2 feb 2014
Un tempo per i vecchi... (1)
E vedi i loro occhi pieni di gratitudine.
È stato il mio regalo di Natale, il più bello. Era più di un mese che non incontravo Roberto e finalmente sono riuscito a prendere un po’ del mio tempo, quello che… non basta mai, e ci sono andato. Lui è lì da tre anni. Dopo aver speso i suoi primi ottantacinque anch’egli immerso in quel tempo che si misura con le tante cose da fare.
Ora da fare non c’è più niente: non c’è più nessuno che ti chiami e ti richieda. Anzi, sembra che sei diventato un di più. Un accessorio. In certi momenti hai proprio la sensazione di essere inutile. In altri, poi, questa sensazione si trasforma, e negli occhi degli altri – quelli che prima ti chiedevano e ai quali tu eri pronto a rispondere – leggi che sei diventato un peso.
Ora sei insieme ad altri. Vecchi, come te. Inutili, come te. Dimenticati. Perfino da chi, per venire al mondo, ha attraversato il loro corpo. E la loro fatica.
Una donna, mentre ci salutava, aveva gli occhi lucidi: “Vado a casa da mia figlia per Natale!”. Sentiva di esistere, ancora, per qualcuno. Lì vicino, appoggiato a un tavolo, stanco per gli anni che il suo viso non riusciva a nascondere, un uomo teneva in mano delle immaginette sacre: da lontano, ai miei occhi miopi, era sembrato che facesse il solitario.
In realtà proprio questo riempiva quella stanza. Tanti solitari. Una stanza piena. Un vociare a volte alto, spesso incomprensibile: come se volesse ancora esprimere la forza di pensieri che devono vincere su altri pensieri. Il tutto incorniciato dalla voce, questa sì inutile, di un televisore che faceva solo baccano. È perché loro sono sordi, mi dicono, se non teniamo il volume alto, non sentono niente! Lì per lì penso che abbiano ragione. Poi, quando esco, mi dico: ma cosa devono sentire? E non so rispondere. Perché erano senza vita quegli occhi che la tv cercava di catturare. Mentre si accendevano, anche solo per un attimo quando, uscendo, salutavo quelli che mi erano più vicini.
Allora un pensiero ha cominciato a muoversi nella mia mente.
Non era allegro. Non parlava di gioia – quanto spreco di questa parola nei giorni di Natale! Non sarà che la nominiamo così spesso proprio per chiederle di aiutarci a non sentire la tristezza che accompagna le nostre solitudini?
Ah, il pensiero. Lo stavo già dimenticando.
Mi vedevo proiettato, fra un pugno di anni, in quel tempo di attesa che respiravo dentro quella stanza della casa di riposo. Sì, casa di riposo. Così la chiamiamo. Ma il riposo serve per poi ripartire. Loro per dove devono ri-partire? Non sarà che metterli in una casa di riposo serve perché noi, quelli il cui tempo è prigioniero delle tante cose da fare, possiamo riposare dal prenderci cura di chi ora, nella sua vecchiaia, ci affaticherebbe soltanto, con la sua presenza e con le cure di cui ha bisogno?
Ma ecco che me ne sono di nuovo andato: sarà perché vedermi proiettato fra un po’ d’anni in quella stanza, inutile, stanco, con i minuti che sembrano ore, le ore che sembrano giorni e i giorni che sono tutti uguali… non mi dà entusiasmo. E mi riporta di fronte alla domanda di sempre. Quella domanda che i giorni pieni di cose da fare vorrebbero impedirmi di ascoltare: qual è il senso della vita.
Lo so che la mia anima ha bisogno di farsi accompagnare da questa domanda. Lo so che se non l’ascolto, poi mi perdo, affaccendato in una corsa continua tra un lavoro da finire, una persona da incontrare, una scadenza da pagare, una riunione da organizzare.
Non posso dimenticare che oggi è il giorno che sto vivendo: non domani, né ieri. Né fra un pugno di anni. Non posso dimenticare che è in ogni oggi che posso scoprire il senso della mia vita.
(1. continua)
* *
All’inizio di questo nuovo anno desidero informarvi che è uscito il 2° volume de LA MENTE E L’ANIMA. Anche questo volume è edito da Voce della Vallesina e dall’Istituto di Terapia Familiare. Ci sono raccolte le conversazioni che insieme abbiamo fatto negli anni 2011 e 2012. Il testo è accompagnato da una presentazione di Simona Argentieri, una psicoanalista di grande esperienza, di Roma, e da uno scritto di Alberto Maggi, un maestro nello studio della Bibbia, di Montefano.
Ora lasciamo passare l’inverno. Poi, in primavera, organizzeremo qualche incontro di presentazione. Il libro è già disponibile nelle librerie. Buona lettura!
Voglio anche ringraziare tutti quelli che mi scrivono o mi fanno comunque delle osservazioni su quanto, di settimana in settimana, ci veniamo dicendo. Così, in buona compagnia, ci auguriamo un anno sereno e con la pace nel cuore.