VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

4 dic 2022

La nostra mente ha bisogno di immagini per conoscere

Rappresentare... Dio?

Una giovane donna, in viaggio nella sua psicoterapia, a un certo punto si chiede, e mi chiede, quale sia l’immagine vera di Dio. L’immagine vera. Come rispondere? Cosa dire?

Senofane, filosofo greco del VI-V sec. a. C., vissuto fino alla straordinaria età di quasi cento anni, scrive: “Se i buoi, i cavalli e i leoni avessero mani, o potessero dipingere e compiere quelle opere che gli uomini compiono con le mani, i cavalli dipingerebbero immagini degli Dèi simili ai cavalli, i buoi simili ai buoi, e plasmerebbero i corpi degli Dèi simili all’aspetto che ha ciascuno di essi”. Ancora: “Gli etiopi dicono che i loro Dèi sono neri e camusi, i Traci dicono invece che hanno occhi azzurri e capelli rossi”.

 

Noi cristiani vediamo in Gesù Dio-con-noi. Vissuto storicamente duemila anni fa in Palestina, allora provincia dell’impero romano. Ma neppure di lui abbiamo un’immagine vera. Quella dei tanti artisti, pittori scultori, è frutto della loro fantasia. Degli imperatori di Roma ci sono pervenute statue, bassorilievi. Così di Platone o di Socrate. Di Gesù, come anche dei suoi familiari o dei suoi discepoli e discepole, abbiamo tante immagini, ma nessuna di queste è il ritratto vero. Tuttavia riusciamo anche a dirci che questa mancanza non costituisce un grosso problema. Il fatto che Gesù e i suoi fossero uomini e donne in carne ed ossa ci permette di sentirli come noi. Persone. Collocati in uno spazio e in un tempo ben definiti.

Ma Dio? Quello che Gesù chiama, ogni volta che ne parla o ci parla, Padre, com’è? E lo Spirito Santo di cui pure ci dice, com’è? Ecco che ci siamo costruiti noi delle immagini. Ed essendo noi umani, li abbiamo rappresentati umani. Anche se non tutti, per la verità, e non sempre. Un’immagine tradizionale vede il Padre come un vecchio con la barba, il Figlio giovane uomo e lo Spirito una colomba con le ali spiegate. Ma di certo Dio Spirito non è un volatile né Dio Padre-e-Madre un vecchio, barbuto, bianco e maschio. C’è un’altra immagine, pur essa antica, ma piuttosto lasciata da parte. Come se non fosse sufficientemente vera. Eppure è molto più umana e assai più ricca nella prospettiva di rappresentare l’Indefinibile. È di un monaco russo del Quattrocento, Andreij Rublëv (V. in Download PDF).

Nel tentativo di dare un’immagine visiva di Dio si lascia ispirare da quella pagina della Bibbia in cui Abramo e sua moglie incontrano tre persone, piuttosto misteriose, che preannunciano loro la gravidanza di Sara, nonostante l’età avanzata.[1]Personaggi nei quali Abramo intuisce la presenza del suo Signore. Quello che gli aveva detto: Vai verso te stesso (Lech lechà in ebraico).[2] Va’ e cerca di incontrare te, nella profondità della tua anima: non ti perdere. E Abramo ascolta quelle parole. Le prende. E vi sa vedere l’invito verso l’incontro con la sua Verità. La verità di se stesso.

Noi oggi siamo in grado di cogliere la profondità e di comprendere ancora meglio la necessità di ascoltare e coltivare parole come queste. Tutto il pensiero psicoterapeutico è richiamo continuo verso la ricerca e l’incontro con la propria verità. Parole che rappresentano la ricerca di senso rispetto alla vita stessa. Quella ricerca che, se non ne scappiamo, ci accompagna per tutto il tempo che ci è dato di vivere.

 

E l’immagine di Dio? Sì, questa è domanda legittima che la nostra mente si pone. Lei per conoscere ha bisogno di immagini. Ma c’è una risposta? Più d’una volta mi sono sentito dire: non entrare in questioni di religione, rischi di creare confusione; il catechismo è già chiaro e ci dà tutte le risposte di cui abbiamo bisogno; tu parla di psicologia. Come se ascoltare le domande dell’anima (psyché) non fosse questione di psico-logia! Posso comprendere certi timori, ma attenzione ai compartimenti stagno.

Il rischio è dimenticare che non è di risposte preconfezionate che la nostra anima ha bisogno: è di permettersi domande che essa porta il desiderio. Non di risposte che vengano da fuori, ma della luce che possiamo trovare ascoltando noi stessi. Domande che ci aiutino nella ricerca. Nell’ascolto.

Oltre 2mila700 anni fa un uomo, Isaia, ascoltava dal suo Dio queste parole: Venite, prego, discutiamo.[3] Non è un’immagine visiva quella che ci offre. È però immagine affascinante di un Dio pieno di umanità. Che non rinchiude se stesso in definizioni dottrinali, né si colloca... nell’alto dei cieli. Ma sa mettersi in cammino con noi, sue creature. Stare al nostro fianco nella ricerca di senso. Che per noi è respiro, ossigeno vitale.

Venite, prego, discutiamo. Sono parole di vicinanza. Di amicizia. Di cura. Non sembra anche a voi una buona immagine di Dio?

 

Già arrivano i suoni di Natale. Questi pensieri perché non abbiamo a ridurlo in un tempo solo... commerciale.

 

[1] Genesi 18,1-10

[2] Genesi 12,1

[3] Isaia 1,18

 

 

* Vi invitiamo a leggere anche  Dio, padre o madre? 2009,  Dio, padre e madre 2009,  Il credo di Gesù 2022