11 feb 2018
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Un colpo di sonno?
Sponsor d’eccezione
Adesso sì che siamo à la page! Finalmente due nuovi sponsor. E che sponsor! Niente meno che Gesù e Maria. Sì, Gesù, quello che i cristiani chiamano il Cristo, il Consacrato. Quello di cui ci parlano i Vangeli e che noi cristiani guardiamo come Dio-con-noi. E Maria, sua madre. Manca Giuseppe: chi sa, forse si erano distratti, oppure, molto più acutamente, pensavano che lui non portasse poi tanti clienti.
È successo in Lituania. Una piccola nazione, neppure 3milioni di abitanti, tra la Bielorussia e la Lettonia, sul Mar Baltico. Magari ci sarebbe anche sfuggita la notizia. Ma ecco che arriva Strasburgo, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la più alta istituzione di giustizia dell’Unione Europea, che condanna quella piccola nazione a risarcire di ben 580 Euro una casa produttrice di abbigliamento cui la giustizia lituana si era permessa di infliggere una tale multa per aver utilizzato Maria e Gesù a scopo commerciale.
La vicenda è di qualche anno fa. Per la campagna pubblicitaria del 2013. La notizia è arrivata adesso perché proprio adesso, il 31 gennaio, la Corte Europea ha emesso la saggia (!) sentenza che rigetta la decisione della giustizia lituana perché non avrebbe saputo «raggiungere un giusto equilibrio tra protezione della morale pubblica e diritti delle persone religiose da una parte, e diritto alla libertà d'espressione dell’azienda dall’altra», dando invece «priorità totale alla protezione dei sentimenti delle persone religiose, senza prendere in considerazione in modo adeguato il diritto alla libertà d’espressione della compagnia».
Sentimenti religiosi contro libertà d’espressione, dunque.
Prima di procedere, diamo uno sguardo a queste immagini.
Una giovane donna, circondata da un’aureola di luce, corona di fiori in testa e rosario intorno alle mani, un vestitino bianco senza maniche che lascia intravvedere il tatuaggio sulla spalla destra... con la scritta Madre di Dio, che vestito! Un giovane, capelli lunghi, biondi, dorso nudo e ben tatuato, ciondoli al collo, aureola luminosa intorno alla testa, sguardo fisso in cielo, mani nella tasca dei jeans... e sotto Gesù, che jeans! Poi, visto che gli sponsor ormai sono stati assoldati – gratis, immagino, altrimenti non saprei figurarmi il contratto sottoscritto –, un altro manifesto. Stavolta sono insieme. Lui semisteso su un tavolo, gambe penzoloni, soliti dorso nudo e jeans, sguardo sfuggente, e lei che lo guarda, poggiandogli una mano sulla spalla e l’altra dietro, quasi a sorreggergli la testa, con aureole luminose e un cerchio di luce che li contiene entrambi... e sotto Gesù, Maria, che stile!
Che stile! Sì. È questa la domanda. Che stile. Ma stavolta ci metterei un punto interrogativo. E con questo la proporrei a tre gruppi di persone.
Agli stilisti che le hanno fatte. Pensate. Poi fatte. Mi piacerebbe sapere cosa li ha spinti a prendere queste due persone come sponsor. Quali pensieri li hanno guidati. Di solito, quando a un grafico si dà il compito d’impostare una campagna pubblicitaria, il primo obiettivo che un’azienda si propone è vendere. E vendere il più possibile. Chi sa, pensavano forse che Gesù e Maria tirano in fatto di pubblicità. Sono immagini ben spendibili sul mercato. Il fatto che per buona parte dell’umanità siano persone sacre, di religione, conta qualcosa? O, pur di vendere, e guadagnare, non s’ha da guardare in faccia a nessuno?
Ai giudici di Strasburgo. Non sarebbe stata rispettata la libertà d’espressione dell’azienda. Forse che la libertà d’espressione, sempre e per chiunque, è valore assoluto, indipendentemente da ciò che si dice? Non c’è un limite all’educazione e al rispetto dei valori degli altri, anche se tu non li condividi? Avremmo dovuto noi – cristiani di tutto il mondo unitevi! – chiederne almeno un po’, d’educazione e di rispetto? O, peggio, far partire... una guerra santa?
La terza domanda è... inutile. Ma non posso non farla. È per alcuni nostri politici che non si sono lasciati scappare l’occasione per riattizzare conflitti tra culture e religioni. Oltre alla più banale domanda su come avrebbero reagito altri se al posto di Gesù ci fosse stato Mohamed per esempio, i nostri, in questo clima di campagna elettorale cagnarola che ci stanno proponendo, non hanno esitato a definire la Corte Europea una corte islamica. Ma, tant’è. È questo che ci sanno dare.
Mi fermo. Sorpreso. Amaramente sorpreso, nel vedere la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, punto più alto di tutela dei Diritti dell’Uomo, far mostra di un tale basso livello culturale e di tanta superficialità. Tutelare il diritto alla libertà d’espressione non può portare a misconoscere il diritto a non vedere umiliato il sentimento religioso. Di chicchessia.