29 ago 2021
Di fronte alle emergenze che ci assediamo in questo periodo
Immunità di gregge?
Tre emergenze questi giorni. I mutamenti climatici, indice allarmante della febbre del pianeta. La pandemia, che non dà segni di recessione. Il ritorno dei talebani in Afghanistan. Vent’anni di presenza occidentale, ora chiusa, lasciano tutto come prima. Anzi, peggio. Ma lasciamo per oggi l’Afghanistan, nella speranza che l’ONU sia sempre più sveglia. Lasciamo anche i mutamenti climatici: ci siamo già detti e vi torneremo. Non perché non siano problemi urgenti, ma perché per entrambi i tempi dell’intervento sono lunghi e lo spettro d’azione molto ampio.
L’emergenza che invece non concede tempo per essere affrontata è la pandemia.
Due aspetti dobbiamo tenere in allerta.
Il primo. Un richiamo agli atteggiamenti che stiamo ponendo in atto in questo periodo estivo. Leggerezza e superficialità sembrano prevalere. Dai festeggiamenti per gli europei agli assembramenti di giovani e adulti che tutti possiamo vedere, senza la minima tutela (mascherine e distanziamento). Qui, osserviamo ciascuno il nostro comportamento e, quando possibile, proviamo a ricordarlo a chi dovessimo incontrare e non ci guarda troppo.
Ma c’è un altro aspetto, non meno serio, che stiamo sottovalutando.
Tutti parliamo di immunità di gregge, o di comunità. Si raggiungerebbe con l’80% della popolazione vaccinata. E questo è già un problema, essendoci ancora tanti che non vogliono vaccinarsi. Mandano avanti gli altri. Così si sentono tutelati. Tutelati a spese altrui. Alto senso di... responsabilità e altruismo, no?
Ma il punto più critico si pone a livello mondiale. Di immunità di popolazione, vera, potremo parlarne solo se essa assume dimensione planetaria. Provo a spiegarmi. Immaginiamo che il sindaco di Jesi voglia mettere in programma l’immunità di gregge per la sua città e così starsene tranquillo. Tutti vaccinati. Jesi senza Covid. Diremmo subito che sarebbe una pia illusione: e i contatti con Fabriano o Ancona o Roma?
Ecco. Noi puntiamo all’immunità di gregge in Italia. O anche, chi ha uno sguardo un po’ più ampio, in Europa. O negli Stati Uniti. Forse che l’Italia o l’Europa o gli Stati Uniti possono vivere isolati, quindi protetti da ogni contatto con altri paesi?
Venti giorni fa il Financial Times scrive in un editoriale: «Il Covid ha mostrato le tendenze infantili delle democrazie occidentali (Covid has shown up western democracy’s childish tendencies)». Qualche settimana fa riflettevamo su come la nostra sensibilità è limitata, solitamente, dalla distanza spaziale che s’interpone tra me e il luogo dove si evidenzia un problema.[1] E questa è già una difficoltà seria da superare. Ora un altro limite ci viene posto davanti: la ricerca della gratificazione immediata. Questo è un tratto tipico dei bambini. Ecco perché il quotidiano londinese parla di tendenze infantili delle nostre democrazie. Perché i governi, il mondo della politica sono sempre alla ricerca del risultato immediato: proteggiamo i nostri e siamo a posto. Ricordate De Gasperi? «Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione». Quanti politici! Qualche... statista?
Se osserviamo la gestione del Coronavirus, appare evidente come i nostri governi guardano solo in casa propria. Alla soddisfazione immediata, appunto. Ponendosi, come unico traguardo, la vaccinazione interna. Come se non volessimo vedere che il Covid non conosce confini.
Non può esistere l'immunità di comunità in un unico paese. L'OMS ha richiamato l’attenzione sulla disparità di condizioni tra noi, paesi ricchi, che abbiamo monopolizzato l’80% dei vaccini e disponiamo di un miliardo di dosi tuttora inutilizzate, e quelli a basso reddito che hanno 1,5 dosi ogni 100 persone. Secondo i dati delle Nazioni Unite, più della metà della popolazione dei paesi sviluppati è già vaccinata, contro neppure il 2% dei paesi poveri. Non vogliamo vedere che l’immunità di questi ultimi è altrettanto importante della nostra. Per la nostra stessa salute. Avete sentito più niente sulla proposta di sospensione temporanea dei brevetti?[2] Niente. Il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose, arriva a parlare di apartheid vaccinale ai danni del Sud del mondo.
Un dato allarmante. Gli epidemiologi avvertono che anche se questo coronavirus ha scarsa capacità di variazione, tuttavia continua a sorprenderci, ed è a poche mutazioni dalla sconfitta dei vaccini. Significa che di questo passo, mutazione dopo mutazione, riuscirà presto a superare le difese che il vaccino attiva nel nostro organismo. E saremo tutti al punto di partenza. Già la delta ci sta mettendo in serie difficoltà. È di questi giorni l’ultima arrivata, la lambda.
O puntiamo all’immunità di gregge a dimensione planetaria, o siamo dentro un bluff. Non vogliamo farlo per ragioni umanitarie? Non vogliamo farlo per ragioni di giustizia? Facciamolo per egoismo: a protezione della nostra salute. Ma facciamolo!
[2] Fra due fuochi, 16 maggio 21
* Leggere anche No vax?