VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

17 apr 2022

Tra pandemia e guerra, alla ricerca di una luce

Pasqua...?

Ucraina                        Russia

 

 

Il nostro calendario, in questo mese d’aprile, accanto a domenica 17 scrive Pasqua di Resurrezione. Nel tuo, Gesù, cosa leggi? Perché per noi pasqua e resurrezione questi giorni sono parole difficili da leggere. Altre due ve ne troviamo: pandemia e guerra. Nella prima ci siamo dentro da due anni. E non è ancora chiaro quando riusciremo ad uscirne. Nella seconda ci siamo precipitati da oltre cinquanta giorni. Era il 24 febbraio quando un dittatore paranoico decide d’invadere con il suo esercito una nazione libera, l’Ucraina. È vero, dirai che di guerre su questa nostra terra ne stiamo facendo tante altre, e non da qualche giorno o da qualche mese soltanto. Francesco è da tempo che parla di terza guerra mondiale a pezzi.

Ma due aspetti devi considerare adesso. Che sono due nostri limiti. La nostra sensibilità, questo è il primo, è inversamente proporzionale alla distanza spaziale. Non ci piace riconoscerlo, ma più un evento è lontano, minore è l’intensità della nostra partecipazione. E mentre le altre guerre sono piuttosto lontane, quella di cui ti parlo oggi è qui, a due passi. Lo è geograficamente. E lo è soprattutto, e questo è l’altro aspetto, perché coinvolge direttamente l’organizzazione della vita nostra. La nostra economia è in crisi. Lo è per le sanzioni con cui vorremmo costringere Putin a smetterla di seminare morte e distruzione. Lo è per le risorse che ci vengono a mancare. E più ancora lo è per le nazioni più indigenti che rischiano addirittura di non trovare grano e cereali per la sopravvivenza.

Ne parlo con te, Gesù, perché mentre tu ci hai portati passo dopo passo oltre la morte, noi ci sentiamo bloccati. Fermi al venerdì santo. Al Calvario. Quando la morte aveva invaso tutto e tutti. Le pagine che ci hanno lasciato i tuoi ci descrivono quel giorno e quelli immediatamente prima e dopo, come giorni di angoscia.

 

Qualche anno fa, mentre riflettevamo sul dramma della shoah, c’eravamo fermati davanti a una domanda: dov’era Dio ad Auschwitz. E ascoltando questa domanda n’era nata subito un’altra: dov’era l’uomo ad Auschwitz.[1] Perché appariva impossibile che noi umani potessimo arrivare a tanta depravazione. Eppure c’eravamo arrivati. E quella domanda oggi diventa dov’è Dio, cioè l’uomo, in Ucraina. Quasi ottant’anni di pace, qui nella nostra Europa, dopo quegli anni. E oggi è finita. Non ce l’aspettavamo. Ci ha colti tutti di sorpresa.

Nel chiedermi perché eravamo così fiduciosi, quasi ingenuamente fiduciosi, mi viene il dubbio che questi anni di pace siano in realtà più una reazione allo shock di fronte a ciò che Aushwitz ha significato che una conquista frutto di maturazione e saggezza. Momenti storici differenti, contesti sociopolitici diversi, continuano a dirci gli analisti della geopolitica. Ma ciò che viviamo questi giorni appare tanto simile a quanto hanno vissuto i nostri genitori e i nostri nonni nella prima metà del secolo scorso. Un capo di governo, racchiuso il potere nelle sue mani, porta il mondo in guerra. E non ha neppure il coraggio di chiamarla con il vero nome. Proibisce al suo popolo perfino di dirla questa parola. война (voyna), guerra. Ma comunque la voglia chiamare, è sempre e solo morte e distruzione.

 

Il calendario non cambia le sue parole, Gesù. Pasqua di Resurrezione continua a dire. Come fare per sentirle nostre? Ecco perché ne parlo con te. Perché restando soli, queste parole non trovano la strada per arrivare al cuore. Neppure alla mente. Figuriamoci poi se possono arrivare al popolo ucraino che da due mesi vive sotto i missili e le bombe.

Penso anche a tutti i soldati, dell’una e dell’altra parte, che devono subire la violenza di cui essi stessi sono protagonisti. Sento pietà per loro. Anche com-passione. Non arrivo ad averne pari quantità, se pure sia possibile misurarla, per gli uni e per gli altri. Riesco a sentirli fratelli, vittime di chi la guerra l’ha voluta e se ne sta al sicuro, chiuso nei suoi lussuosi palazzi.

 

Amate i vostri nemici, dicevi, e pregate per coloro che vi perseguitano.[2] Preghiamo per Putin, per Kirill, per tutti coloro che sostengono questa politica di guerra: qui arriva il nostro amore.

Sì, abbiamo bisogno di pregare. Perché preghiera sono pensieri di bontà e di pace. Preghiera è riscoprire quella pace che tu scrivi nel cuore. Perché possiamo ritrovare, gli uni e gli altri, la capacità di tradurla in atti di politica costruttiva.

Duemila anni fa, il terzo giorno da quel venerdì, hai sconvolto le donne che venivano di buon mattino a custodire il tuo corpo per la sepoltura. Non t’hanno trovato. E solo dopo han cominciato a sentire il messaggio che tu portavi: la Vita è più forte della morte.

Oggi ti chiediamo alza il volume della tua voce!  I nostri orecchi sono assordati dal rumore delle bombe. La parola Resurrezione fatica ad attraversarlo.

 

 

[1] La mente e l'anima, vol. 2 pag. 34

[2] Cfr. Matteo 5,43-48

* V'invitiamo a leggere anche altre pagine sulla Pasqua degli anni precedenti, in particolare La mente e il cuore