26 gen 2014
27 gennaio. Giorno della memoria
Una nuova Shoah?
Sei ancora quello della pietra e della fionda / uomo del mio tempo. / (…) Hai ucciso ancora, / come sempre, come uccisero i nostri padri, come uccisero / gli animali che ti videro per la prima volta.
Parole dure queste di Quasimodo. Ma quali altre parole potremmo trovare per parlare a quegli uomini che in India, nel dicembre scorso, hanno violentato poi ucciso, dandole fuoco, una bambina di dodici anni? Dodici anni.
Qualcuno di voi, uomini del mio tempo, ha una figlia di quest’età? Se sì, si fermi un momento. La guardi. E mentre la guarda provi a chiedersi come sia possibile che degli uomini, adulti, compiano un gesto tanto disumano. Lo so, sentimenti di odio e di vendetta si fanno sentire. Desiderio di fargliela pagare nel più efferato dei modi. Quasi che neppure la pena di morte darebbe soddisfazione ai nostri sentimenti.
Poi, però?
Dopo esserci scandalizzati, arrabbiati, armati dei più bassi istinti di vendetta, poi… che cosa cambia nei nostri pensieri e nel nostro modo di vivere? Di più: che cosa cambia nel nostro modo di far crescere i nostri bambini e le nostre bambine, i nostri ragazzi e le nostre ragazze: giovani oggi, donne e uomini domani? Perché, comprendo, scandalizzarci è umano. Chiedere risarcimenti e punizioni pure. Occhio per occhio e dente per dente non è certo un sentimento nuovo che appartiene, quasi fosse una conquista della civiltà, solo agli uomini del mio tempo. Ma dopo esserci scandalizzati, dopo aver imprecato e sentenziato per la peggiore delle pene, dopo, dove ci porta questa nostra reazione, dirompente, di fronte a gesti tanto disumani?
L’India è lontana. Ma uomini che violentano donne, ragazzi che fanno banda per aggredire e violentare una ragazzina, mariti o fidanzati o conviventi che uccidono la compagna di vita… tutto questo è anche Italia. Uomini che sfruttano bambini e bambine per soddisfare un istinto sessuale malato e deviato, sono italiani. Sono qui, a casa nostra. Magari professionisti rispettati e riveriti. Divi dello spettacolo o leader della politica.
Questo allora può diventare un buon momento per girare lo sguardo a casa nostra e nel nostro tempo, e chiederci se certi gesti e certi comportamenti non siano poi espressione di un pensiero che ancora sottostà al modo in cui educhiamo i nostri ragazzi. Maschi e femmine. Guardiamoci bene. Non sono figli delle nostre famiglie quei ragazzi che trattano le loro compagne di scuola come fossero merce da buttare? E quegli uomini che sfruttano la pedopornografia non sono uomini nati e cresciuti nelle nostre famiglie?
Questi miei pensieri non vogliono essere un invito piangerci addosso o a flagellarci. Vogliono essere riflessioni che possano trasformarsi in domande. Abbiamo bisogno di chiederci quali sono i modelli, nel rapporto uomo-donna, che guidano il nostro pensiero e i nostri valori. Troppe volte, ancora, sento di uomini della politica o del mondo degli affari, guardati con invidia perché possono ‘avere’ tante donne. Troppe volte sento di donne che se vogliono fare carriera – peggio ancora, se vogliono lavorare – si vedono costrette a ‘prostituirsi’ al padrone di turno.
Allora mi chiedo: ma il mito del maschio-cacciatore e della femmina-preda non è roba stantia che appartiene ad altri tempi? Poi, però, mi accorgo che questo è più un desiderio che realtà. Perché ancora tanti padri, troppi padri, vogliono trasmettere questo modello ai loro figli. Ogni lasciata è persa, ti dicono. E se non approfitti quando lei ci sta (in realtà qui il linguaggio è più volgare), che uomo sei? Come se il valore di un uomo fosse tutto nei suoi genitali. Più ne fa, più vale.
Questo è il nocciolo del problema. L’educazione che continuano a ricevere i bambini e i ragazzi di oggi. Mi diceva una mamma: “La colpa è di noi donne, perché l’educazione dei figli ce l’abbiamo noi, nelle nostre mani”. Forse un po’ ha ragione. Ma solo un po’. Perché io credo che la doppia morale con la quale ancora facciamo crescere i figli di oggi, è costruita e alimentata sia dalle madri sia dai padri. Doppia morale, perché ce n’è una per i ragazzi e un’altra per le ragazze. Perché continuiamo a proporre loro quel modello stantio e asfissiante del maschio-cacciatore e della femmina-preda. Quindi, se un cacciatore cattura una preda, che male fa? In fondo non fa che il suo mestiere. Anzi, più ne cattura, più è forte. Più vale.
Sei ancora quello della fionda e della pietra, uomo del mio tempo… In India o in Italia: c’è poi così tanta differenza?
Un’operazione difficile oggi abbiamo fatto. Guardando indietro nel tempo, e guidati dalla memoria di un terribile passato, scriviamo nella memoria del presente. Come una nuova shoàh. Quella che una parte dell’umanità continua a mettere in atto contro l’altra parte della medesima umanità: gli uomini contro le donne.