VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

26 set 2021

Tra uomini e donne. Dall’Afghanistan a casa nostra

Povero maschio...

Ministero della promozione della virtù e della prevenzione del vizio. Parole nobili, no? Se non fosse che così è trasformato l’ormai ex Ministero degli affari femminili. Quindi sarà un ministero guidato da una donna e composto prevalentemente da personale femminile, direte. Sì, se non fosse che a produrre questo sublime cambiamento sono i talebani. Nel lontano Afghanistan. E a promozione della virtù e a prevenzione del vizio l’ultimo passo di questi giorni: sono riaperte le scuole secondarie, ma possono tornarvi solo i ragazzi. Le ragazze restano a casa. A fare le mogli e le madri. Ultima - per ora! - riaffermazione del maschio-padrone.

Religione e politica si mescolano nel dramma dell’Afghanistan. Quale delle due inquini e sostenga l’altra è domanda senza risposta. L’intreccio e la reciprocità le rendono indissolubili. Presunti valori e precetti religiosi diventano per i talebani – nome che significa studenti [del Corano] – facile copertura. Sia per eliminare chi non è dei loro, sia per ripristinare il potere maschile. In nome di una religione. Ridotta, da via di purificazione e strada d’elevazione spirituale, a giustificazione di violenza e strumento di sopraffazione o addirittura di morte.

 

È l’eterno problema che sempre ha accompagnato homo sapiens nei millenni della sua storia. La relazione uomo donna. In tutte le culture. In tutte le religioni.

Sette donne uccise in sette giorni dai loro compagni. Una ogni tre giorni da gennaio ad oggi. In Italia. Che c’entra? dirà qualcuno. Non c’è paragone tra loro e noi. No, se volete. Ma anche sì, pensandoci bene.

Non è difficile vedere la violenza e la sopraffazione che i talebani coltivano in Afghanistan. Non è difficile cogliere la subordinazione della donna, in alcuni paesi arabi, giocata in nome della protezione della virtù. Più difficile è vedere la logica che guida il femminicidio. E scoprirne le carte. Ma possiamo non farlo? No, credo. Se non altro per non sentirci ripetere, ancora una volta: “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?”.[1] Parole che, se imparassimo ad ascoltarle, ci aiuterebbero a coltivare relazioni più sane e oneste. Tra persone. E tra nazioni.

 

La donna è chiusa in casa. In nome di una protezione che il maschio deve attuare nei suoi confronti. Le donne devono essere protette secondo la legge della Sharjah. La legge coranica. Ma protette da cosa? O, meglio, protette da chi? Protette dagli uomini. Sì. Uomini convinti che loro compito è proteggere le donne da... loro stessi. Strana logica: sono nello stesso tempo minaccia e protezione. Perfetta solidarietà maschile, direi. Ma che immagine hanno di sé? Individui incapaci di governare le proprie pulsioni. Incapaci di resistere alla voglia di saltare addosso a una donna se ne vedono il volto o una caviglia scoperta.

Ancora un salto in casa. Chi è ad uccidere la propria compagna quando il rapporto è in crisi e lei non se la sente di continuare una relazione morta o addirittura pericolosa? Un uomo incapace di fare i conti con una storia finita. E, soprattutto, con una compagna che in queste condizioni decide di chiudere. A me pare che sia lo stesso pensiero che sottende a questo comportamento: la donna è proprietà dell’uomo. Quindi non può permettersi una volontà propria.

 

Due osservazioni, ora, che è necessario non lasciarci sfuggire. Da noi.

 

La prima. Guardiamo i titoli dei giornali: L’ha uccisa perché voleva lasciarlo, Uccide l’ex moglie che viveva con il nuovo compagno, ecc. Come dire: sì, l’ha uccisa, ma c’era una ragione. Già nel titolo una sorta di giustificazione. Per non parlare delle parole di una giornalista che, proprio questi giorni, si domandava se non possa esserci, a volte, anche un comportamento esasperante o aggressivo della donna a provocarne l’uccisione da parte di lui. Facciamocela pure questa domanda. Ma attenzione. Il vecchio luogo comune maschilista è in agguato: cos’ha fatto lei per esasperarlo al punto da ucciderla? Che è la ripetizione del solito com’andava vestita quanto è stata violentata. Non mi piace: noi maschi, incapaci di guidare le nostre pulsioni.

 

L’altra. Nel 70% delle condanne per femminicidio il giudice concede le attenuanti.[2] Sette sentenze su dieci. Come dire: sì l’ha uccisa, ma era preda di gelosia morbosa, ma era preso da raptus; sì l’ha stuprata, ma era vittima d’un’incontrollabile pulsione sessuale. Quel ma. Una mezza giustificazione? Direi proprio di sì. Ancora una volta il solito stereotipo culturale corre in soccorso della... debolezza? incapacità? immaturità? dell’uomo. L’uomo, incapace di agire, sa solo re-agire al comportamento della vittima.

Il talebano non sa resistere alla caviglia scoperta di una donna. L’uomo occidentale è incapace di controllare la propria reazione di fronte a una donna che non vuole riconoscerlo partner-padrone?

 

 

[1] Matteo 7,3; Luca 6,41

[2] Ministero della Giustizia