25 mar 2018
Tra tradizione e innovazione. Il problema di sempre
Lo spazzolino da denti...
La tradizione è un accumulo di novità, così Stravinsky, innovatore nella musica del Novecento, capace di alimentare il proprio genio anche nel rispetto e nel consolidamento di quanto ci era arrivato dai secoli precedenti. Fare le riforme a Roma è come pulire la sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti, così Francesco nel discorso per gli auguri natalizi, l’anno scorso, alla curia romana.
Due grandi del nostro tempo alle prese con la necessità di far tesoro del passato senza però lasciarsene imprigionare. Consapevoli di quanto sia altrettanto urgente, per comprendere il presente, tenere aperto lo sguardo sul presente-passato, proiettandosi però sul presente-futuro.
Quando entrò nella storia Gesù di Nazareth, Marco, sintetico come sempre, così ci racconta le sue prime parole: Il tempo è compiuto... Convertitevi.[1] Parola, quest’ultima, difficile da cogliere nel suo significato profondo. L’antica lingua greca ci è d’aiuto: conversione si dice metànoia (da metà, oltre e noûs, mente, pensiero). Significa attivare la capacità di oltre-passare il modo abituale di pensare, di guardare le cose. La vita. Significa andare oltre a quanto finora abbiamo costruito e fatto nostro. Significa assumerci la responsabilità di rispondere all’oggi e di non camminare, pensando di andare avanti, con la testa girata dietro. Così si va a sbattere!
Tanta fatica, spesso, di fronte alla necessità di coniugare insieme la sicurezza del passato e l’urgenza del presente. La paura del nuovo ci blocca e porta noi a chiuderci, al sicuro, nei nostri fortini. Non consapevoli però che, se pure le mura solide ci proteggono dall’assedio, non saranno in grado di assicurarci acqua e cibo all’infinito. Eppure non è difficile comprendere la verità, profonda, che lo sguardo di Stravinsky era riuscito a cogliere in quelle parole.
Che cos’è la tradizione, in fondo? Come si è venuta costruendo? Essa non è che il risultato di esperienze e cambiamenti che al momento di apparire per la prima volta non potevano che essere novità. Che avranno anche spaventato allora. Così come il nuovo di oggi può far paura a noi. Ma sarà tradizione per chi verrà dopo di noi.
Dove nasce la paura, in fondo? Essa nasce nell’insicurezza. Nella rigidità del pensiero e delle posizioni. Se devo saltare un fosso, per andare sull’altra riva ho bisogno di trovare un punto stabile per i piedi: solo così posso spiccare il salto e arrivare là senza farmi male. Instabilità e insicurezza produrrebbero in me solo ansia e tremore. Fino a farmi desistere dall’attraversare. Di più, fino a farmi convincere che non s’ha da fare. Che l’altra riva è pericolosa. E ciò che diventa irraggiungibile per me, dovrà esserlo anche per gli altri.
È quest’ultimo pensiero, sempre più diffuso in certi ambienti religiosi, che, credo, ha portato Francesco a ricordare quella citazione. Pulire la sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti è impresa pressoché impossibile. Ma altrettanto impossibile diventa accogliere l’invito alla conversione del Maestro di Nazareth. Metànoia è cambiamento. È andare-oltre il conosciuto e il rassicurante. Costruiti sulle palafitte della tradizione. Quasi fossero, queste, il luogo sicuro dal quale nessuno deve muoversi. Dimenticando, appunto, che la tradizione altro non è che un accumulo di novità!
Vediamo ancora la luce dell’8 marzo, giorno di riflessione sulla condizione della donna nella nostra società. Perché non cogliere la necessità di portare questa riflessione anche all’interno della chiesa? Provate a parlare, per esempio, del sacerdozio della donna nella chiesa cattolica (la donna prete e vescovo), e vedrete quanti uomini di religione, soprattutto italiani, vanno in fibrillazione. La pari dignità è dottrina consolidata. Ma con la stessa forza è prassi ignorata. La diremmo civile una nazione che avesse un parlamento di soli uomini? Provate a parlare della possibilità di avere anche sacerdoti e vescovi sposati accanto a preti e vescovi celibi. Eppure per tutto il primo millennio nella chiesa c’erano preti e vescovi sia celibi sia sposati. Era del tutto naturale.
Sono temi aperti questi nelle comunità cristiane. Ma quanta fatica farli accogliere come domande con cui dialogare, oggi, nel XXI secolo. Domande. Da ascoltare. In cerca di risposte. Da costruire. Senza doversi rifugiare dentro il fortino del si è fatto sempre così.
Apriamo il nostro pensiero. Apriamo il nostro cuore. Alla novità che Gesù per primo ha portato. Era uno scandalo, ai suoi tempi, che un maestro avesse delle donne tra i suoi discepoli. Eppure lui non solo ne aveva, ma addirittura a queste ha affidato alcune tra le più grandi novità del suo insegnamento.[2] Proprio a delle donne ha affidato addirittura il compito di annunciare il momento culminante della sua vita, la resurrezione.[3]
Chi sa, oltre allo spazzolino da denti, magari potremo usare anche un bel getto d’acqua chiara...
[1] Marco 1,15
[2] Giovanni 4,1-26
[3] Giovanni 20,11-18