VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

24 gen 2021

Prenderci cura dell'ambiente è prenderci cura di noi stessi

Il virus non è un nemico

Certo, è difficile parlare bene di chi ci fa male. È vero. Ma oggi vorrei provare, con voi, a ragionare cercando di uscire dalle categorie di bene e di male. E passare su un altro piano, che potremmo sintetizzare in questo modo: funziona così. Funziona così nelle leggi della natura.

Naturalmente, siamo tutti d’accordo. Poi però, appena qualcosa ci tocca sulla pelle, subito, non solo ci ritraiamo, ma disconosciamo il pensiero che prima avevamo sottoscritto. Come Ivan Il'ič, ricordate? A quarantacinque anni si trova faccia a faccia con la morte. Allora riflette: il sillogismo che aveva imparato a scuola “Tutti gli uomini sono mortali, Caio è un uomo, quindi Caio è mortale” andava bene per Caio, ma adesso si tratta di lui, di Ivan Il'ič, quindi non va più bene!1 Così ragioniamo anche noi.

 

Due cose oggi sappiamo.

La prima. Per 4miliardi di anni i microorganismi, virus e batteri, erano i soli ad abitare il nostro pianeta. Poi, molto poi, sono arrivate le piante: più o meno 500milioni di anni fa. Ne passano altri 100milioni e arrivano i pesci. Poi i dinosauri. Poi, poi... Sì, alla fine arriviamo anche noi. I nostri progenitori, homo habilis, 2milioni di anni fa. Infine noi, homo sapiens. Quando? Da appena 200mila anni.

C’è una seconda cosa che sappiamo. Il nostro corpo è completamente colonizzato da microorganismi: ci dicono i biologi che il nostro microbiota ne conta 100trilioni. Cento miliardi di miliardi. Senza di loro non potremmo vivere.

 

E adesso è arrivato un virus, un coronavirus come mille altri, che ha prodotto Covid19. Una pandemia che ci terrorizza. Lasciamo perdere ipotesi fantastiche di presunte strategie, escogitate dai potenti della terra, per impossessarsi delle nostre menti, e conquistare il mondo. Più prosaicamente sembra che dobbiamo guardare meglio certi nostri comportamenti. In fondo anche questo virus si comporta come tutti i suoi fratelli. E questi – facciamo bene attenzione – agiscono proprio come noi.

Noi cerchiamo luoghi e spazi in cui vivere e moltiplicarci. Lui cerca un ambiente dove vivere e moltiplicarsi. È la legge della natura. Dov’era fino all’anno scorso? Sembra fosse nel suo ambiente naturale. Nelle cellule di alcune specie viventi che con lui avevano imparato a convivere senza recarsi danno. Anzi, probabilmente, con vantaggio reciproco.

Ma noi, homo sapiens sapiens, ci siamo messi in testa di essere i padroni del mondo, così agiamo come fossimo autorizzati a decretare vita e morte nei confronti degli altri coinquilini della terra. Ce lo siamo già detti, certo. Ma non basterà mai ripetercelo, finché non decideremo di scendere da quel gradino di re-travicello su cui ci siamo impiantati, e ripartire, con la nostra intelligenza – sapiens sapiens – restituendo rispetto e venerazione a tutti gli altri viventi. Dobbiamo uscire da quel meccanismo che alimenta l’estinzione continua di altre specie che, almeno per la velocità con cui procede, non è che il prodotto dei nostri comportamenti.

Solo quando restituiremo a ciascuno il diritto alla vita, come lo riconosciamo a noi stessi, nel rispetto dell’equilibrio che l’ambiente richiede, riusciremo a uscire da questo meccanismo perverso che ci vedrà ancora vittime di nuove pandemie.

 

Sì, ora c’è un’urgenza. Meglio, un’emergenza. Dobbiamo riuscire ad attrezzare il nostro corpo a convivere con questo coronavirus che ancora non aveva mai incontrato. Lo stiamo facendo. Con la ricerca, sia di terapie sia di vaccini. Sappiamo bene che, pur se riteniamo d’essere a buon punto, è ancora prematuro gridare alla soluzione. Abbiamo bisogno di contenerci nei nostri comportamenti. Igiene, distanze, mascherine sono gli strumenti del quotidiano. Farmaci, vecchi e nuovi, ci indicano la strada per la cura una volta che il virus ci ha contattati. Vaccini, una delle scoperte più preziose nella storia della medicina, saranno una buona palestra per allenare le nostre cellule a non soccombere nell’incontro.

 

Ma non basta. Saremo anche tutti vaccinati – chi sa fra quanto tempo, se pensiamo ai 7miliardi che siamo –, ma non possiamo permetterci di uscire dall’incontro con Covid19 com’eravamo prima. Continuare a violentare la natura non ci salva. Il rispetto dell’ambiente deve diventare il primo impegno che, come specie intelligente e consapevole, ci prendiamo con la terra. Con i suoi abitanti. Non possiamo non scendere dal piedistallo di padroni e tornare a sentirci una specie come tante. Come tutte le altre. La consapevolezza, che abbiamo raggiunto, non ci è data per la rovina del pianeta, ma per la sua custodia e la cura che, più di tutti gli altri, gli possiamo garantire.

Riflettevamo la settimana scorsa sulla necessità di coltivare la cultura della cura.2 Proviamo ad entrare nell’idea, finalmente sana, che la cura di noi stessi significa cura dell’ambiente in cui siamo accolti. Meglio, di cui siamo parte.

 

1 Tolstoj, La morte di Ivan Il'ič

2 Prendiamoci cura di noi stessi