2 ago 2020
Per ritrovare l’armonia con la madre terra
Noi, ultimi arrivati
Per una mosca o una zanzara i nostri ottanta novant’anni di vita sono un’eternità. Davanti a certi alberi secolari, i nostri cento anni non sono poi così tanti. E di fronte ai quasi 14miliardi dell’universo, la nostra specie, ultima arrivata sulla terra è appena un soffio.
L’astronomo Carl Sagan alla fine del secolo scorso ha fatto una specie di gioco. Ha costruito l’anno cosmico: i 13miliardi e 730milioni di anni che oggi riteniamo essere la vita dell’universo, li ha racchiusi in un anno solare. Un secondo del calendario cosmico sono quasi 500 dei nostri anni, un suo mese poco più d’un miliardo. Sfogliamolo.
Ore 0 del 1° gennaio il Big Bang. L’universo inizia il suo viaggio. Dovremo aspettare il 14 settembre perché la terra, con i suoi 4miliardi e mezzo di anni, dia inizio al suo. In ottobre appaiono le prime forme di vita. Il 23 dicembre le piante e i rettili. E i dinosauri? È già il 24 dicembre. Con i primi ominidi, non ancora homo sapiens, siamo arrivati al 31.
Ora l’ultimo giorno dell’anno lo guardiamo a ore, minuti e secondi.
31 dicembre ore 22:30 homo sapiens muove i suoi primi passi. Le 23:59:50 passiamo dalla preistoria alla storia: la scrittura. Sono le 23:59:56, nella nostra storia entra Gesù. Appena un secondo prima erano passati Budda, Confucio, Abramo, Mosè, Socrate, Platone. Sono ancora le 23:59:59 quando, nel XVII secolo della nostra era, l’uomo apre la strada alla scienza moderna: è il metodo scientifico, la sperimentazione e la sua replicazione, che daranno valore, o lo toglieranno, ad ogni affermazione circa l’origine del mondo o dell’uomo. La loro evoluzione, il loro funzionamento.
E finalmente, alle 24:00, siamo noi. L’era contemporanea. La rivoluzione francese, le due guerre mondiali, l’uomo sulla luna, l’esplorazione dello spazio, Internet e... il 5G!
Immersi in questo viaggio, come facciamo a non chiederci come saranno la terra, l’umanità alle 00:01 del nuovo anno? E per tutto il tempo che ancora vedrà in vita la nostra specie, prima della sua estinzione. Sì, perché se pur difficile accettarlo, anche noi siamo immersi in questo uni-verso. Forse meglio, poli-verso, dal momento che esso è in continua e sempre più veloce espansione. Ne siamo totalmente parte. Anche per homo sapiens quindi, come già avvenuto per le tante specie che ci hanno preceduti, arriverà l’ora dell’estinzione. O si sarà autodistrutto prima, con la strapotenza delle sue armi, atomiche, chimiche, batteriologiche?
Il nostro sole darà i primi segnali di esaurimento fra 5 miliardi di anni – verso maggio... Ci sarà ancora homo sapiens ad abitare la terra? Quale sarà stata la sua evoluzione? Quale trasformazione? Un’altra specie, più illuminata, più evoluta, più sapiens, ne avrà preso il posto?
Oggi la scienza ci offre domande come queste. È vero, fanno girare la testa. Ma sono buone. Preziose. Ci aiutano a ri-collocarci nella storia. Nell’universo. Ci aiutano, senza perdere l’apprezzamento per il livello di consapevolezza e di conoscenza che abbiamo raggiunto, a ridimensionare tanta nostra presunzione. A rivedere certi nostri schemi mentali. Se rileggiamo i miti che nelle varie epoche e nelle varie culture ci siamo costruiti, possiamo cogliere come ci siamo sempre collocati al centro. Noi al centro. E non ci è bastato. Noi, al centro, ci siamo autoproclamati padroni del pianeta. Ultimi arrivati, ci mostriamo incapaci di ascoltarne la voce. Ne alteriamo gli equilibri, ne sfruttiamo oltre misura le risorse.
Sapete una cosa? Quest’anno abbiamo restituito al nostro pianeta tre settimane di vita: il giorno del sovrasfruttamento della terra (Earth Overshoot Day) sarà il 22 agosto. L’anno scorso era il 29 luglio. La pandemia che ci ha fatto rinchiudere in casa, con la riduzione dell’abbattimento degli alberi, dello sfruttamento delle acque e delle emissioni di CO2 da combustibili fossili (fabbriche chiuse, auto e aerei fermi), ha ridotto l’impronta ecologica.
Che ci sia stato un dialogo segreto? La terra e i coronavirus. Si frequentano da ottobre – noi siamo arrivati solo il 31 dicembre, ricordate? Datemi una mano, avrà detto il nostro pianeta, stremato. Quest’ultimo arrivato, anche se si chiama sapiens, mi sta distruggendo. Come si fa a non aiutare chi ti ospita da tanto tempo, ti ha fatto crescere e proliferare? Così, zitti zitti, questi virus si son fatti un giro sulla terra. E ci hanno rinchiusi in casa.
E noi, sapiens sapiens, impareremo la lezione?
Non può essere che per restituire vita alla terra dobbiamo per forza mettere a rischio la nostra. La strada da percorrere è un’altra: oltre-passare l’atteggiamento di appropriazione-dominazione e muoverci verso la costruzione di una relazione in cui ci sentiamo parte della Terra. Nel viaggio con l’Universo – che un credente sa cogliere come Progetto d’amore di Dio.