VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

29 giu 2014

La gravidanza non è una malattia

Ci mancava questo! È da un po’ di giorni che siamo bombardati da una pubblicità firmata dal Ministero della Salute. Dice: «Curarsi in gravidanza è un atto di responsabilità. Se il medico ti prescrive un farmaco, assumilo con tranquillità. Così proteggi la tua salute e la mia. Per TE e per ME, mamma». E mentre scorrono queste parole, si vedono i piedini e le manine di un bimbo. Che, alla fine, ci sorride.

Questa pubblicità è ingannevole. Non perché dica cose false. Ma perché ne dice soltanto una metà. L’altra metà, quella che non dice, dovrebbe essere più o meno così: «E tu, medico specialista, ricorda che prescrivere un farmaco in gravidanza, quando è necessario, è un atto di responsabilità. Ma soltanto quando è necessario».

Sì, perché si sta facendo sempre più strada l’idea che la gravidanza sia una sorta di malattia. Che va curata. Due esempi facciamo.

 

Se chiedessimo alle donne incinte o che hanno partorito da poco, quante sono quelle alle quali non è stato prescritto nessun farmaco durante i nove mesi, magari… un po’ di ferro, quante mani pensate di vedere alzate? Pochissime. O, forse, nessuna. Se poi, sempre parlando di ferro – tanto per fare un esempio –, chiedessimo se prima di vederselo prescrivere lo specialista ha fatto fare le tre analisi necessarie per vederne la reale presenza nell’organismo (ferritina, transferrina e sideremia), forse non sarebbero così tante a rispondere affermativamente. E questo è solo un esempio. Perché succede? Perché certe prescrizioni sono ormai di prassi. Lo fanno tutti. Qualche eccezione c’è, certo, ma sono una vera minoranza tra gli specialisti. Purtroppo.

 

Perché poi, di fronte a eventuali carenze nell’organismo, dovremmo considerare anche quanti sono, tra i medici, coloro che si premurano di studiare seriamente l’alimentazione. Per saper indirizzare la donna incinta verso quei cibi che sono più ricchi proprio di quelle sostanze di cui il suo organismo ha bisogno. Senza dover ricorrere, sempre, ai prodotti di laboratorio. Il motivo? Semplice.

Quanti di noi prendono gli integratori: quei prodotti ricchi di ferro, potassio, sodio, ecc. Dimenticando, però, che la natura quelle stesse sostanze le ‘produce’ naturalmente. E che, proprio perché naturali, sono totalmente e molto più facilmente fruibili dal nostro organismo. Un esempio. Un’arancia contiene la vitamina C. Poca, di fronte a quella che contiene la pillolina che compriamo in farmacia. Ma il nostro organismo preferisce di gran lunga quella naturale a quella prodotta in laboratorio. Perché quella naturale la ‘prende’ tutta (= è bio-disponibile). Quella artificiale, invece, lo appesantisce e spesso gli richiede un sovraccarico di lavoro per metabolizzarla.

 

Poi c’è un altro aspetto, sempre in gravidanza. Facciamo attenzione a quei Centri nati intorno alla parola depressione. Domandiamoci quale donna, durante i nove mesi di attesa, accanto al piacere di aspettare un bambino, non ha mai avuto sentimenti di preoccupazione, o di tristezza, o momenti in cui ha sentito il timore di non farcela. O giorni in cui sente scendere le lacrime e non sa bene il perché. A tutte è capitato. Così come a tutte le donne, nei primi tempi dopo il parto, capita di sentire stanchezza, affaticamento, tristezza, solitudine. Con la percezione che nessuno intorno a lei sia in grado di capirla. Sentendosi, così, una madre inadeguata perché “una mamma deve essere felice di avere un bambino: quindi non può avere pensieri negativi…”. Così si dice.

E cosa fanno certi nostri specialisti? Perché non dare un blando antidepressivo? Così, se iniziamo una cura durante la gravidanza, preveniamo la depressione post partum!

 

Depressione post partum. Noi ne abbiamo già parlato. Era il 2009, proprio di questi tempi, inizio estate. Ma ogni tanto ci dobbiamo ritornare. Perché la medicina – certa medicina, incarnata da certi medici, guidati più dalle case farmaceutiche che da una vera attenzione alla salute psico-fisica delle persone – sente spesso il richiamo delle scorciatoie. La scusa è che non c’è il tempo, o non c’è il personale sufficiente, o qualcosa del genere. Ma in realtà bisogna riconoscere che è più facile prescrivere un farmaco che farsi carico di aiutare una donna e la sua famiglia (primo fra tutti il compagno!) a sentire che aspettare un figlio non è una questione soltanto da donne. Perché ad essere ‘incinti’ sì è almeno in due: una madre e un padre.

 

Onorevole Lorenzin, lei è il Ministro della Salute. Ed è una donna. Riveda questa pubblicità che sta uscendo firmata dal suo Ministero. Trovi lei il modo. Mi appello alla responsabilità che si è assunta per la salute di tutti i cittadini. E ad una solidarietà di genere che sicuramente lei, come donna, saprà giocarsi.

La gravidanza NON è una malattia!