VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

6 set 2015

Cattivi amministratori delle nostre risorse

Il giorno dell’esaurimento

Quest’estate l’abbiamo combinata bella: il 13 agosto abbiamo ‘celebrato’ il giorno dell’esaurimento delle risorse che la terra aveva messo a nostra disposizione per quest’anno. Da un mese ormai stiamo consumando le riserve che il nostro pianeta ha messo da parte per il 2016. È l'Earth Overshoot Day, così gli scienziati chiamano il giorno in cui, in un determinato anno, il nostro consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa della terra.

Vent’anni fa l’avevamo raggiunto il 10 ottobre. Nel 1975 il 28 novembre. Non c’è che dire, pare proprio che stiamo facendo grandi ‘progressi’: in quarant’anni siamo riusciti ad arrivare all’esaurimento delle risorse con ben tre mesi di anticipo! È come se, dovendo fare un viaggio, nel deserto o in mezzo al mare o in alta montagna, e avendo preparato cibo e acqua per i giorni previsti, quello che dovrebbe bastarci per i dodici giorni del viaggio noi l’abbiamo consumato in sette. E negli altri cinque cosa mangeremo e che berremo?

 

Se poi volessimo cercare i colpevoli e chiederci anche chi sia stato a consumare così stupidamente tutte le riserve, forse sarebbe meglio cambiare discorso. Perché questa domanda metterebbe NOI sul banco degli accusati. Noi esseri umani, intelligenti e consapevoli delle nostre scelte.

 

Ci facciamo qualche esempio per comprendere in concreto cosa possa significare che abbiamo già esaurito le risorse che il pianeta terra aveva riservato per il 2015. Abbiamo già abbattuto tutti gli alberi che la terra ci aveva dato per quest’anno; abbiamo già pescato tutti i pesci che avevamo a disposizione; abbiamo immesso nell’atmosfera tutta l’anidride carbonica che potevamo metterci e che le piante avrebbero potuto restituirci come sano ossigeno per i nostri polmoni; abbiamo consumato tutte le risorse energetiche che il pianeta aveva programmato per quest’anno.

 

Forse dovremmo ricordare una verità. Amara a dirsi, ma molto vera e non confutabile. La terra (= la natura) non ha bisogno degli uomini per vivere. Prima che la nostra specie apparisse su questo pianeta, essa viveva già da parecchio tempo. Dei suoi cinque miliardi d’età, con la specie umana ne ha convissuti soltanto quattro cinque milioni. Piuttosto pochini rispetto alla sua pur giovane età, non vi pare? Il problema però è che se il nostro pianeta può fare a meno di noi, noi non possiamo fare a meno di lui. In alcun modo. La Luna o Marte o Venere o Urano o Kepler 452b – che abbiamo frettolosamente chiamato Terra 2.0 – non sono disposti ad ospitarci. Non ci vogliono. Forse anche perché vedono come stiamo trattando questa casa che tanto generosamente ci ospita e che noi, altrettanto in-generosamente, stiamo rovinando!

 

Ma cosa possiamo fare per rimediare a tanta stupidità e per riassettare questa ancor bellissima casa che ci ospita? Certo, i grandi progetti non sono alla portata di noi singoli cittadini: i governi e le agenzie internazionali hanno il compito di porre rimedio ai danni già fatti e di mettere in atto opere sia di recupero sia di prevenzione per il futuro. Consapevoli anche che questa terra non ce l’hanno data in eredità i nostri padri, ma, come ci dicevamo già in altre occasioni, ce la danno in affitto i nostri figli. E se davvero ci teniamo a loro, questa casa gliela dobbiamo restituire... in buone condizioni.

 

Diciamoci allora qualcosa di piccolo, che sia alla portata del nostro quotidiano.

L’acqua. Chiudiamo il rubinetto mentre ci laviamo i denti o lo lasciamo aperto per tutto il tempo? Quella con cui laviamo l’insalata o le verdure c’innaffiamo le piante o la buttiamo giù per il lavandino? Quando ci facciamo la doccia, la chiudiamo mentre ci passiamo il bagnoschiuma o la lasciamo buttare per tutto il tempo? Mi raccontava Gabriella che dopo essere tornata da un viaggio nel deserto, era attentissima nell’aprire e chiudere il rubinetto: ma dopo una settimana era tornata alle abitudini di prima!

L’energia. La Tv è sempre accesa, anche quando non la seguiamo? Spegniamo le luci quando usciamo da una stanza o le lasciamo tutte perché... abbiamo paura del buio? Usiamo le lampadine a led o almeno a risparmio energetico, o continuiamo con i super lampadari che i nostri bravissimi architetti hanno disegnato, ma senza badare ai consumi? Che temperatura teniamo d’inverno nelle nostre case? E d’estate quanto lavorano i nostri condizionatori?

Il cibo. Cuciniamo quello che davvero ci serve o siamo ormai abituati a buttare quello che avanza dal pranzo o dalla cena? I nostri frigoriferi e i congelatori quante cose hanno nella loro pancia che dopo un po’ dobbiamo buttar via perché andate a male?

E... la raccolta differenziata?

 

Come ripresa dopo la pausa estiva, per oggi basta. Salutandoci, cerchiamo di ricordare che davvero la natura non ha bisogno di noi: siamo noi ad aver bisogno di lei. Perché è sulla sua buona salute che noi possiamo costruire e conservare la nostra.