VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

3 nov 2019

Un saluto a un amico che ha oltrepassato la porta della morte

Buon viaggio, Riccardo

Stavolta sì che ci hai sorpresi. È vero, il tuo corpo da un po’ di tempo ci mandava segnali di stanchezza. Di sfinimento. Ma il Riccardo di Voce, quello di pagina 4, continuava ad essere in trincea. Vigile. Pronto a far sentire l’usuale forza e veemenza nel sostenere le sue idee e nel portarci le sue convinzioni.

E adesso, la settimana scorsa, pronto a trovare un’ultima ragione per dissociarmi da tante tue prese di posizione, non ti ho trovato. Mi son trovato invece, davanti, disarmata e piena di luce, la tua anima che, oltrepassando i limiti che un corpo sfinito le stava imponendo, ci parlava della vita e della morte. In dialogo. Da sorelle. E compagne di strada. Mi hai sorpreso. Poi, un giorno dopo, al telefono, sento: Riccardo è morto. Riccardo è morto? Ecco, mi dico, ce l’aveva detto. Ce l’aveva scritto. E io non l’avevo capito.

 

C’eravamo incontrati tanti anni fa, giovanissimi. Abbiamo condiviso il greco e il latino, accanto alla filosofia e alla teologia. Poi le nostre vite si sono separate. Tu immerso nella storia, tua grande passione, e io preso dalla psicologia, psicoanalisi e tutto ciò che poteva sapere di psi, nel tentativo di comprendere quel guazzabuglio del cuore umano, pronto a presentarsi sempre più profondo e misterioso, quanto più tentavo e tento di avvicinarmici.

Pensandoci bene, non eravamo poi così lontani. Tu alla ricerca di quanto nel tempo noi umani abbiamo costruito; io esploratore della mente degli uomini, intento a coglierne i segreti.

Ero ancora al liceo e tu già entrato negli studi della teologia, quando insieme prendemmo le biciclette e ce ne andammo a Roma. È stato bello. A Roma era in atto il Concilio Ecumenico. Primavera della Chiesa. Tuttora così difficile da accogliere nella sua novità e freschezza, perfino da uomini che nella chiesa dovrebbero portare luce e saperne cogliere i bagliori. Ma il rifugio nel sicuro e nel conosciuto è richiamo sempre forte. E gli otri vecchi di cui parlava il Maestro non se la sentono di accogliere il vino nuovo. Sanno fin troppo bene che rischiano di rompersi. E sapersi rinnovare non sembra a loro un degno progetto di vita.

 

Poi, da oltre dieci anni ci siamo ritrovati qui, sulla nostra Voce della Vallesina. Tu già la frequentavi da parecchio tempo. Tu ormai stabilizzato a pagina 4, io entrato sottovoce due pagine dopo. Solo due pagine ci separavano. Ma quante volte ci siamo trovati in disaccordo! Più volte i frequentatori di Voce evidenziavano la distanza tra queste due pagine: i Contrappunti e La mente e l’anima. Distanti sì, ma rispettosi l’uno dell’altro. Io che mi lamentavo ma come si fa a scrivere queste cose? e tu, immagino, con pensieri analoghi e domande simili insieme ai tuoi followers, lettori fedeli.

 

Sai una cosa? Credo che a permetterci di coltivare il rispetto e l’amicizia che ci univano era il fatto che entrambi eravamo guidati dalla stessa passione: cercare la verità. E proporre ai nostri lettori una strada possibile per avvicinarvisi. Ma il punto dal quale tu ed io osservavamo il mondo, la chiesa, l’umanità era diverso. Agli antipodi certe volte. Avevi ragione tu? L’avevo io? Certo, io sono convinto della mia posizione. Altrettanto eri tu, credo. Ed è proprio questo che ci avvicinava, pur nella distanza: la coerenza del pensiero.

Vuoi sapere l’ultimo che ho fatto a sostegno delle mie posizioni? A te ora lo posso dire. Ma non lo sbandierare troppo in giro: potrebbero... rinchiudermi! Ho pensato: adesso Riccardo vedrà che avevo ragione io. Non male, vero?

 

Ci mancherai. Qui su Voce. Ma non solo.

So che non ci manderai più i tuoi pezzi. Peccato. Il contrappunto è una tecnica musicale raffinatissima. Bach docet. E dopo di lui altri grandi. I tuoi Contrappunti ci mancheranno. Né mi dispiacerebbe che ogni tanto, pur nella Pace in cui ora ti ritrovi, provassi a spedircene qualcuno. Magari utilizzando i nostri sogni o qualunque mezzo tu pensi utile allo scopo. Lo so che i sogni non sono messaggeri degli dèi: era bello pensarlo nei tempi passati. Che vuoi, è il mio mestiere leggervi segreti del cuore piuttosto che messaggi dall’aldilà.

 

Ora non ti servono più i piedi, incapaci perfino di sorreggerti in questi ultimi tempi. Né hai bisogno delle cure e dei farmaci che Raffaella, la tua compagna di vita, con amore e attenzione e competenza, ti assicurava. Ora puoi camminare spedito sulla tua strada. Alleggerito dal peso di un corpo esausto.

Per questo ti auguro Buon Viaggio. E sono sicuro che anche tu lo auguri a noi.

In fondo, pur nella diversità della forma, insieme stiamo percorrendo la medesima strada verso quella Vita, della cui Pienezza il Maestro di Nazareth ci ha dato testimonianza con la sua Resurrezione.

Quindi Buona prosecuzione, mio caro amico!