VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 gen 2020

1° gennaio. Giornata mondiale della pace

Liberare la speranza

Giorni difficili questi. Aggressioni e minacce si rincorrono e si alimentano a vicenda. Iran, Iraq, Siria, Libia... in un’escalation che si espande. Crisi di astinenza da... guerra mondiale? È questo clima che mi ha spinto a riprendere la Giornata mondiale della pace, anche se il 1° gennaio è già passato. E dimenticato. La PACE come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica, suggeriva Francesco.

 

Da sempre l’umanità cerca di coltivare la speranza. E da sempre lei si affaccia e si nasconde. Lasciando a noi la fatica di cercarla e, una volta trovata, di coltivarla.[1]

Da Pandora, il cui mito si perde nel tempo, ad Abramo la cui storia si confonde con il mito. Lei, donna bellissima, porta agli uomini un vaso ricolmo di doni da parte degli Dèi. Ma appena aperto si rivela il più grande inganno: gli Dèi, gelosi degli umani, l’avevano riempito di dolori e disgrazie. Solo nel fondo, forse per un briciolo di pietà, avevano nascosto la speranza. Ma tanta è l’angoscia di fronte al male che ne esce, che il vaso viene immediatamente chiuso, e lei vi rimane imprigionata.

 

Figlio di una promessa da parte del suo Dio, Abramo, saldo nella speranza, credette contro ogni speranza, scrive Paolo ai cristiani di Roma.[2] La sua storia prosegue. La sua discendenza sarà numerosa. Come gli era stato promesso. Sì. Ma anch’essa, tra mito e storia, vedrà conquiste e liberazioni accanto a lotte fratricide che si perdono nel tempo. E altre che tuttora persistono. Ad Abramo fanno risalire la propria origine sia gli arabi sia gli ebrei. Figli dei suoi due figli: di Ismaele i primi, di Isacco gli altri. Fratelli dunque. Ancora, però, senza pace.

Potranno ritrovare questi due popoli, figli entrambi dello stesso padre, la speranza in cui egli fu maestro contro ogni speranza? La pace è cammino di speranza, ricorda Francesco. Ma quanta fatica coltivare il dialogo che porta alla riconciliazione.

 

Dialogo e riconciliazione. Nel mondo. Saranno davvero una buona via di dialogo i nostri novanta F35 in corso d’acquisto? Saranno una buona via di dialogo certe parole che i cosiddetti grandi della terra mettono in circolazione? Nel novembre scorso Putin: “Perfezioneremo un’arma che non ha eguali al mondo. Il possesso di questa tecnologia unica è di per sé garanzia di pace per il pianeta”. E proprio il 1° gennaio Kim Jong Un dichiara che la Corea del Nord abbandona la moratoria sui test missilistici nucleari e intercontinentali e annuncia che “il mondo sperimenterà una nuova arma strategica” di cui il suo Paese a breve sarà in possesso. Sono cammino di speranza, dialogo e via per la pace, le tante parole urlate ogni giorno dal nostro signor Pieni-poteri con il rosario o con il presepe in mano, e da certi suoi alleati e alleate, pure autocertificati cristiani cattolici?

 

La PACE come cammino di speranza. E la pace come conversione ecologica aggiungeva Francesco.

Duro discorso questo. La pace con la terra. Che stiamo avvelenando. Nessun accordo alla COP25 di Madrid, a dicembre. Eppure tanti a inneggiare alla nascita dei Friday for Future. Al coraggio e alla determinazione delle nuove generazioni. Salvo, ovviamente, i Trump e i Bolsonaro autoreferenziali cultori di sovranismi e populismi, o certi integralisti della stampa alla Feltri o alla Radio Maria, che anziché entrare nel merito dei problemi, gettano parole di squalifica su una ragazzina, Greta, che ha il merito di aver risvegliato almeno la sua generazione ad una consapevolezza ecologica che noi adulti non sappiamo attivare.

 

Due gravi malattie stiamo infliggendo al nostro pianeta. Il surriscaldamento alimentato dalla CO2 che continuiamo a immettere nell’atmosfera e uno sfruttamento incontrollato delle risorse. E se sul primo problema incontriamo anche opinioni diverse perfino da parte di scienziati, una minoranza dei quali fa riferimento a ere di surriscaldamento e di glaciazione che la terra ha già attraversato, il problema del sovra sfruttamento è così evidente, che nessuno osa negarlo. Nell’anno appena passato, il 29 luglio abbiamo esaurito tutte le risorse di cui la terra disponeva per il 2019.[3] Con ben cinque mesi d’anticipo. Mesi rubati al 2020, pur sapendo che il nostro pianeta non ha uscite di sicurezza per correre a rifornimenti.

Una speranza dalla nuova Commissione Europea: si è data l’obiettivo di rendere l’Europa a impatto zero entro il 2050. Dipende anche da ciascuno di noi se ce la faremo.

 

La PACE come cammino di speranza, ricorda Francesco. La speranza è l’energia della Vita. Per ognuno di noi. La SPERANZA, così ci ha salutato per il nuovo anno il Presidente Mattarella, consiste nella possibilità di avere sempre qualcosa da raggiungere.

Buon anno!

 

[1] La mente e l’anima, vol. 1, pagg. 286-291; vol. 3, pag. 273

[2] Romani 4,18

[3] Voce, 1 sett. 2019