non sono in grado di cavarsela da soli. Come penso, però, a quelli che abitualmente siamo noi ad allontanare dalle loro madri in tempi ancora prematuri, perché il cagnolino o il gattino che vogliamo in casa devono essere piccoli, così si affezionano meglio e si abituano più facilmente a noi. Come penso a quegli agnellini che a Pasqua allietano con le loro bistecchine i nostri pranzi. Solo che per darci questo piacere, non solo li costringiamo ad abbandonare, ancora lattanti, le loro madri, ma facciamo qualcosina di più: togliamo loro la vita. Dove sono i giornali, le TV, la magistratura, il parlamento... e tutto il resto?
Mi piacerebbe lasciar riposare Daniza nella sua pace. Una povera orsa la cui colpa era solo quella di non sapere che l’animale-uomo non la vuole vicino alla propria casa. Lui, che si ritiene il proprietario di questo pianeta, ama gli animali. Ma soltanto quelli che può governare. Addomesticare. Soltanto quelli che accettano di stare al suo servizio. Che, cioè, gli servono e – soprattutto – finché gli servono. Lei non sapeva, nessuno gliel’aveva detto, che questo strano animale senza pelliccia e senza artigli, si è autoproclamato padrone del mondo. E si comporta come tale.
Immagino che lei, e i mille altri che come lei ci frequentano a distanza, vorrebbero insegnarci una cosa. Importante. Rispettare l’ambiente. Come lo sanno fare loro. Perché loro sanno bene che l’ambiente è la nostra casa. La nostra casa comune.
Eppure l’intelligenza, i libri che siamo capaci di leggere e di scrivere, i laboratori di ricerca di cui andiamo fieri ci ricordano continuamente che l’unica specie vivente che sta danneggiando il pianeta è proprio l’uomo. Homo sapiens ci siamo chiamati. Sapiente, saggio, intelligente, consapevole. Gradino più alto di tutta l’evoluzione. Perfino immagine di Dio per i credenti delle varie religioni. Ma nonostante tutti questi titoli di merito, continuiamo imperterriti nella nostra opera di inquinamento e di sfruttamento delle risorse naturali. Senza limiti. E senza alcun rispetto verso i nostri coinquilini. Senza alcun rispetto neppure verso i nostri figli che questo pianeta dovranno abitare dopo di noi. Perché – ricordiamolo ancora una volta – la terra non l’abbiamo ricevuta in eredità dai nostri genitori: ce l’hanno data in affitto i nostri figli. E ci chiederanno conto di come gliela lasceremo.
Mi piacerebbe poter dire a Daniza che il suo sacrificio – certamente non voluto da chi cercava di prenderla, meno ancora voluto da lei – diventerà una buona occasione perché questo strano animale, l’uomo, s’interroghi sul modo in cui abita la terra. Magari anche su come si sta prendendo cura dei suoi fratelli animali e dei suoi fratelli alti che stanno fermi.