20 nov 2016
Il terremoto, un difficile compagno di viaggio
Una punizione di Dio?
Di sicuro i nostri padri si offendono quando usiamo la parola medioevo come sinonimo di ignoranza e oscurantismo. E hanno ragione. Perché non avremmo oggi tante conoscenze se non avessimo percorso quei secoli che, con la pazienza e il rispetto dei tempi della natura, con lo studio e l’ascolto di chi li aveva preceduti, ci hanno trasmesso un patrimonio immenso. Platone e Pitagora, Aristotele e Cicerone, Omero, Eschilo e Virgilio... perfino quelli che consideriamo Testi Sacri che, insieme con gli altri, sono le radici della nostra cultura, non li avremmo se non fossero stati gli uomini del medioevo a conservarceli. A trascriverli. Pagina per pagina, parola per parola, lettera per lettera. Senza computer. Senza tipografie o fotocopiatrici.
Poi, è vero, di fronte alla peste o ad altre calamità naturali si affidavano a riti scaramantici e superstiziosi. Processioni e flagellanti, penitenze e suppliche rivolte a un Dio che, pensato come l’origine delle disgrazie, non poteva che essere il solo che potesse liberarli. Un dio-giustiziere sempre pronto a farla pagare agli uomini e alle donne. Da placare con sacrifici e penitenze.
Confondevano religione, scienza, politica. Demòni e malocchio, fatture e stregoneria rischiavano spesso di essere un tutt’uno con religione e spiritualità. Allo stesso modo in cui salassi o clisteri diventavano terapie universali, trascurando perfino di... lavarsi le mani prima di toccare una ferita o una piaga.
Ma ora da tutto questo siamo fuori. La medicina ha fatto passi da gigante. Passi da gigante abbiamo fatto anche nella consapevolezza che religione, politica e scienza si devono attenzione e rispetto reciproco, ciascuna nel proprio ambito di competenza. Abbiamo imparato anche che non c’entra Dio, o chi per lui, con epidemie o calamità. O no?
O no? Questi giorni sono rimasto senza parole. Due signori infatti – ma io temo che ce ne siano tanti altri – ci hanno detto di non cantare troppo presto vittoria. Meglio, liberazione. Da pensieri vecchi. Da preistoria culturale.
Un uomo politico e un uomo di religione – strano, ancora politica e religione a braccetto – entrambi ci hanno ‘spiegato’ che è stato Dio (!?) a mandare il terremoto in Italia. Secondo un vice ministro di Israele, l’ha fatto perché l’Italia si era astenuta nella recente dichiarazione dell’Unesco su Gerusalemme. Secondo un professore di teologia, sacerdote e assiduo collaboratore di Radio Maria, Dio ce l’avrebbe mandato perché abbiamo fatto la legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso.
Bene. Abbiamo trovato la soluzione: ricusiamo subito il nostro voto di astensione all’Unesco, ed eliminiamo, immediatamente, la legge sulle unioni civili. Anzi, potremmo fare anche di più: rinchiudiamo in un’isola tutte le persone omoaffettive (= gli omosessuali) o, forse meglio, mandiamole al rogo come facevano nel medioevo con le streghe. E vedremo subito l’intervento di questo Dio: i morti ritorneranno in vita, le case distrutte dal terremoto ritorneranno in piedi e le chiese – soprattutto queste, che sono la sua casa – ritroveranno il loro storico splendore. Placata la sua ira, quale Dio non torna indietro dalla giusta punizione che ha dato agli uomini? Non facciamo così anche noi coi nostri figli? Se si correggono e ci obbediscono, il telefonino o la tv che abbiamo tolto, glieli ridiamo. E tutto ritorna come prima. Il Dio di questi signori non vorrà essere... meno di noi!
Lo so. Non c’è da scherzare su queste cose. Ma è veramente drammatico, vergognoso, che ci siano ancora persone, tanto più dei religiosi, che possano fare questi pensieri e pronunciare simili bestemmie. Un Dio a nostra immagine. Anzi, peggio di noi. Iroso e vendicativo. Schiavo dei nostri stessi pregiudizi. A chi serve? Serve a chi non ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità.
Il Dio di Gesù è un Dio di benedizione. Non di punizione. Nel mito biblico delle origini il Creatore dell’universo mette il mondo nelle mani delle sue creature, donne e uomini. Sua immagine. Sua presenza nel mondo. E suoi collaboratori.
La storia nostra è nelle nostre mani – che significano intelligenza, capacità, lavoro, responsabilità, consapevolezza. E di fronte agli eventi che ci spaventano, che ci incutono terrore, portandoci perfino la morte, è nella nostra capacità di ascoltare la natura e le sue leggi la strada per trovare soluzioni adeguate. E portatrici di vita. Con la nostra intelligenza e la nostra responsabilità.
Lasciamo perdere certi predicatori di terrorismo. È solo alla luce di questa benedizione originaria che possiamo cogliere la relazione vera che Dio, padre-e-madre di tutti, desidera realizzare con i suoi figli.