VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

4 mag 2014

I bambini di fronte alla tecnologia

Più tecnologici. Più intelligenti? (1)

I nostri bambini sono più tecnologici. Gli addetti ai lavori li chiamano nativi, mentre noi adulti siamo gli immigrati. Immigrati e nativi nel mondo della tecnologia. Perché i nostri bambini oggi ci nascono con il computer in casa e lo smartphone nelle mani. Noi, invece, da bambini neanche sapevamo cosa fossero questi aggeggi. E abbiamo dovuto imparare da grandi ad usarli – pure con non poca fatica!

Perfino a scuola ormai usare un PC o un tablet è diventato normalità. In alcune scuole addirittura obbligo. Ma, senza accorgerci, rischiamo di incappare in un bell’equivoco: identificare la diffusione della tecnologia con l’accrescimento della cultura e con uno sviluppo superiore delle capacità intellettive. Nostre, dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.

Che Internet, con tutto ciò che ci nuota dentro (social network, ricchezza d’informazioni, collegamenti veloci da una parte all’altra del mondo...), sia una grande risorsa del nostro tempo, è fuori discussione. E la disponibilità di macchine capaci di fare lavori in tempi impensabili per le normali capacità del nostro cervello è, oltre ogni dubbio, una grande potenzialità per ampliare le nostre conoscenze e le nostre ricerche.

 

Qui, però, dobbiamo fare attenzione ad un aspetto che rischia di sfuggirci, affascinati come siamo dalle possibilità che la tecnologia ci mette nelle mani. Non è un ragionamento facile. Ma ci proviamo. Magari potrebbero aiutarci gli studenti del nostro Liceo Scientifico che, nelle Olimpiadi Regionali delle Neuroscienze ad Ancona nel marzo scorso, su cento partecipanti hanno conquistato le prime dieci posizioni. Bravi, ragazzi!

 

Ma riprendiamo ora il nostro ragionamento.

Un punto fermo, da non dimenticare mai, è questo: i tempi della biologia e i tempi della tecnologia sono completamente diversi, marciano con due velocità totalmente differenti. Il nostro cervello (un chilo e mezzo di peso, con cento miliardi di cellule) è sostanzialmente lo stesso di quello che avevano gli egiziani ai tempi dei faraoni. La tecnologia di cui disponiamo oggi è anni luce lontana da quella che avevamo anche soltanto cinquant’anni fa. Un esempio: ciò che può fare uno dei nostri telefonini ‘intelligenti’ (= smartphone), cinquant’anni fa poteva farlo una macchina che occupava un’intera casa! Quindi, mentre la tecnologia viaggia alla velocità della luce (un computer che compriamo oggi, dopo un giorno è già superato), il nostro organismo non arriva neanche alla velocità di una lumaca. Ma questo non è un fatto negativo. Anzi. Questo è la garanzia che il nostro sistema nervoso (quello che studiano le neuroscienze di cui parlavamo prima a proposito dei nostri studenti), una volta consolidato un suo funzionamento, non ci tradisce. Proprio perché il tempo per maturare delle modificazioni (= mutazioni) si misura in migliaia, meglio, in milioni di anni.

 

E qui siamo al nostro interrogativo di partenza. I nostri bambini saranno più intelligenti dal momento che usano con tanta frequenza e tanta disinvoltura queste nuove macchine? No. Non saranno più intelligenti. Semplicemente sapranno usare un computer con maggiore facilità.

Facciamo un esempio. Tutti noi oggi siamo in grado di guidare un’automobile. E lo facciamo con estrema facilità. È diventato ‘naturale’ metterci al volante e partire. Cento anni fa erano pochissimi a saperlo fare: pochissimi si potevano permettere una macchina. Siamo per questo ‘più intelligenti’ dei nostri bisnonni? No. Siamo semplicemente più capaci di guidare un’auto!

 

L’intelligenza è altra cosa. È la capacità di affrontare i problemi. È la capacità di riflettere sulle cose della vita, sulle nostre esperienze. E di apprendere da queste. È l’intelligenza che ci permette di valutare le diverse situazioni in cui la vita ci pone. Ci guida nelle scelte e nella costruzione delle nostre scale di valori.

 

Dove si trova l’intelligenza? In maniera molto semplice possiamo dire che la sede dell’intelligenza è il nostro cervello. Ho scritto “in maniera molto semplice” non perché non sia esatta quest’affermazione, ma perché i processi mentali in realtà coinvolgono tutto l’organismo. Questo lavora sempre come un insieme, come un sistema. Tutte le parti operano in sinergia. Possiamo dire che il cervello è la centralina di controllo. Lui riceve informazioni da tutto il corpo e ne guida tutte le operazioni. I pensieri, il linguaggio, le sensazioni, le emozioni, perfino le funzioni che l’organismo svolge in modo automatico (il respiro, la digestione, il battito del cuore, ecc.): tutto è controllato dal nostro cervello.

Ma anche il cervello, come ogni altro organo del nostro corpo, ha bisogno degli stimoli giusti per sviluppare le sue potenzialità. Di questo parleremo la settimana prossima.

 (1. continua)