VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 feb 2017

Quando libertà fa rima con dipendenza

Libertà va cercando...

Sì, è un po’ forzato l’occhiello di oggi. Libertà e dipendenza non fanno rima. Ma certe volte è la confusione a guidare pensieri e scelte. Così oggi, dovendo entrare dentro questa confusione, sono andato in cerca di parole rassicuranti. E ho incontrato quelle con cui Virgilio rassicura Catone, anch’egli in confusione quando incontra Dante, perché non comprende come qualcuno possa essere sfuggito alla preggione etterna e arrivare al suo Purgatorio.

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta
 
gli dice Virgilio, lusingandolo un po’ e rassicurandolo che tutto è... in regola.[1] L’intercessione di Beatrice ha ottenuto a Dante di poter fare questo viaggio straordinario verso la libertà.

 

Un viaggio verso la libertà è anche quello che hanno voluto tentare quarantasei ragazzi di un liceo di Crema. Alunni di una terza, una quarta e una quinta. Accompagnati da tre docenti e da una ricercatrice dell’Università di Milano. Avevano accettato di passare una settimana disconnessi dai social (Facebook, What’sApp, Instagram, Youtube). Potevano usare il telefonino per le telefonate e per gli sms.

Alla fine del viaggio sono arrivati solo in tre: uno di quarta e due di quinta. Dieci hanno lasciato quasi subito, trentuno sono scesi a metà settimana, gli altri due hanno ceduto nel weekend. Nel diario che era stato chiesto loro di tenere in quei giorni, tra i motivi che li hanno portati a chiudere prima della fine, c’è chi si sentiva troppo solo, chi scrive che nei social trova energia positiva, chi si è ritrovato con tanta noia senza, e non ha retto.

Una curiosità. Nel mondo ci sono più telefonini che persone: 8 miliardi di apparecchi di fronte ai 7miliardi e 400 milioni di abitanti.

 

Che la tecnologia sia una grande opportunità è fuori discussione. Ma che il suo uso sia piuttosto difficile da gestire è altrettanto evidente. Il tema della dipendenza è lì lì. E rischiamo di non vederlo. Anche se, in realtà, non ci vorrebbe molto. Basta provare. Per credere. E stavolta lo dico non solo agli studenti, ma anche agli adulti che passano ore davanti al computer o allo smartphone. Convinti di essere connessi.

Altre volte siamo entrati in questo discorso, ma ci fa bene riprenderlo.[2] E questi studenti ce ne danno l’occasione.

 

Che cos’è la dipendenza? Due aspetti sono presenti e si combinano tra loro. Da una parte non possiamo fare a meno di una determinata cosa (1) e, aspetto molto più importante, siamo convinti del contrario: posso farne a meno quando voglio, diciamo (2).

Così è per ogni dipendenza. Da droghe, dall’alcool, dal gioco, dal fumo, dalla pornografia, dall’eccesso di cibo, dal cellulare e... dai social.

Un test semplice per verificare se e quanto siamo entrati nella dipendenza, che possiamo fare da soli senza dover pagare uno psicologo? Proviamo a fare a meno di quella ‘cosa’ per una settimana: asteniamoci dal fumo, per esempio, o dall’alcool, o, per restare al discorso di oggi, dall’aprire Facebook o qualunque altro social cui siamo abituati ad accedere. Quanti giorni duriamo... senza?

Il 40% dei ragazzi dichiara di trascorrere online oltre 5 ore al giorno.

 

E ora ci lasciamo con due pensieri. Entrambi per noi adulti.

Il primo, solo per noi. Controlliamo il nostro tempo: guardiamo bene quanto ne passiamo in compagnia di Facebook o di qualche suo... fratello. Volete una ricetta di salute? Quanto tempo passiamo con i social, altrettanto passiamone con un libro.

Il secondo pensiero come genitori, insegnanti, educatori.

Aiutiamo i nostri ragazzi a distinguere bene tra incontri virtuali e incontri reali. Concordiamo con loro un tempo da non oltrepassare in una giornata. E nella notte: insegnando loro che questa è fatta per dormire!

Osserviamo una cosa: oggi è di moda la dislessìa (= disturbo nella lettura). Questa difficoltà a leggere è connessa col sottosviluppo di un’area del cervello deputata a leggere le forme statiche (la pagina di un libro), mentre è iperstimolata quella che permette di leggere le forme in movimento (uno schermo video). E questo è accompagnato anche da un serio impoverimento della capacità di riflessione e di ragionamento.

 

Verso la fine del viaggio Dante incontra la sua Beatrice e la ringrazia: Tu m’hai di servo tratto a libertate, le dice.[3] Facciamo un regalo ai nostri bambini e ai nostri ragazzi: che un giorno possano dire queste parole ai loro genitori e ai loro insegnanti!

 

 

[1] Purgatorio I, 70-72

[2] La mente e l’anima, Vol. 1, pag. 144, pag. 309;  Vol. 2, pag. 159;  Vol. 3, pag. 96, pagg. 195-206, pag. 279Vol. 4, pag. 197, pag. 221, pag. 275

[3] Paradiso XXXI, 85