Anna e Aldo convivono da dieci anni. Al momento della loro unione lei aveva già una figlia dal precedente matrimonio. Ora Caterina ha tredici anni. Quando si sono incontrati, la bambina aveva appena venti mesi. In famiglia c’è anche Giulio, otto anni, figlio (biologico) di entrambi. Tra i due le cose non vanno, e Aldo non sa come fare per non far soffrire suo figlio in questo momento di crisi nella coppia.
Paola e Luciano vivono insieme da dodici anni. Anche con loro ci sono due figli. Alessandra, quindici anni, nata nel precedente matrimonio di Paola, e Leo, otto, figlio di entrambi. Anche Luciano e Paola sono in crisi. E la preoccupazione di lui è come dirlo a Leo. Qual è il modo meno doloroso possibile. Alessandra è un problema di Paola.
È ormai da un po’ d’anni che sono sempre più numerose le famiglie ricostituite. Famiglie, cioè, in cui uno, o anche entrambi, viene da una precedente unione, matrimonio o convivenza che sia. Una costante è che, anche in presenza di figli del primo matrimonio, la nuova coppia decide di fare un figlio tutto loro. Niente di strano, direte. No, sul piano statistico. Ma nient’affatto semplice sul piano esistenziale. Concreto.
Oggi proviamo ad incontrare queste nuove famiglie. Due aspetti in particolare guardiamo.
Il primo. Riavvolgiamo il nastro del tempo. Aldo e Anna s’incontrano e iniziano una storia. Con Anna c’è già Caterina, una bimba di venti mesi. I due si frequentano e tra loro nasce qualcosa che li porta verso la costruzione di un progetto di vita condiviso. Forse non sanno, ma c’è un pericolo in agguato: dimenticare che l’incontro non è solo fra loro due. Nel loro progetto ci dev’essere il posto di Caterina. La nuova famiglia nasce sì tra due adulti, ma c’è un terzo che sarà parte integrante del loro rapporto. Anzi, lo è già.
Se questo pensiero è chiaro sul piano cognitivo (del ragionamento), non lo è altrettanto sul piano affettivo (dei sentimenti). Non nel senso che alla figlia di Anna Aldo non voglia bene. Ma nel senso che gli sarà molto difficile dirsi che nei suoi confronti dovrà essere come un secondo padre. Con tutte le responsabilità che questo comporta. Compresa quella di rapportarsi in maniera costruttiva con il padre biologico che ora vive in un’altra casa.
Un compito analogo, e altrettanto impegnativo, aspetta Anna. Far entrare Aldo come secondo padre, con la responsabilità che questo comporta, e aiutare la bambina a riconoscerlo come tale. Senza sottrarle, anzi, aiutandola a coltivare la relazione con il suo padre biologico. Tre genitori – e ci limitiamo a tre stavolta, perché la realtà molte volte ci mette davanti a situazioni assai più ingarbugliate – non sono così facilmente coniugabili.
L’altro aspetto. Guardiamo il figlio che la nuova coppia decide di mettere al mondo. Perché questa decisione arriva quasi inesorabile. C’è infatti un pensiero che li guida. Possiamo esprimerlo così: facciamo un figlio, che sarà coronamento e consolidamento del nostro amore! Qualcosa di strano? Direi proprio di sì. Fermiamoci un attimo a riflettere. Con due domande.
Caterina non era già coronamento e consolidamento dell’amore tra Anna e il primo marito? Eppure non ha funzionato: la coppia è scoppiata. Certo. Perché un figlio non consolida una coppia. Un figlio consolida ciò che trova. A una coppia forte porta forza. Ma una coppia che per stare in piedi ha bisogno di un figlio, quando questo arriva è facile che prima o poi traballi.
L’altra domanda. Quale sarà il posto di questo nuovo bambino? E quella di Caterina? Di solito avviene quanto abbiamo ascoltato oggi nelle prime righe. Il nuovo arrivato per Aldo è, e sarà sempre più, suo figlio. E Caterina sarà sempre più la figlia di Anna. Con il risultato che questa divisione cadrà anche sulle spalle dei due fratelli. Per i quali costruire una vicinanza e una complicità fraterna diventerà un compito piuttosto impegnativo.
Non vi nascondo che certe volte, uscendo dall’incontro con una di queste famiglie, mi dico: bisognerebbe proibire a una nuova coppia che ha già dei figli dal precedente matrimonio di metterne al mondo altri. Poi, non disponendo di... poteri divini, mi fermo. E cerco il modo di aiutarli.
Un pensiero, però, non posso tacere. Se già avete figli dalla storia precedente, e pensate a un figlio vostro (in senso biologico), non lo pensate come consolidamento e coronamento del vostro amore: non funziona. E prima di farne un altro, chiedetevi quanto siete veramente disposti a sentire vostri, cioè di entrambi, i figli che già ci sono. E a diventare, entrambi, i loro genitori.