11 set 2016
A proposito delle vignette di Charlie Hebdo sul terremoto
Stupidità
La stupidità non fa ridere. Neanche sorridere. La stupidità è solo stupida.
Quando l’anno scorso fanatici islamisti hanno aggredito la redazione di Charlie Hebdo uccidendone i giornalisti, tutti ci dicemmo solidali con quel giornale. Ad un’aggressione con la penna, quantunque forte o dissacrante, non si può rispondere con il kalashnikov. Mai. Non c’è giustificazione. Non c’è raffronto. Meno ancora c’è il diritto a nascondersi dietro il nome di un qualche Dio per compiere i propri misfatti.
Ma oggi non possiamo stare con quel giornale quando mette in mostra la sua stupidità. Non ne abbiamo bisogno.
La capacità di sorridere di noi stessi, di tanti nostri limiti, che a volte crediamo essere pregi; la capacità di cogliere e di accettare l’ironia, perfino la satira, quando questa ci aiuta a vedere tante nostre contraddizioni e incoerenze, nei pensieri o in certi atteggiamenti o comportamenti... Ben venga tutto questo.
Ma la stupidità è altra cosa. Ridere, peggio, voler far ridere sulla morte di tante persone rimaste sotto le loro case crollate per un terremoto, o sulla morte di persone costrette ad abbandonare la loro terra per la fame o i disastri dei signori della guerra. Questo no. Di questo non abbiamo bisogno.
Se l’anno scorso Je suis Charlie era un gesto di solidarietà. Oggi Je ne suis pas Charlie lo diventa. Perché non possiamo amare la stupidità. Meno ancora possiamo amarla quando ce la vogliono vendere per intelligenza o genialità.
Ci sono delle cose sacre. Una di queste, forse la più sacra di tutte, è la Morte. Che è sorella della Vita.
Possiamo sorridere sull’immagine di noi stessi. Anche sull’immagine di Dio che, nelle varie religioni, ci siamo costruita. Con tanti limiti e incoerenze. Possiamo sorridere su regole o tradizioni, culturali o religiose, che alla fine diventano per noi stessi una prigione. E che noi, senza accorgercene, continuiamo ad alimentare. La satira intelligente sa disvelarcene le sbarre. Certe volte arriva perfino a metterci in mano la chiave per uscirne. È un grande dono che la natura ci fa, l’intelligenza. La capacità di conoscerci sempre più a fondo e sempre più apertamente.
Ma non possiamo ridere sulla morte.
Non l’abbiamo fatto quando essa è entrata di forza nella redazione di Charlie. L’abbiamo ascoltata in silenzio. E abbiamo ascoltato il silenzio che la circondava. Un silenzio religioso. Che sapeva parlare di attenzione, di vicinanza, di condivisione di un dolore inaccettabile.
Come però è inaccettabile, oggi, la disattenzione, peggio, la stupidità – che diventa disumanità – con cui i vignettisti di Charlie hanno guardato il dramma del terremoto.
Per chi non l’avesse vista, o gli fossero sfuggiti certi particolari, così era la l’immagine che voleva rappresentare le donne e gli uomini di Amatrice e degli altri centri colpiti: un uomo e una donna sporchi di sangue, usciti dalle macerie; con sopra lui la scritta ‘penne al pomodoro’, e sopra lei ‘penne gratinate’; accanto a loro poi una catasta di morti con la scritta ‘lasagne’; sopra tutto un titolo ‘terremoto all’italiana’.
Ditemi voi dov’è la presunta intelligenza o sensibilità o genialità di una vignetta di questo genere. Dov’è la solidarietà e la vicinanza nel dramma della morte. In una sola parola: dov’è l’umanità.
Libertà d’espressione? Libertà di stampa? Sì, certo. Ci mancherebbe. Nessuno chiama in causa censure o roba del genere. Ma, per favore, non veniteci a vendere stupidità per intelligenza o idiozia per genialità.
Poi, come se tutto questo non fosse stato sufficiente, quei giornalisti – si possono chiamare così? – ne hanno fatta subito un’altra: un uomo ferito esce dalle macerie e dice: Italiani, non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia.
Normale intelligenza, non alto genio, vuole che quando sbaglio – perché sbagliare può capitare a tutti – e me lo fanno notare, io provi a correggermi. A chiedere scusa, perfino. Stupidità, invece, chiede altro: continua come hai fatto prima! Beh, stavolta quel settimanale ha superato se stesso: se voleva metterla in mostra la sua stupidità, ce l’ha messa tutta. E c’è riuscito proprio bene. Bravo, Charlie!
Ora, però, noi proviamo ad avvicinarci a tutte quelle persone aggredite dal terremoto. Per ascoltare il silenzio del loro dolore, per rispettare la sacralità della morte e per ritrovare, con loro, la forza di andare avanti. Di attingere all’Energia di Vita. Che è più forte della Morte.
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L'articolo cui facciamo riferimento su Charlie Hebdo è Allah Akbar 2015