Avete mai sentito di quell’uomo che sega il ramo su cui sta seduto? Sì, direte, è la storia di un tale, per lo meno distratto, se non proprio... cretino. E avete ragione. Il problema è che quel tale siamo noi. Homo sapiens. Meglio, come già ci siamo detti tante volte, homo sapiens sapiens. Cioè molto intelligente. Beh, non c’è che dire. E di quel tale che, chiuso in casa, prende una mazza e comincia a sfasciare porte e finestre, rompere balconi, abbattere muri e pavimenti... sapendo bene che di case non ne ha altre a disposizione? Sempre noi. Gli stessi.
Penso che neppure ve lo chiedete, tant’è l’evidenza. Ma per chi si fosse distratto, ce lo diciamo. Apertamente. Il ramo su cui siamo seduti, la casa che stiamo abbattendo altro non sono che il nostro pianeta. La terra. Sì, perché questa sembra essere la nostra peculiarità. Siamo l’unica specie al mondo capace di danneggiare la propria casa. Di alterare l’equilibrio del pianeta. Guidati da un pensiero assurdo: noi siamo i padroni.
E dire che una bella botta in testa, proprio in questo periodo, ce la stiamo prendendo. Pure grossa. Ma sembra che non basti.
Cinque sono gli elementi che determinano la qualità del clima sul nostro pianeta, ci dicono gli esperti. Cause astronomiche, salute del sole, posizione dei continenti, correnti oceaniche e, ultimo, il carbonio nell’atmosfera. Sui primi quattro possiamo farci ben poco. Anzi, niente. Il loro tempo d’azione si misura in milioni di anni. Sull’ultimo invece, che opera in tempi estremamente brevi, possiamo molto. Moltissimo.
Quest’anno, con il Covid, le immissioni d’inquinanti nell’atmosfera sono diminuite, ma la concentrazione di CO2 ha continuato ad aumentare. E la febbre del pianeta è salita: nei primi dieci mesi la temperatura è stata di 1,2° superiore alla media degli ultimi centosettant’anni. Non pare anche a voi che stiamo usando la nostra intelligenza per aumentare la velocità con cui seghiamo il ramo su cui stiamo seduti e con cui distruggiamo la casa che ci ospita?
Le conseguenze di tutto questo? Potremmo collocarle su due piani.
Il primo è di natura fisica: chi paga è l’ambiente con l’aumento della temperatura e con l’alterazione del clima. Poche settimane fa riflettevamo sulla stretta correlazione tra l’impoverimento della biodiversità, animale e vegetale, e il moltiplicarsi di pandemie.1 Microorganismi che non hanno più il loro habitat naturale emigrano e passano su altre specie. Uomo compreso. Con danni di cui siamo noi, poi, a pagare le spese. Covid19 insegna.
L’altra conseguenza è di natura politica. I primi a pagare, stavolta, sono esseri umani che vivono in altre aree del pianeta. Inondazioni in Asia, locuste in Africa, alluvioni nel Bangladesh, uragani sempre più frequenti e di maggiore potenza costringono donne e uomini a lasciare le loro terre. Solo quest’anno per le condizioni climatiche si contano 13milioni e mezzo di sfollati. Che contribuiscono ad accrescere i 240milioni di migranti. Hai voglia a chiudere i porti...
Anche solo a voler essere egoisti, terribilmente egoisti, noi popoli ricchi e benestanti ci rendiamo conto che tutto questo disastro, di cui siamo i primi responsabili, alla fine ci si ritorce contro? Potremmo provare, almeno, ad essere egoisti... intelligenti. No? Scriveva Adorno: Non si dà vita vera nella falsa. È impossibile, in un mondo socialmente ingiusto, vivere una vita vera, da un punto di vista etico e morale.
Ecco che siamo giunti alla giornata mondiale della pace. 1° gennaio. Quest’anno Francesco ha suggerito un tema che ci riporta proprio qui. La cultura della cura come percorso di pace. «Prenderci cura gli uni degli altri e del creato. [...] Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente» scrive nel suo messaggio.2 Prenderci cura degli altri e del creato sono con tutta evidenza due aspetti del medesimo progetto.
Ci riguarda tutti. Riflettevamo qualche settimana fa su come, alla fine, tutto questo significhi prenderci cura di noi stessi.3 Perché apprendere la cultura della cura, anche questo ritorna su di noi. Solo che stavolta non ci torna contro, ma a favore. E se è a favore nostro, lo è per l’intera umanità. Lo è per tutto il nostro mondo.
Un poeta mistico di oltre duemila anni fa scriveva I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.4 Sembrano parole di un altro mondo. Anche lui homo sapiens, solo che la sua sapienza lo portava verso la consapevolezza che l’Universo non ci appartiene. Siamo noi che gli apparteniamo.
4 Salmo 18,2