10 ott 2021
Il surriscaldamento del pianeta non è un’urgenza. È un’emergenza
Mille miliardi
Non sono la cifra che lo stato italiano dovrà spendere nel 2021. Né gli euro a copertura del piano per l’Europa Verde per i prossimi dieci anni. No. Mille miliardi indica semplicemente il numero di alberi che secondo uno studio del Politecnico Federale di Zurigo del 2019, dovremmo mettere a dimora subito se vogliamo affrontare nel modo più naturale ed efficace possibile il problema dell’overdose di CO2 con cui abbiamo drogato il nostro pianeta.[1]
Mille miliardi di alberi. Da piantare. Meglio, da restituire alla terra, visto che solo diecimila anni fa, alla nascita dell’agricoltura, erano seimila miliardi ad abitarla. Oggi ne sono rimasti appena la metà. E due, dei tremila miliardi che le abbiamo ucciso, li abbiamo eliminati negli ultimi duecento anni. Homo technologicus degno figlio di Attila: dove passa il mio piede non cresce più l’erba!
Non è la soluzione di tutti i problemi, si obietta. Certo. Ma se vogliamo iniziare a prenderci cura della nostra casa, questo è il farmaco più naturale e più sano che le possiamo somministrare. Da oltre 400milioni di anni le piante abitano il pianeta. Ed è stata la loro presenza a permettere l’ingresso della vita animale. Specie umana compresa.
Non è una novità che noi dipendiamo dalle piante. Respiriamo perché ci sono le piante. Ci nutriamo perché ci sono le piante. Perfino la nostra mente reagisce in modo positivo o negativo alla loro presenza o assenza. Uno studio fatto in Norvegia ha evidenziato che nelle aule che ospitano piante, il rendimento scolastico è superiore del 30%. Perfino i casi di bullismo risultano diminuiti, e ridotte fino al 50% le assenze per malattia.[2]
La terra è il pianeta verde. Se le piante morissero, la CO2 crescerebbe a dismisura. La temperatura aumenterebbe così tanto da far evaporare tutta l’acqua. E Terra sarebbe come Marte o Venere. Roccia arida. Senza le piante non esisteremmo.
In che rapporto siamo, piante e animali? Il mondo vegetale costituisce l’85% della biomassa; gli animali tutti insieme, noi compresi, siamo appena lo 0,3%. Nonostante loro rappresentino la quasi totalità della vita, noi homo sapiens non le consideriamo. Al punto da non preoccuparci se la loro presenza è così ridotta. Siamo ciechi alle piante. Sembra una disfunzione cognitiva: non siamo in grado di cogliere come funziona il mondo. Vediamo gli animali, vediamo noi stessi, con tutto ciò che realizziamo, orgogliosi della scienza e della tecnologia. Ma non vediamo gli abitanti da cui dipende la vita stessa sulla terra. Le piante.
Guardiamo le città: ci vive attualmente il 60% della popolazione mondiale. Sono il luogo delle costruzioni. Cemento e asfalto. Palazzi e grattacieli. Costruzioni anche belle e straordinarie, capolavori di architettura. Ma quanto spazio lasciamo perché insieme a noi possano abitare la città quegli esseri viventi che ci permettono di vivere? Abbiamo bisogno di pensare una città nuova: non solo il luogo degli uomini, ma anche il luogo della natura. Il luogo della vita. Perché gli uomini senza le piante non vivono.
Il riscaldamento globale è il problema più grande che l’umanità si trova a vivere oggi. E non è solo una questione di urgenza. È un’emergenza. La medicina sa bene la differenza tra questi due livelli: l’urgenza ti dice che non è il caso di far passare ancora tanto tempo per intervenire, ma l’emergenza ti dice che l’intervento va fatto subito. Adesso. Pena la morte.
Grandi picchi di caldo abbiamo vissuto. Anche in Italia. Sappiamo bene che l’aumento della temperatura aggredisce perfino la nostra capacità di vita: il caldo eccessivo e umido impedisce al corpo di regolare la temperatura interna tramite la sudorazione. Non a caso ogni anno contiamo i morti per il caldo.
Il cervello umano, il più alto nella scala evolutiva, sa fare cose che nessun altro animale è in grado di mettere in atto. Ma le sue potenzialità sono anche il suo limite: sa costruire e sa distruggere. Sa investire le sue energie per la vita. Ma sa pure andarle contro.
Come affrontare il riscaldamento globale che irresponsabilmente abbiamo provocato? Alleggerendo l’atmosfera della tanta anidride carbonica che v’immettiamo. Due strade abbiamo davanti. La prima: riduciamo, fino a sospendere del tutto, l’uso dell’energie fossili: carbone, petrolio, gas; e incrementiamo l’energia pulita: eolica, solare, idraulica. L’altra: restituiamo alla terra quelle piante che le abbiamo rubato. Mille miliardi di alberi da mettere a dimora, subito, sono il primo passaggio. Una terapia naturale. E altamente efficace.
Così restituiremo alla terra il verde che l’ha resa capace di ospitare anche gli altri viventi. E a noi e ai nostri fratelli animali l’energia vitale per non estinguerci. E vivere in buona salute.
[2] Da Avvenire, 30 sett.
V. anche Febbre alta, Gli alberi e noi