13 dic 2015
Per non confondere il rispetto con l’ignoranza
Un natale o un Natale?
Caro Gesù, finalmente faremo un natale... laico!
Del resto, magari senza saperlo, quei dirigenti scolastici, che rischiano di confondere il rispetto per gli altri con l’ignoranza, hanno avuto una grande intuizione. Tu eri un laico. Non appartenevi alla casta sacerdotale, né a quella degli scribi, i sapienti teologi del tuo tempo, né eri un religioso fariseo. Solo che qui facciamo confusione: forse tu non lo sai, ma noi ormai usiamo la parola laico contrapponendola a un’altra, pericolosa sembra, religioso. Meglio, credente. Così riusciamo subito a creare distinzioni e a costruire separazioni: da una parte i credenti e dall’altra i non credenti. Credenti in che cosa, poi? Magari in un Dio che non si sa né dove né come sia. Tanto siamo abituati a farcelo a nostra immagine e, diciamolo pure, a nostro comodo. Sai, noi siamo un po’ abituati a un Dio che sistemiamo da qualche parte e che tiriamo fuori quando ci serve. Contando che ci risolva qualche problema. Quando poi non lo fa, e questo succede quasi sempre, lo rimettiamo a posto. O, addirittura, lo imprechiamo perché ci ha delusi.
A me, per la verità, piacerebbe molto di più che provassimo a distinguerci, se proprio vogliamo farlo, tra chi pensa e chi non pensa. Tra chi ragiona con la propria testa, e chi questa la usa giusto per bellezza. Ma sai, non è così facile pensare. Corri anche il rischio di non trovare troppa solidarietà. Pare che uno che pensa non sia tanto gradito. Soprattutto a chi pretende di farlo anche per gli altri. Tu ne sai qualcosa, visto che la tua libertà di pensiero i capi del popolo e i custodi della religione te l’hanno fatta pagare piuttosto cara.
Ma ritorniamo al natale laico. Gli uomini di cultura, cui un dirigente si pregia sicuramente d’appartenere, sanno che essere laici significa semplicemente essere parte del popolo. Sapendo ‘di greco e di latino’, di sicuro nei loro appunti di liceo ne ritroverebbero la radice: laòs significa popolo. Quindi laico potremmo tradurlo con popolare. Tutti apparteniamo al popolo. Ma, sai com’è. Ricordi ai tuoi tempi che bel gruppo di privilegiati si era costituito? Sacerdoti, scribi, farisei... loro sì che erano ‘fuori’ dal popolo. Al di sopra di esso. Tanto che si autoproclamavano maestri e capi. E tutti gli altri dovevano seguirli e obbedire. Loro indicavano la strada, gli altri ci dovevano camminare.
Il problema è che oggi non siamo poi tanto originali. Abbiamo copiato. I nuovi sacerdoti o scribi o farisei li trovi subito, e pure numerosi: basta che guardi il mondo della politica, della finanza, della cultura. Perfino della religione. Delle religioni. E quella libertà di pensiero che tu hai cercato d’insegnare ai tuoi, hai voglia a cercarla! No che non ci sia. È che... quanta fatica per coltivarla e non barattarla per un piatto di lenticchie. Proprio come Esaù con Giacobbe. E oggi di lenticchie ne abbiamo una buona offerta: la carriera, il successo, l’approvazione, il quieto vivere, i soldi.
Mi dirai, Gesù, che sto parlando a ruota libera. Ma, visto che anche tu sei uno di noi, sai bene come camminano i nostri pensieri quando proviamo ad ascoltarli: uno ne richiama un altro.
Eravamo partiti dal natale laico. Ricordi? Hai notato che sto scrivendo natale con la lettera minuscola? È che non vorrei passare per vecchio e bigotto di fronte a chi pensa che il natale laico sia indice di modernità e di apertura culturale. Perché per me, e anche per tanti di noi, Natale – quello con la N grande – continua a parlare della tua nascita.
È vero che, non conoscendo il giorno in cui sei nato davvero, questa data l’abbiamo rubata al sole. Era la sua festa. Il solstizio d’inverno. Infatti il 25 dicembre è appena qualche giorno che è ripartito, per darci, ogni giorno un po’ di più, la sua luce e il suo calore. Abbiamo pensato che tu potessi essere come il sole. Che ci illumini la mente e ci riscaldi il cuore quando la vita ci mette davanti momenti e tempi oscuri e freddi.
Però una domanda mi rimane. Non capisco bene una cosa: perché nel tempo di natale queste scuole che vogliono proporci il natale laico fanno poi tante vacanze. Forse perché una volta, nell’era dei valori e delle tradizioni cristiane, Natale si scriveva con la N maiuscola. Sai, tu Gesù, eri un punto di riferimento. Alterato tante volte, usato e abusato. Dai moderni sacerdoti, quelli della cultura o della politica. O anche della religione. Non vorrei però che oggi, mentre perfino i musulmani ti vedono come un grande profeta, per noi sei diventato uno da... archiviare!
Ti dico la verità, a me piacerebbe che noi cristiani – così ci chiamiamo ancora – potessimo ritrovarti. E tornare a scrivere Natale con la N maiuscola!