VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

19 set 2021

Intorno al salone sulla procreazione assistita a Parigi

Alla fiera dei bambini

Ricordo che da bambini, sotto le mura, a Montecarotto, andavamo pieni di curiosità nel vedere tutti quegli animali, mucche tori vitellini pecore asini, che venivano portati alla fiera. E gli uomini. Che discutevano, bevevano, litigavano, si raccontavano, cercando infine di combinare qualche compravendita. Così nei paesi dintorno. Ora sono più conosciute le fiere cittadine, nelle feste del patrono. Ancona S. Ciriaco inizi di maggio, Senigallia S. Agostino fine agosto, e qui a Jesi con S. Settimio dal 23 al 25 settembre, quest’anno con il passaporto verde.

 

Tra le tante, due settimane fa, 4 e 5 settembre, una fiera particolare s’è tenuta a Parigi. Désir d’enfant, desiderio di [avere un] figlio, il titolo. Un vero luogo di scambio e condivisione. Con l'opportunità d’incontrare personalmente, in un ambiente discreto e sicuro, i principali attori mondiali della fertilità. Così la presentazione. Potenziali clienti della fiera, single e coppie, sia etero sia omoaffettive. È in programma anche in Italia, nel maggio prossimo a Milano: Un sogno chiamato bebè. Pare che sia l’Amministrazione comunale sia Fiera Milano, accanto a esponenti politici dei vari schieramenti, ne stiano contestando la realizzazione. Speriamo.

 

Alla fiera dei bambini non c’erano bambini in vendita, ovviamente. Ma una vasta gamma di istruzioni per l’uso per averne. Dalla fecondazione assistita alla maternità surrogata. A chi rivolgersi, quali i costi, come risparmiare o come avere il figlio su misura.

La stampa italiana non vi ha dato grande rilievo. Anzi, la maggior parte dei giornali non ne ha neppure parlato. È grazie a un’inchiesta di Avvenire se qualcuno poi ne ha dato notizia.[1]

 

Facciamo un giro tra gli stand. Foto di donne incinte, coppie radiose con il bambino in braccio, famiglie felici. Aziende specializzate in compravendita di gameti o addirittura di embrioni, oltre che in affitto di grembi materni. «Porti il tuo bambino a casa o [avrai] i tuoi soldi indietro (Get your baby home, or your money back)» oppure «100% rimborso garantito (refund guarantee)» leggiamo in alcuni manifesti. Soddisfatti o rimborsati, come in un buon centro commerciale. Solo che qui si tratta di... bambini, non di frigoriferi.

Ancora. Cliniche specializzate nella fecondazione in vitro, un’azienda di Cipro che trasporta materiale genetico (così puoi evitare di dover andare di persona nel paese estero per depositare i tuoi gameti), accanto a centri per la maternità surrogata, tutti americani. Pure uno ucraino. Tutto per i futuri genitori intenzionali – così sono definiti le coppie o i singoli che vogliono accedere a questa pratica.

Ti dicono quanti embrioni è più opportuno impiantare nell’utero che intendi utilizzare. Come fare per contenere i prezzi: per esempio una donna canadese costa meno di una donna USA, perché lì la donna dovrebbe ricevere solo un “rimborso spese”. I prezzi, spiegano, sono rapportati alla qualità del servizio e alle relative garanzie.

Se poi una donna vuole restare incinta, e non ha a disposizione un donatore di sperma, può scegliere se utilizzare un embrione già formato, oppure guardare tra i vari donatori in catalogo a seconda delle caratteristiche che vorrebbe per il suo bambino. La formazione di un embrione nuovo costa intorno ai 50mila $. Se invece ne prende uno già formato, visto che ci sono sempre embrioni in sovrannumero nei centri per la fecondazione assistita, spenderebbe circa un terzo.

 

Ma qui mi fermo. Chi volesse ulteriori dettagli può prendere Avvenire o cercare sulla rete. Mi fermo e provo a pormi una domanda: riusciamo a cogliere la differenza tra il desiderio di un bambino e il desiderio di un’automobile nuova per la quale devo decidere, dal concessionario, tipo colore cilindrata accessori prezzo e modalità di pagamento? Domanda superflua, mi direte. Ma ne siete proprio sicuri?

Io temo che in tempi in cui non perdiamo occasione, tutti, di gridare per rivendicare i nostri diritti, dimentichiamo un punto centrale: avere un figlio non è un diritto. Nessuno, singolo o coppia, etero o omoaffetivo, ha diritto ad un figlio. Possiamo averne il desiderio (voglio aprire la mia casa ad un’altra vita). Possiamo sentirne anche il bisogno (sento che solo un figlio può dare senso alla mia vita). Sentimenti sacrosanti. Ma non ne abbiamo il diritto.

Soggetto di diritti è soltanto il bambino. Tante volte ce lo siamo detti. Diritto alla vita. E diritto a una madre e a un padre. Alla fiera posso acquistare un cane o un gatto, e ne divento il proprietario. Ma un bambino! Di un figlio sono il custode. Come padre e come madre ci assumiamo il compito di accompagnarlo verso la realizzazione del suo progetto di vita. Finché non sarà in grado di andare da solo. E spiccare il volo!

 

 

[1] Avvenire, 8 e 10 settembre

 

* Si può vedere anche Un bambino ha diritto a due genitori, Un bambino ha diritto a un padre e una madre, I diritti dei bambini e i diritti degli adulti, Dov'è la mia mamma?, Integralismi in agguato