18 apr 2021
L’assedio di Covid19 è tempo prezioso per farci domande vere
Il silenzio di Dio?
“Che cos’hai, Thomas?” chiede Marta, la maestra innamorata di lui, al pastore Thomas. “Il silenzio di Dio. Il silenzio di Dio” risponde. E poco dopo, mentre è in attesa d’iniziare la funzione religiosa in cui saranno solo in quattro, lui, l’organista, Marta e il sacrestano Algot, quest’ultimo gli si avvicina e chiede di potergli fare una confidenza. Aveva iniziato a leggere il Vangelo dice “per distrarre un po’ la mente”. E inizia a parlare della passione di Gesù: “Io penso che sia inutile soffermarsi sulle sofferenze fisiche [...]: nel mio piccolo credo di aver sofferto quanto Lui. Ma ha patito una sofferenza molto, molto più grande. Pensi al Getsemani: i discepoli dormivano, calmi, non avevano capito niente. Niente. E quando arrivarono i soldati, fuggirono. Già. Ma doveva esserci di peggio. Quando fu inchiodato sulla croce, giunto vicino alla morte, gridò: Dio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Lo gridò con voce altissima, come se avesse creduto che suo Padre nei cieli lo avesse abbandonato. Come se avesse creduto di essersi sbagliato. Uno strazio indicibile. Non sarà stato quello il momento in cui egli soffrì di più? Il silenzio di Dio”. Sì, risponde il pastore.[1]
Da oltre un anno ci vediamo costretti a misurarci con il dolore della morte, amplificato dalla solitudine. Di chi muore. E di chi resta. Una morte senza neppure poterci salutare, tenere una mano, scambiarci un ultimo sguardo.
Quest’angoscia mi ha portato Luca qualche giorno fa. Ricoverato per il Covid, dopo dieci giorni si ammala anche la moglie. Passano due settimane, lui ne esce. Anna è ancora in ospedale. E non ne uscirà più. Non si sono potuti neanche salutare. I figli non gliela faranno vedere: “Devi ricordarti di lei com’era, non come si è ridotta in questo mese d’ospedale” gli dicono.
Quanti Luca, quante Anna in questo periodo... Molti di noi, credo, hanno qualcosa da raccontare.
Dov’è Dio? dice Marta al pastore.
Non so quale immagine di Dio ciascuno di noi custodisce nella sua mente. Restare dentro un ragionamento tanto naturale quanto riduttivo: se Dio c’è, perché non dice, non fa qualcosa in tutta questa sofferenza del mondo? “Se tu hai uno scopo facendomi soffrire, allora dimmelo: sopporterò senza lamenti i miei dolori” Gli grida Marta. Poi aggiunge: “Dio non parla perché Dio non esiste. È terribile. Ma è semplice”.
È vero, è molto più semplice eliminarlo dal nostro pensiero. Ma ciò che abbiamo bisogno di eliminare, credo, è un’immagine vecchia che ci siamo costruiti. Che ci hanno presentato fin da bambini. Che forse sentiamo ancora in certi incontri, conferenze, omelie, trasmissioni radio e tv. Che leggiamo in molte pubblicazioni. Un Dio collocato nell’alto dei cieli, e noi qui sulla terra. Lui là, noi qua. Lui lassù, noi quaggiù.
Quest’immagine di un Dio distaccato, lontano, altro dal mondo di cui noi siamo parte, limita il nostro pensiero. E ci lascia nello sconforto. Nell’im-potenza, quando in Lui vogliamo vedere l’onni-potenza. Non è semplice, lo so. Vi parlo come uno che sta camminando nel sentiero della ricerca. Che è per strada. In ascolto del silenzio di Dio. Con una domanda: come far incontrare il silenzio di Dio e la mia sordità. La sordità dell’uomo.
Allora mi fermo e provo ad ascoltare. A guardare. Cercando di non separare il mio agire dal Suo. Nel mito biblico delle origini il Creatore affida all’essere umano il mondo.[2] Così è attraverso l’agire dell’umanità e di tutti gli altri esseri che continua l’opera creatrice. Nel bene e nel male.
Nello squilibrio in cui Homo sapiens continua a portare la terra, e nella ricerca di recuperarne l’armonia che una piccola parte dell’umanità prova a costruire. Abbiamo bisogno d’imparare a vedere il suo agire e a cogliere la sua parola nell’agire nostro.
Dio parla nelle guerre che, pur schiacciati dalla pandemia, continuiamo a farci tra noi, e negli investimenti mai in perdita nel commercio delle armi. Dio parla nelle parole di Francesco che dichiara scandaloso tutto questo, e nella decisione del Governo italiano che a gennaio blocca l’esportazione di missili e bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Dio parla e agisce nella ribellione della natura all’opera di estinzione delle specie che continuiamo a provocare, e nell’evoluzione della scienza che scopre nuovi farmaci per il nostro benessere. Dio parla in quella parte di umanità che sa guardare solo al proprio ombelico, e in coloro che lottano e agiscono per garantire cibo e vaccini anche ai popoli più poveri.
Dobbiamo chiederci: è di fronte al silenzio di Dio che ci troviamo, o davanti alla sordità dell’uomo?
Covid19 è occasione preziosa per imparare a farci domande vere, senza fuggirne, e uscire da pensieri rigidi e riduttivi che rischiano di soffocarci. Su quale parola decidiamo d’investire e quale vogliamo potenziare? Il male e il bene sono nelle nostre mani.
[1] I. Bergman, Luci d’inverno, 1963
[2] Genesi 1,28-29