VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

25 dic 2021

Dall’es-clusione all’in-clusione: restituire senso al Natale

Pé st’amore so nato

Ve ringrazio de core, brava gente, 
pè ’sti presepi che me preparate, 
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate, 
si de st’amore nun capite gnente.

 
Pé st’amore so nato e ce so morto, 
da secoli lo spargo da la croce, 
ma la parola mia pare ’na voce 
sperduta ner deserto senza ascolto.

 
La gente fa er presepe e nun me sente, 
cerca sempre de fallo più sfarzoso, 
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore 
è cianfrusaja che nun cià valore.

 

Così Trilussa (Carlo Salustri), poeta romano morto a metà del secolo scorso, guarda il presepio con gli occhi di Gesù. Sono sempre affascinato da quanto un poeta sa entrare nella profondità delle cose. E dell’animo umano. Ne legge i sentimenti nel caleidoscopio delle sfumature con cui questi si presentano.

Sono parole che trasportano tristezza. Richiamo verso un atteggiamento di coerenza. Sono anche insegnamento, che ricorda l’essenza della novità – il Vangelo, cioè la buona notizia – che Gesù porta nel mondo.

 

Tante luci a Natale. Stiamo provando ad uscire dalla depressione dell’anno scorso, chiusi in casa, spaventati e indifesi di fronte a un virus che non dava cenni di regressione. Poi è arrivato il vaccino. Subito dopo Natale abbiamo iniziato. Conquista della scienza, dell’intelletto umano. Scintilla del divino che ci abita.

È una grande difesa. Ma non siamo sereni. Non ci ha portati fuori del tutto dalla minaccia della pandemia. Sembra una partita a scacchi: il vaccino fa una mossa, il virus pronto a rispondere con un’altra. E la partita è tuttora aperta. Per di più, poi, c’è anche chi lo utilizza a proprio tornaconto. Politicanti che ci si giocano spiccioli di potere facendo l’occhiolino a chi è ancora confuso e non riesce a fidarsi di una scienza che, inevitabilmente, cammina passo dopo passo e non può dare risposte assolute. Il mondo dell’economia e della finanza per cui contano più gli interessi di parte che la necessità e l’urgenza di mettere a disposizione di tutti, dico TUTTI, quest’unica difesa di cui disponiamo. Big pharma che sa solo difendere i propri interessi, e il mondo della politica che non sa decidersi a prendere una posizione chiara per la sospensione dei brevetti e la distribuzione a tutte le nazioni.

 

Natale, la nascita di Gesù. È ai tempi di Francesco d’Assisi che risale la tradizione di rappresentarla con il presepe (prae, davanti e saepes, recinto). Ma alla tanta attenzione nel costruire i presepi, nel rappresentare la nascita di questo bambino, non corrisponde altrettanta cura nel cercare e nel cogliere il significato di questo avvenimento. È intorno a una parola che si muovono le altre per Trilussa. Amore. Ma non vede amore: vede odio, indifferenza, freddezza. Ma che li fate a fa? Si poi v’odiate, si de st’amore nun capite gnente.

È intorno all’amore che tutto ruota. Questa poesia, certo. Ma è intorno all’amore che si muove tutta la vita di questo bambino diventato uomo. La buona notizia che ci porta. L’insegnamento che continuamente ci presenta.

 

Accontèntati che facciamo i presepi, dirà qualcuno. C’è anche chi sostiene che in nome del rispetto verso chi proviene da altre culture, non dovremmo farli più. Inclusione la chiamano. No, non riesco ad accontentarmi. Luca, costruendo il suo racconto della nascita di Gesù, scrive che per Maria in procinto di partorire e suo marito non c’era posto nell’alloggio.[1] Facciamo ben attenzione a non restare prigionieri di una lettura favolistica del racconto. È impensabile che negassero ospitalità ad una donna con le doglie del parto. Non è per un bambino che nasce che non c’era posto. È per far nascere l’Amore che non c’era posto. Allora. Come oggi. E la storia si ripete. Pé st’amore so nato e ce so morto, sente Trilussa da Gesù.

 

Non so che ne pensate. Ma per me piuttosto che preoccuparci di un’inclusione apparente, fatta di formule innacquate – Buone feste! al posto di Buon Natale! –, l’attenzione dovremmo portarla a tanti nostri comportamenti. Sono questi che non includono. Quando teniamo congelati milioni di vaccini nei nostri frigoriferi piuttosto che metterli a disposizione dei popoli che non possono pagarseli, non è inclusione. Quando continuiamo a sprecare cibo e medicine lasciando un terzo della popolazione mondiale nella fame e nelle malattie, non è inclusione. Quando respingiamo i migranti ai confini dell’Unione Europea, è in-clusione? Direi piuttosto es-clusione. No?

Quel bambino di cui a Natale festeggiamo la nascita, da grande chiamerà sepolcri imbiancati coloro che curano le apparenze e non si preoccupano concretamente dei fratelli nel bisogno.

Ve ringrazio de core, brava gente,
pè ’sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore nun capite gnente
...

 

Buon Natale!

 

 

[1] Luca 2,1-14