VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

15 mag 2022

Solidarietà e condivisione con chi in Russia rischia la galera

Il nastro verde

 

ленточка (lentochka), nastro. È il nastro di San Giorgio, nero e arancione che i russi esibiscono soprattutto in questo periodo vicino al grande giorno del 9 maggio. Il giorno della vittoria nella Grande guerra patriottica, così i russi chiamano la Seconda guerra mondiale. Costata loro 26milioni di morti. Simbolo della resistenza al nazifascismo, è anche il nastro usato fin dal 2014 dai separatisti filorussi della Crimea e dell’Ucraina dell’Est, che nella propaganda ufficiale di Mosca da sempre combattono contro i nazisti di Kiev. Ha una storia antica questo nastro. Le sue origini si perdono nel tempo. La croce di San Giorgio, con il nastro nero e arancione, era la più alta onorificenza che nella Russia zarista veniva concessa ai militari che si rendevano protagonisti di particolari atti d’eroismo.

 

Un nuovo nastro ora, da un mese a questa parte, inizia a farsi vedere per le strade di Mosca, Leningrado e di altre città russe. Fino in Siberia. È un nastro verde. Ne compaiono a centinaia. Lo si trova sui vestiti, legato alle borse, sulle moto, sulle auto. In luoghi pubblici, sotto i portici, nelle scuole, nelle università. Perfino su monumenti, grondaie, rami degli alberi. Ai pali della luce, alle fermate dei mezzi pubblici. C’è anche chi lo porta al polso, pur se viene consigliato caldamente di non esporsi di persona per non finire catturati dalla polizia e cacciati in qualche galera.

Perché verde? Spiegazioni diverse. Verde è il colore della pace. Le primavere arabe utilizzavano questo colore. Verde, in russo zelen, è alla radice del nome Zelenskij. Verde è il colore che risulta dalla combinazione di blu e giallo, i colori della bandiera ucraina.

Il nastro verde ora è il simbolo della ribellione alla politica di Putin. Su iniziativa di un gruppo di giovani donne. È il rifiuto della guerra. Il nastro della contestazione. Cresce infatti un’opposizione al regime di Putin che non fa notizia in Occidente, ma che sfida ogni giorno la repressione. Una resistenza che c’è e meriterebbe attenzione e sostegno da parte dell’opinione pubblica europea, da parte di tutta la società civile che cerca la pace.

Eppure pochissimo spazio i nostri mezzi d’informazione dànno a questa iniziativa del popolo russo. Cos’è che c’impedisce di esprimere solidarietà a tutte quelle persone che, correndo non pochi rischi, cercano di manifestare opposizione a un presidente dittatore che ha portato il suo popolo in una guerra da cui non si intravvede via d’uscita? Sarebbe un piccolo segno. Ma un grande gesto di condivisione se anche da qui, Italia o Francia o Germania, dalla nostra Europa arrivasse un segno di sostegno alla contestazione interna che, come ben sappiamo, in Russia non ha vita facile. Un nastro verde, da indossare anche noi, per dire solidarietà al popolo russo che tenta di far arrivare la sua voce nelle stanze del potere. Agli uomini di Putin. E a Putin stesso. Cui perfino i collaboratori temono di rivolgere una parola che non sia di asservimento al suo pensiero. Niente di nuovo sotto il cielo, per una dittatura. Come niente di nuovo che, anche nel più duro dei regimi, ci siano persone disposte a rischiare pur di non far morire di asfissia la loro anima. Di certo nessuno di noi sarebbe incarcerato se mostrasse un nastrino verde!

 

Questi giorni poi siamo tutti ancorati a una domanda: cosa succederà alla manifestazione nella Piazza Rossa del 9 maggio. Giornata particolarmente calda quest’anno per le aspettative che, di qua e di là di quella che fino a trent’anni fa chiamavamo cortina di ferro, l’accompagnano. Giornata della vittoria nell’operazione militare speciale per la denazificazione dell’Ucraina? Giorno della dichiarazione di una guerra ad ampio raggio? Segnali di apertura verso una tregua dai combattimenti? Quando leggerete questi pensieri il 9 maggio è passato. Mentre scrivo siamo ancora all’8. Una cosa comunque è già certa: la guerra dei nastri in Russia è cominciata. Sì, i nastri. Simbolo di identità e simbolo di progetti.

 

Noi intanto, in piena contraddizione, continuiamo a mandare armi all’Ucraina e nello stesso tempo a finanziare la guerra di Putin con 1miliardo di euro al giorno, acquistando il suo petrolio e il suo gas. Sarà a causa di questo stato di confusione mentale che non sappiamo neppure dar voce e sostenere la resistenza del popolo russo: cosa costerebbe alla nostra libera stampa divulgare questo simbolo e a noi cittadini liberi farlo nostro? Un semplice nastro verde.

 

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In compenso questi giorni i talebani hanno imposto il burka alle donne afghane. Ma questa è... un’altra notte.