VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

12 giu 2016

Vincenzo, l’ex fidanzato, ha ucciso Sara. Riflessioni

Una coppia... come tante

Questi giorni una delle ultime tragedie che ha coinvolto una coppia di ex fidanzati. La solita storia: un uomo uccide la sua donna. Semplicemente perché lei non si ritiene più sua. E così, di nuovo, ci ritroviamo davanti al mostro. Da indicare con precisione e con dettagli sul suo operato, e da sbattere in prima pagina. Convinti, così facendo, che ce ne liberiamo. Isolandolo. Nella cella di un carcere. E all’interno di un comportamento che di umano sembra non avere nessun connotato. È un mostro. Non un uomo. E siccome noi siamo uomini (e donne), lui non ci appartiene. Né noi abbiamo elementi o particelle che con lui possano accomunarci.

Ma non è così. Certo, è Vincenzo, l’ex fidanzato di Sara, che ha compiuto un gesto tanto impensabile. Inaccettabile. Ingiustificabile. Da ogni punto di vista. E sappiamo pure di altri uomini che hanno ucciso – e uccideranno – le donne della loro vita. Già 37 quest’anno, 128 nel 2015. Per motivi apparentemente inconcepibili per la mente umana.

 

Adesso, però, fermiamoci un momento. Spegniamo pure quei programmi che in tv vivono e s’impastano di questi fatti di cronaca. E facciamoci una domanda.

È possibile prevenire tragedie come questa? Se sì, come muoverci? Cosa fare?

 

È piuttosto frequente per me incontrare donne che sono dentro relazioni affettive poco pulite. Inquinate da atteggiamenti e comportamenti a rischio. A rischio di violenza. Ascoltiamo qualche voce.

Sì, a volte è molto nervoso... S’innervosisce subito, poi però gli passa, e dopo stiamo tanto bene insieme... Sì, mi controlla, vuole vedere il mio telefonino... Tutte le volte che mi arriva un messaggio, mi strappa il telefonino dalle mani: non si fida se glielo leggo io... Sabato notte eravamo in macchina e abbiamo litigato: mi ha spinta fuori e m’ha lasciata lì, in mezzo alla strada: ho dovuto chiamare un’amica per farmi venir a prendere... Tre giorni fa stavamo parlando, a un certo punto mi ha presa per un braccio e m’ha lasciato una mora: guardi qui...

Ancora. L’altra sera ha preso il piatto e l’ha tirato: per fortuna non m’ha presa, se no sarei dovuta andare all’ospedale... Stavamo guardando la televisione e gli ho detto che non mi piacevano certe parole che mi aveva detto: si è alzato, ha sbattuto la porta ed è uscito. Quand’è tornato voleva fare sesso e l’ho dovuto accontentare...

 

Non voglio neppure toccare quelle situazioni in cui lei al pronto soccorso c’è già dovuta andare per farsi medicare e lì ha provato a farfugliare che... ha sbattuto sulla porta o è inciampata per le scale o qualche altra balla del genere: per non dire che, invece, le aveva prese di santa ragione. O quando, ormai esasperata, lei ha anche sporto querela: salvo poi ritirarla dopo due giorni, convinta che ’sta volta lui cambierà veramente.

 

Quante giovani (e meno giovani) donne sono convinte che il compagno iroso e impastato di gelosia loro lo cambieranno.

No. Non lo cambierete. E non perché voi non ne siete capaci, o perché lui è più forte di voi. No. Intanto ricordate che un uomo che si comporta così non è forte: la sua è una forza solo fisica, perché interiormente è di una debolezza estrema se non sa neanche controllare se stesso. Non lo cambierete perché nessuno può cambiare qualcun altro. Noi possiamo cambiare solo noi stessi. L’altro possiamo aiutarlo a cambiare, sì, ma solo se è lui a volerlo. Il nostro aiuto è prezioso. Ma credere di poter cambiare un’altra persona, se lei non ci mette del suo, è come costruire una casa, bella e spaziosa, ma senza fondamenta. Al primo soffio crolla tutto.

 

Cosa fare allora?

Quando questi piccoli, normali, frequenti comportamenti si presentano, non aspettate che crescano, pensando che passino da soli. Da soli non passano. Ricordate, me le toglie dalle mani sono le parole che più spesso dice un uomo che picchia la propria compagna. Di sicuro lei fa qualcosa che può innervosirlo. Ma non c’è giustificazione per la violenza. Per nessuna violenza. Lasciarla lì, senza fare niente, è come seminare mine sotto il pavimento della casa: un passo falso, e... bum!

 

Allora quando questo capita, fatevi aiutare. Sùbito.

Rivolgetevi a un consultorio familiare, ad uno psicologo. Parlatene con il vostro medico o con il vostro prete: ma non ascoltateli se vi dovessero rispondere di sopportare... magari per il bene dei vostri figli. Una risposta di questo genere è un’emerita cretinata. Quando non è un crimine.

 

Vincenzo, quel giovane uomo che questi giorni ha dato fuoco alla sua ex, non è impazzito all’improvviso per un meteorite cadutogli sulla testa. Ciò che ha fatto è semplicemente la punta, estrema, di un iceberg che si è venuto formando nel tempo, giorno dopo giorno. Vincenzo e Sara erano una coppia come tante altre...

Ce la possiamo fare. Basta non rassegnarci.